6. Le origini di Gladio e la politica esautorata
Documento aggiornato al 30/11/2005
Vedremo più avanti, ma è bene accennarlo fin da subito, la genesi della struttura Gladio/Stay Behind, della quale viene tenuto all’oscuro il Parlamento e che, pur portata a conoscenza di tutti i Presidenti del Consiglio, non verrà comunicata ai Presidenti Fanfani e Spadolini (quest’ultimo verrà "indottrinato" solo successivamente, quando assumerà la carica di Ministro della difesa nel 1° governo Craxi). La Commissione Stragi, nella prerelazione su Gladio, approvata il 20 giugno 1991, sintetizzerà il problema nei seguenti termini: "Non ci può essere in queste cose una catena informativa che parta dal basso per raggiungere chi sta in alto. Il rapporto ‘controllore-controllato’ verrebbe sconvolto. […] In sostanza, occorre che vi sia una doppia catena informativa ‘discendente’, dal responsabile del Governo al Ministro delegato; ‘ascendente’ dal responsabile del Servizio al Ministro delegato o direttamente al Presidente del Consiglio. Comunque non debbono mai essere i Servizi a decidere che cosa dire a chi".
Furono, viceversa, settori delle Forze Armate e i vertici dei Servizi di sicurezza a decidere che cosa dire a chi, e a valutare, in totale indipendenza rispetto al potere legislativo ed esecutivo, la corrispondenza o meno dei programmi di Governo con le linee di "politica militare" in corso. Senza in alcun modo voler attribuire a Gladio un ruolo finora indimostrato, quanto riportato più sopra non può, tuttavia, non configurarsi come un grave attentato al corretto svilupparsi della dialettica istituzionale e politica.
Per pura coincidenza, è lo stesso Amintore Fanfani che verrà tenuto all’oscuro dell’esistenza di Gladio, l’uomo incaricato di scrivere una pagina emblematica, buia e segreta, dei rapporti tra l’Italia e gli stati Uniti. Rispondendo il 1° giugno 1954 alle sollecitazioni dell’ambasciatrice Clare Boothe Luce, sulla posizione italiana in merito al ruolo del Pci, il neo segretario della Democrazia Cristiana riassume il programma del Governo Pella, un "programma anticomunista concreto", nei seguenti termini:
"1) attaccare l’apparato finanziario esterno del PCI con la costituzione di un’organizzazione statale che abbia il monopolio del commercio con i paesi orientali e quindi impedisca a gruppi paracomunisti di commerciare con i paesi d’oltrecortina;
2) ridurre la capacità finanziaria interna del PCI dando istruzioni alla Banca d’Italia di esercitare il proprio controllo sul sistema finanziario italiano in modo da strangolare le cooperative comuniste. (Fanfani ha detto che Pella ha già approvato questo piano e che il sottosegretario al budget Ferrari-Aggradi sta lavorando sui dettagli);
3) chiudere le sezioni del PCI negli edifici dell’ex partito fascista;
4) limitare le attività sindacali che compromettono lo Stato". [il corsivo è nostro]
Qualcuno, all’interno della Dc, propone addirittura di mettere fuori legge il partito comunista, ma la proposta, avanzata nel corso di una riunione del gruppo parlamentare non trova, fortunatamente, il consenso necessario. Forse perché il bando nei confronti del Pci sta per essere elaborato in forme meno rozze, anche se certamente più efficaci, con la ufficializzazione della struttura Gladio.
Come emerge anche dalla corrispondenza del giornalista Indro Montanelli con l’ambasciatrice americana Booth Luce, in realtà il vero obiettivo della politica americana, ancora prima della predisposizione di Gladio era la politica interna del Pci e delle sinistre, e non già il pericolo di invasione, improbabile considerando lo scrupolo di Mosca nell’applicazione degli accordi di Yalta. In una lettera del 6 maggio 1954 all’ambasciatrice, Montanelli, dopo aver analizzato il momento politico successivo alle elezioni del 1953, evidenzia la debolezza dell’attuale assetto di potere democristiano, stigmatizzando l’atteggiamento di Scelba che "se alle prossime elezioni un Fronte Popolare comunque costituito raggiungesse la maggioranza […] consegnerebbe il potere, e sarebbe la fine […] si arrenderebbe per totale impossibilità di compiere un colpo di Stato". La minoranza sana del paese, prosegue Montanelli - che riferisce all’ambasciatrice i suoi colloqui con un gruppo di industriali anticomunisti - , è disarmata, non ha una guida, ma "questa minoranza esiste ancora e non è comunista. E’ l’unica nostra fortuna. Bisogna ricercarla individuo per individuo, darle una bandiera, una organizzazione terroristica e segreta".
