IX Legislatura - Legge 23 settembre 1981, n. 527

02. Introduzione

Relazione di maggioranza dell'Onorevole Tina Anselmi

Documento aggiornato al 30/04/2005
La valutazione e l'esatta comprensione delle conclusioni che la Commissione parlamentare di inchiesta sulla Loggia massonica P2 consegna al Parlamento al termine dei suoi lavori, richiedono alcune preventive precisazioni intorno al metodo ed ai criteri secondo i quali la presente relazione è stata redatta.
Il problema fondamentale con il quale la Commissione nel corso dei suoi lavori ed il relatore nella stesura del documento finale si sono dovuti confrontare è stato quello della vastità della materia oggetto di indagine, che non solo interessa i più svariati campi della vita nazionale, intrecciandosi altresì con argomenti oggetto di altre inchieste parlamentari, ma si estende inoltre lungo l'arco di un periodo di tempo più che decennale.
Sta a testimonianza di questa peculiare natura del fenomeno analizzato l'ampiezza dei lavori della Commissione, protrattisi per oltre trenta mesi, secondo un impegno che pochi dati statistici bastano ad evidenziare in modo eloquente.
La Commissione ha effettuato un totale di 147 sedute, nel corso delle quali sono state ascoltate testimonianze, per un totale di 198 persone che hanno, a vario titolo, collaborato ai lavori di inchiesta in sede di audizione. Valendosi dei poteri concessi dalla legge istitutiva, la Commissione ha ordinato l'effettuazione di 14 operazioni di polizia giudiziaria, tra le quali particolare rilievo hanno assunto quella diretta ad accertare la situazione reale dell'assetto proprietario relativo al Corriere della Sera, nonché quelle effettuate presso le comunioni massoniche maggiormente accreditate al fine di verificare, in termini ultimativi, sia la consistenza della Loggia massonica
P2, sia la natura dei vari legami con l'ambiente massonico. Nel corso dei suoi lavori la Commissione ha infine accumulato una mole di documenti, valutabile nell'ordine di alcune centinaia di migliaia di pagine, che risulta in parte formata direttamente da attività della Commissione, in parte acquisita da fonti esterne, ovvero, oltre che da privati, da autorità giudiziarie ed amministrative di ogni ordine e grado, che hanno prestato la loro collaborazione, sia autonomamente, che su impulso della Commissione.
I dati esposti offrono da soli, nella loro sintetica enunciazione, un quadro significativo dell'importanza del fenomeno e della sua ramificazione. Si vuole qui ricordare, infine, che la materia oggetto di indagine, o suoi aspetti particolari, è altresì oggetto di numerose inchieste giudiziarie attualmente in corso, nelle quali sono rinvenibili presenze non marginali di uomini ed ambienti che nella Loggia P2
trovavano espressione.
Le considerazioni esposte rendono palese che il primo problema che la Commissione ha dovuto affrontare in sede di conclusione dei propri lavori è stato quello di delimitare l'ambito del proprio documento conclusivo, al fine di consentire al Parlamento ed ai cittadini uno strumento atto a comprendere e valutare il fenomeno nella sua portata reale, nella convinzione che dilatare indiscriminatamente il discorso oltre un certo limite equivarrebbe, in ultima sostanza, a perdere il significato reale dell'evento. Quando si ponga mente alla varietà e qualità delle persone affiliate alla loggia, alla estensione dei campi di attività che esse rappresentavano, alla durata nel tempo della sua accertata operatività, appare evidente che una scelta metodologica che avesse privilegiato il criterio di inseguire il fenomeno nelle sue molteplici ramificazioni non avrebbe avuto altro esito che quello di riprodurre descrittivamente, nel migliore dei casi, una determinata situazione, senza peraltro pervenire ad una comprensione politicamente apprezzabile della sua genesi, della sua sostanza e delle finalità ad essa prefissate.
La Commissione, facendosi carico del grave compito assegnatole dal Parlamento e della vigile attenzione con la quale l'opinione pubblica ha seguito questa vicenda, ha ritenuto che una simile scelta si sarebbe risolta in un sostanziale fin de non-recevoir politico, eludendo la vera sostanza del problema, che è, ed altro non potrebbe essere, quella di identificare la specificità dell'operazione piduista.
Si tratta in altri termini di verificare se sia possibile individuare, indagando quella che il Commissario Battaglia ha definito la natura polimorfa di tale organizzazione, un filo conduttore che attraverso la molteplicità degli aspetti e degli eventi riconduca ad una interpretazione unitaria il fenomeno. In tale prospettiva il relatore ha proceduto, ponendosi di fronte al corpus testimoniale e documentale a disposizione, con l'intento di operare una selezione tra i fatti e i documenti che si presentavano, contrassegnati da maggiore interesse e per i quali era possibile stabilire un apprezzabile collegamento avente significato interpretativo. La enucleazione di
questi momenti di analisi di maggior pregio si è posta come intervento pregiudiziale ed indispensabile alla necessaria opera di interpretazione dei dati, nella quale si è proceduto alla verifica di una possibile ricostruzione generale del fenomeno, dando
