Processo Moro Ter

08. La gestione politica del sequestro Moro

Documento aggiornato al 04/04/2005
Il problema va trattato perché investe alcune posizioni di imputati - Di Cera, Palamà, Perrotta, Baciocchi -.
Le B R. si autodefiniscono la prima Organizzazione di propaganda armata. Infatti, mira a "realizzare la finalità della banda la guerra civile ed il sovvertimento delle istituzione democratiche e costituzionali attraverso le masse che devono essere educate ad imbracciare il fucile e reclutate dopo costruttiva opera di sensibilizzazione e proselitismo. In questa prima fase di costruzione del partito combattente, la propaganda armata si articola in più forme. E' propaganda la stessa azione delittuosa compiuta. Sotto questo profilo, l'azione più utile per propagandare le finalità e la forza dell'Organizzazione è il sequestro di persona che, per lo stato emotivo che crea nella popolazione e per la tensione morale e politica generata negli uomini delle istituzioni, è la più efficace come elemento di destabilizzazione e come momento di proselitismo. La propaganda armata viene poi attuata con la gestione politica del sequestro che, come dice il Perrotta, é più importante del sequestro stesso, gestione che è riservata esclusivamente al Comitato Esecutivo, dalla DS del "75, per quanto riguarda la formulazione dei "comunicati e la responsabilità politica della stampa".
Eseguito il sequestro, il Comitato Esecutivo, infatti, che siede in permanenza in una località sita nelle vicinanze di Firenze, lo gestisce politicamente con nove comunicati. Nel comunicato n. 1 del 16 marzo 1978, fatto rinvenire a Roma ed in altre città, le Brigate Rosse rivendicano l'eccidio di via Fani e annunciano che l'on. Moro sarà processato dal "Tribunale del Popolo". Nel comunicato n. 2 del 25 marzo, fatto rinvenire in più copie a Roma, Milano, Genova e Torino, si informa che è in corso l'interrogatorio dello statista.
Al comunicato n. 3, diffuso a Roma, Torino e Genova, è allegata una lettera autografa di Moro all'on. Cossiga, ministro dell'interno, con la quale si prospetta la possibilità di uno scambio di prigionieri.
Con il comunicato n. 4 del 4.4.78 al quale è allegata una lettera autografa di Moro all'on. Zaccagnini, si afferma che è stata una iniziativa del sequestrato l'invito a Cossiga circa la possibilità di uno scambio di prigionieri. Copie del comunicato vengono diffuse anche a Torino, Genova e Milano.
Al comunicato n. 5, fatto rinvenire il 10 aprile a Roma Genova, Torino, è allegata una fotocopia di una lettera autografa dell'on. Moro, senza destinatario, di polemica con l'on. Taviani circa le "idee in materia di scambio di prigionieri".
Con il comunicato n. 6 del 15 aprile, ritrovato a Roma, Milano e Genova, si annuncia che il processo è terminato e che Aldo Moro è stato dichiarato colpevole e condannato a morte.
Nel comunicato n.7 del 20.4.78 le Brigate Rosse pongono l'ultimatum di 48 ore per lo scambio dei prigionieri, condizione per salvare la vita all'on. Moro.
Nel comunicato n. 8 del 24 aprile, si indicano i prigionieri comunisti che devono essere liberati quale condizione per il rilascio dell'on. Moro: :Notarnicola Sante, Mario Rossi, Giuseppe Battaglia, Ausgusto Viel, Delli Veneri Domenico, Pasquale Abatangelo, Giorgio Panizzari, Mauzizio Ferrari, Alberto Franceschini, Renato Curcio, Roberto Ognibene, Paola Besuschio e Cristofaro Piancone.
Nel comunicato n. 9 del 5 maggio si afferma che la "battaglia iniziata il 16 marzo si concludeva eseguendo la sentenza a cui Aldo Moro era stato condannato".
Il 9 maggio, nella Renault Rossa, a seguito di telefonata, viene rinvenuto il cadavere dell'on. Moro, in via Caetani.
Tutti i comunicati vengono diffusi in tutte le città dell'Italia. Centinaia e centinaia di copie vengono lasciate in ogni zona. Savasta si reca a Milano a ritirare pacchi dei comunicati. Tutte le brigate della colonna romana vengono attivate. Roma viene inondata dai volantini che vengono lasciati in gran numero all'università, a Centocelle, al Quarticciolo, nelle assemblee , ad Ostia. E' questa la gestione politica del sequestro che si affianca a quella ufficiale che, con sapiente regia, le Brigate Rosse fanno attraverso i giornali ai quali fanno rinvenire i comunicati. La propaganda effettuata clandestinamente dai militanti ha un duplice scopo, di destabilizzare lo Stato e le istituzioni e di proselitismo. Non a caso, nei vari comunicati e, in particolare, in quello n. 9, le Brigate Rosse si riservano di far pervenire "al Movimento Rivoluzionario ed alle Organizzazioni Combattenti Comuniste, attraverso gli strumenti della propaganda clandestina" le risultanze dell'interrogatorio di Moro.
