Processo Moro II

01. Nota introduttiva

Documento aggiornato al 09/04/2005
REPUBBLICA ITALIANA
IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE DI ASSISE
DI APPELLO DI ROMA
(14 marzo 1985)

SENTENZA DEL PROCESSO
"MORO"

Presidente: Giuseppe DE NICTOLIS;
Consigliere: Dott.Giovanni CASO;
Pubblico Ministero: Dott. Carlo DE GREGORIO;
Segretario: Liliana CHIROLA.

Giudici popolari:
Sig. Michele MARTINI;
Sig. David FATICONI;
Sig. Franco SALVATORE;
S.ra Maria Nella GIACOSA;
S.ra Rossana GIUCASTRO;
Sig. Massimo JAHIER.





SENTENZA
nella causa penale in grado di APPELLO
CONTRO


ha pronunciato la seguente SENTENZA nella causa di appello
CONTRO

ADRIANI NORMA e altri

All'inizio di dicembre del 1984 inizia il processo d'appello, presidente il giudice De Nictolis, assistito dal giudice Caso, a cui tocchera' la lunga lettura dei capi di imputazione. Sono passati due anni dalla sentenza di primo grado, ma nel frattempo sono intervenuti alcuni fatti importanti. Morucci e Faranda, che si erano dissociati dalla lotta armata, avevano cominciato a raccontare ai giudici Imposimato e Piore particolari essenziali per la ricostruzione dell'agguato di via Fani, della sua preparazione, della gestione del sequestro, delle fratture interne riguardo alla decisione di uccidere il presidente democristiano, di altri attentati della colonna romana. Poco prima del processo d'appello, Morucci aveva rilasciato un'intervista a Giorgio Bocca, ripercorrendo politicamente i cinquantacinque giorni del sequestro e la linea d'azione delle Brigate Rosse. Non molto dopo, Moretti ruppe il suo silenzio e in un'altra intervista considero' la testimonianza di Morucci come una 'ricostruzione di comodo', rivendicando l'azione di via Fani, il percorso rivoluzionario delle Brigate Rosse, ma soprattutto affermando che nulla era assolutamente gia' pianificato dall'inizio sulla sorte dell'onorevole Moro, e che solo il "partito della fermezza" aveva costretto a quella soluzione.
Il 4 gennaio 1985 comincio' la deposizione di Adriana Faranda. Tra ricostruzioni della propria storia personale di militante, considerazioni sulle Brigate Rosse e sul sequestro Moro e sui tentativi da lei e da Morucci fatti per salvare la vita del presidente DC, scarsi furono comunque nel merito specifico gli apporti conoscitivi della Faranda, che peraltro si rifutava di fare dei nomi, limitandosi ad autoaccusarsi di azioni e delitti da lei commessi.
Il 18 gennaio 1985 inizio' a parlare Morucci, che era stato presente in via Fani e che di quel giorno diede una ricostruzione vivida ed efficace. Nonostante cio', resto' generale la sensazione che non tutto fosse ancora noto, in particolare restava oscuro il luogo dove fosse stato tenuto Moro per tutto il tempo del sequestro, cosa su cui Morucci ammise di non sapere assolutamente dire nulla. Di questa sensazione, si fece interprete il procuratore generale De Gregorio cercando di sminuire, nella sua arringa d'accusa, il contributo di Faranda e Morucci, a cui chiese di negare ogni beneficio di pena.
Il 15 marzo 1985 il presidente De Nictolis lesse la sentenza, che modificava solo in parte quella di primo grado. Gli ergastoli scendevano a ventidue e le pene venivano ridotte, ma soprattutto veniva riconosciuto a Faranda e Morucci un ruolo decisivo per la conoscenza dei fatti, seppure i giudici non si sbilanciarono troppo: "mancano elementi precisi di riscontro per ritenere false o veritiere tali dichiarazioni".
 
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