rilievo preminente, in tale operazione, alla verosimiglianza interpretativa dei risultati raggiunti, considerati soddisfacenti quando confortati dalla logica della conclusione proposta, ovvero dalla sua congruità a fornire una spiegazione coerente alla massa
indistinta di dati sottoposti alla nostra attenzione.
In questo contesto, la Commissione ha operato uno sforzo nel tentare di capire e di interpretare non solo ciò che veniva sottoposto alla sua attenzione, ma altresì ciò che ad essa veniva celato, quanto le carte e le testimonianze dicevano in termini espliciti
e quanto esse rivelavano, e spesso era il più, implicitamente, attraverso i silenzi e le omissioni.
Le conclusioni alle quali si è pervenuti sono pertanto ritenute attendibili e come tali meritevoli di essere portate all'esame del Parlamento, poiché ricevono supporto, oltre che dalla documentazione in nostro possesso, dalla constatazione che gli elementi
relativi trovano coerente sistemazione e logica spiegazione.
Una siffatta operazione ha comportato l'emarginazione di alcune situazioni istruttorie, che pure avevano nel corso dei lavori della Commissione trovato adeguata attenzione, ma alle quali in sede conclusiva si è dato più circoscritto rilievo o perché nulla aggiungevano di significativo ai risultati ai quali si è pervenuti o perché l'approfondimento analitico relativo non ha raggiunto ancora livelli che si possano giudicare sufficientemente stabiliti. Tale ad esempio la ricostruzione della vicenda del presidente dell'Ambrosiano, Roberto Calvi, oggetto di inchieste giudiziarie ancora in corso, che peraltro, ai fini della presente relazione, può dirsi sufficientemente conosciuta ed inquadrata nell'ambito del sistema di relazioni che si incardinavano nella Loggia P2 e ruotavano intorno al suo Venerabile Maestro, Licio Gelli.
Si intende pertanto che la scelta operata dalla Commissione è stata, piuttosto che di circoscrivere l'ambito del proprio operato in sede conclusiva, quella di qualificarlo funzionalmente, nell'intima convinzione che quanto il Parlamento ed il Paese da essa si attendono è una risposta chiara e precisa di fronte ad un fenomeno che nella sua stessa costruzione avvia ad una rete complessa di falsi obiettivi e di illusorie certezze, giocando sull'ambiguità ed elevando a sistema di potere le allusioni e le mezze verità e quindi l'intimidazione ed il ricatto che su di esse si possono innestare.
E’ proprio la natura polimorfa di tale organizzazione che ne spiega quella che il Commissario Battaglia ha definito la sua pervasività, e chiarisce come primario obiettivo sia quello di fornire una risposta politica precisa che individui la specificità del fenomeno; perché, come ha rilevato il Commissario Petruccioli, questa distinzione costituisce il presupposto politico imprescindibile per l'estirpazione
definitiva del fenomeno.
La presente relazione rappresenta pertanto uno sforzo di sintesi e di interpretazione diretto alla individuazione, attraverso la poliedrica realtà del fenomeno e la sua voluta ambiguità, della connotazione specifica e della peculiarità propria che hanno contraddistinto la costruzione della Loggia P2 e la sua operatività.
E’ convincimento del relatore che finalizzare il proprio lavoro nel senso esposto abbia costituito il modo più adeguato per ottemperare al dettato della legge istitutiva, la quale, nel momento di istituire la Commissione, ha fissato l'obbligo di presentare una relazione al Parlamento sulle risultanze delle indagini.
La Commissione ha tratto da questa previsione normativa la precisa indicazione dell'ambito della sua competenza e del suo ruolo nel quadro prefissato dei poteri costituzionali, entro i quali essa si colloca come un momento, sia pure di incisivo rilievo, proceduralmente coordinato alla competenza ultima del Parlamento cui spetta di esaminare e deliberare, nella sua plenaria responsabilità, in ordine ad ogni aspetto che attenga alla vita della Nazione. A questo fine la relazione della Commissione mira ad inserirsi in tale articolato procedimento; e, lungi dal pretendere di esaurire in modo definitivo l'esame e la valutazione di un fenomeno che ha interessato gli
aspetti più qualificati della società civile, si pone l'obiettivo di consentire che il dibattito su questi problemi e sul complesso delle implicazioni e delle responsabilità ad essi inerenti sia argomentato e documentato nel modo più serio e costruttivo. In questa prospettiva ed entro i limiti indicati, è convincimento di questa Commissione parlamentare di inchiesta che, pur nella naturale perfettibilità delle cose umane, i risultati del proprio lavoro, che vengono rassegnati nella presente relazione, potranno adempiere la funzione che è loro propria di costituire la base ragionata per un sereno ma fermo dibattito nel Parlamento e tra i cittadini, a
conferma - e del resto ne è testimonianza l'esistenza stessa di questa Commissione - dell'intatta forza della democrazia italiana.

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