Coloro che diffondono questi comunicati sono colpevoli di concorso nell'omicidio e nel sequestro dell'on. Moro. La loro posizione non è diversa, da quella di chi si inserisce in un sequestro per estorsione allo scopo di determinare i congiunti della vittima al pagamento del riscatto. Vi è un inserimento concreto in un reato permanente, che è in itinere, con la propaganda apologetica di comunicati contenenti le condizioni estorsive per la liberazione dello statista.
Vi è concorso, sotto il profilo dell'elemento oggettivo e soggettivo, anche nell'omicidio in quanto quei soggetti, che hanno accettato l'ideologia di morte e la linea politica delle Brigate Rosse, diffondendo i comunicati sanno che lo statista è sottoposto a "processo proletario" che può essere ucciso, qualora non vengano accolte le condizioni estorsive contenute in quei documenti.
Si richiamano, in merito, i fatti esposti e le considerazioni svolte nei capi della sentenza relativi a Di Cera, Perrotta, Baciocchi, Palamà. Qui va soltanto aggiunto che, durante il sequestro, tutte le brigate vengono interpellate e tutte esprimono parere favorevole all'omicidio:
"Alle nostre brigate - Centocelle ed universitaria - tale richiesta fu portata da Seghetti. Ci riferì che alcuni membri della Direzione di colonna (Morucci e Faranda) avevano optato per il rilascio dell'ostaggio mentre la linea della maggioranza della direzione di colonna era per l'uccisione. Nelle altre colonne, come nell'Esecutivo, vi era una totale unanimità per la linea dell'esecuzione. Le brigate di cui ero responsabile si pronunciarono in conformità della linea della DS (Direzione Strategica) e del C.E. (Comitato Esecutivo) cioè per la linea dura".
E Morucci e Faranda confermano sostanzialmente la circostanza quando affermano che nella riunione di Piazza Re di Roma, inutilmente si tenta di far desistere gli altri dalla decisione di eseguire la condanna a morte. La maggioranza si dichiara, portatrice della linea vincente del dibattito, perché tutte le colonne si sono pronunciate per l'uccisione dell'on. Moro.
E, invero è utile ricordare che la Suprema Corte fa rilevare, a proposito della struttura stampa e propaganda messa in moto durante il sequestro dell'on. Moro, l'importanza e l'incidenza concreta e giuridica
della propaganda
"destinata a servire da cassa di risonanza delle varie imprese delittuose che, in difetto, avrebbero assunto scarsa rilevanza sul progetto di realizzazione di uno dei fini per i quali la banda armata era stata costituita ... la mobilitazione delle varie strutture e particolarmente di quella propagandistica costituiva il principale obiettivo della colonna romana delle Brigate Rosse. Un punto di riferimento essenziale ed esclusivo per il raggiungimento delle finalità politica dell'operazione"
La qualificazione giuridica dei fatti di cui ai capi 13/1 e 13/14 va precisata in quanto la finalità di eversione e terrorismo qualifica il sequestro Moro e diviene elemento costitutivo del reato di cui all'art. 289 bis C.P., introdotto con il D.L. 21 marzo 1978 n.59, convertito nella Legge 18.5.78 n.191 in vigore dal 23 marzo 1978. All'epoca, il sequestro, reato permanente, è in atto. Il sequestro e l'omicidio (capi 13/1 e 13/14) vanno quindi unificati e qualificati nel delitto di cui all'art. 289 bis, I e III comma CP, aggravato ai sensi degli artt. 110, 112 n.1 e 61 n. 10 CP.
Le responsabilità, possono essere precisate. attraverso un'analisi complessiva di tutti gli atti del processo e delle dichiarazioni di Savasta, Libera, Morucci, Faranda, Peci, Ginestra, Bonísoli, Di Cera, Buzzatti, Perrotta, Palamà, Baciocchi ed altri, dichiarazioni che si integrano e si verificano a vicenda e con gli elementi di specifica e di generica, e possono cosi essere articolate:

COMITATO ESECUTIVO:
Moretti, Micaletto, Azzolini e Bonisoli.

FRONTE NAZIONALE DELLA CONTRO:
Micaletto, Piancone, Bonisoli, Nicolotti, Gallinari.

FRONTE ROMANO DELLA CONTRO:
Gallinari, Faranda, Casimirri, Algranati, Loiacono.

FRONTE LOGISTICO NAZIONALE:
Moretti, Fiore, Morucci, Azzolini, e Dura.

DIREZIONE DI COLONNA:
Moretti, Morucci, Faranda, Gallinari, Seghetti, Balzerani.

NUCLEO OPERATIVO DI VIA FANI:
Moretti, Morucci, Gallinari, Fiore, Seghetti, Balzerani, Bonisoli, Casimirri, Loiacono.

NUCLEO DEL LUOGO DI CATTIVITA' E DELL'OMICIDIO DELL'ON.MORO:
Moretti, Gallinari, Braghetti.

SUPPORTO LOGISTICO E PROPAGANTISTICO:
Savasta, Libera, Mariani, Mariani, Cacciotti, Spadaccini, Triaca, Di Cera, Perrotta, Baciocchi, Palamà ecc.
 
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