Una organizzazione terroristica e segreta, questa era la ricetta del mondo industriale italiano, probabilmente condivisa dagli USA, per contrastare il comunismo.
Più recentemente, Montanelli ha specificato il senso dell’attività svolta in quel torno di tempo in raccordo con l’ambasciatrice USA: "Se al potere fossero saliti, per libere elezioni, i comunisti, gli anglo-americani si sarebbero ritirati dalle nostre basi. Il pericolo che l’Italia correva era questo: interno, non esterno". E’ la conferma, da parte di chi visse quegli anni in stretto contatto con la rappresentanza statunitense in Italia, che il timore atlantico non era rivolto a una possibile – ma abbiamo visto del tutto improbabile – invasione sovietica, bensì direttamente alla possibilità che Pci e Psi potessero vincere le elezioni e assumere la guida del paese.
Con queste finalità, ma ovviamente con una prospettiva più ampia, a partire dal 1951 gli ambienti più ortodossi della Nato iniziano a coltivare il progetto più ambizioso: una rete europea finalizzata alla guerra psicologica contro i comunisti, che costituirà poi l’ossatura della rete Stay Behind. Così, proprio mentre il Dipartimento dell’Esercito USA evidenzia come il Pci si organizzi in chiave difensiva (nel caso fosse messo fuori legge), e non abbia in animo, in realtà, alcun intento insurrezionale, il North Atlantic Military Committee Standing Group, organismo creato all’interno della Nato dalle tre potenze alleate, suggerisce la creazione di una struttura cui affidare la responsabilità esclusiva delle attività della guerra non convenzionale. Si scorge, in questo periodo, un meccanismo che sarà una costante di tutta la storia dei rapporti tra gli USA e l’Italia: la dilazione dei tempi e la formalizzazione ex post dei fatti. Originando, com’è naturale, oltreoceano tutte le iniziative tese al contrasto del comunismo, in Italia le direttive americane vengono recepite sempre con uno scarto temporale notevole (di diversi anni), e la loro ufficializzazione viene costantemente posticipata, a guisa di sanatoria. In tal modo, risulta difficile seguire coerentemente lo svolgersi dei passaggi che portano alla creazione di Gladio e alla sua formalizzazione, all’applicazione del piano Demagnetize, e all’attività dello Standing Group per la guerra psicologica e non ortodossa.
Certo è che, nell’ottobre 1951 il comando Nato organizza un convegno a Parigi – Sicurezza civile e controspionaggio in tempo di pace - nel corso del quale viene avanzata la proposta di creare un comitato per la pianificazione clandestina con lo scopo di coordinare le attività di Stay Behind in Europa. Quella che in Italia assumerà la denominazione di Gladio, infatti, è una struttura già presente in molti paesi europei, ed è molto probabilmente attiva anche in Italia, anche se – per il meccanismo esposto sopra – verrà formalmente costituito solo molti anni dopo. E’ necessario, quindi, per i vertici americani e per la Cia coordinare tutte le strutture europee finalizzate al medesimo obiettivo, e, in quest’ottica, sviluppare tutte le forme possibili di guerra non ortodossa nei confronti del comunismo. Che anche in Italia ci si muovesse secondo le medesime indicazioni emerge dal promemoria che il capo del Sifar, generale Umberto Broccoli, invia l’8 ottobre 1951 al Capo di Stato maggiore della Difesa, generale Efisio Marras. Scrive Broccoli che "nell’attuale relatività di forze Nato – COMINFORM, primo dovere del Sifar è quello di prevedere, in caso di conflitto, l’occupazione nemica di almeno parte del territorio nazionale e di preorganizzare il servizio informazioni, il sabotaggio, la propaganda e la resistenza". Più oltre, il generale mette in luce come in altri paesi europei già esista una simile organizzazione: "in Olanda e Belgio (e presumibilmente anche in Danimarca e in Norvegia) l’organizzazione può dirsi a punto".
Da queste premesse nascerà il nucleo dell’organizzazione S/B in Italia, le cui finalità, benché ampiamente analizzate, mantengono un profilo di non sicura legittimità costituzionale. Due ordini di fattori inducono a questa considerazione. Il primo è che, pur a fronte di un pronunciamento della magistratura, rimane dubbia la legittimità di un organismo sorto sulla base di un accordo stipulato tra due Servizi non ufficialmente autonomi nei confronti del potere esecutivo e legislativo dei rispettivi paesi; e, per quanto non si conosca la genesi formale dell’istituzione di Stay Behind negli USA, certo è che in Italia tale struttura non passa mai al vaglio, né preventivo né ratificativo del Governo e del Parlamento. Come già accennato, i Presidenti del Consiglio e i Ministri della difesa venivano informati, al momento dell’assunzione delle funzioni, dell’esistenza di una rete di contrasto nei confronti di una possibile invasione del territorio nazionale, ma tale prassi – perché solo di prassi può parlarsi, non evidenziandosi nessuna disposizione in tal senso – non venne sempre rispettata, tanto che dell’esistenza di Gladio non fu informato il Presidente del Consiglio Amintore Fanfani. Non sembra, quindi, eccessivo sostenere che tale apparato sia sorto totalmente al di fuori della Costituzione, e inquietanti ombre non possono non vedersi anche per l’attività di Gladio nel corso degli anni.
E’ il secondo ordine di fattori, infatti, che induce a ritenere la non corrispondenza al dettato costituzionale di tutta la rete Stay Behind, nella consapevolezza, peraltro, che minacce di invasione da parte di potenziali aggressori dell’Est – vale a dire da parte dei comunisti – era terminata, se mai vi fu, venticinque anni prima la scoperta dell’esistenza di Gladio, che venne resa nota all’opinione pubblica solo grazie alle indagini di un magistrato.
E’ ormai evidente che i gladiatori non potevano essere, come ufficialmente sostenuto, solamente 622 (numero casualmente coincidente con quello degli informatori dell’OVRA), e si esporranno più avanti le fondate critiche a questa risibile asserzione. Il vero nocciolo del problema risiede nella possibilità – in parte accertata, e in parte da accertare – che numerosi degli appartenenti a Gladio abbiano, in realtà, assunto compiti e compiuto azioni che nulla hanno a che fare con le finalità "istituzionali" che la struttura prevedeva. Vi è stato nel corso degli anni, e con punte allarmanti nel periodo a cavallo tra i ’60 e i ’70, un’intensificarsi della attività dei gruppi di estrema destra che hanno trovato ampia copertura, laddove non collusione, di apparati dello Stato, e segnatamente proprio di quelle strutture preposte al controllo e alla prevenzione dei fenomeni eversivi, come verrà evidenziato nei successivi capitoli dedicati ai singoli episodi della fase culminante della strategia della tensione.
Furono, viceversa, settori delle Forze Armate e i vertici dei Servizi di sicurezza a decidere che cosa dire a chi, e a valutare, in totale indipendenza rispetto al potere legislativo ed esecutivo, la corrispondenza o meno dei programmi di Governo con le linee di "politica militare" in corso. Senza in alcun modo voler attribuire a Gladio un ruolo finora indimostrato, quanto riportato più sopra non può, tuttavia, non configurarsi come un grave attentato al corretto svilupparsi della dialettica istituzionale e politica.
Per pura coincidenza, è lo stesso Amintore Fanfani che verrà tenuto all’oscuro dell’esistenza di Gladio, l’uomo incaricato di scrivere una pagina emblematica, buia e segreta, dei rapporti tra l’Italia e gli stati Uniti. Rispondendo il 1° giugno 1954 alle sollecitazioni dell’ambasciatrice Clare Boothe Luce, sulla posizione italiana in merito al ruolo del Pci, il neo segretario della Democrazia Cristiana riassume il programma del Governo Pella, un "programma anticomunista concreto", nei seguenti termini:
"1) attaccare l’apparato finanziario esterno del PCI con la costituzione di un’organizzazione statale che abbia il monopolio del commercio con i paesi orientali e quindi impedisca a gruppi paracomunisti di commerciare con i paesi d’oltrecortina;
2) ridurre la capacità finanziaria interna del PCI dando istruzioni alla Banca d’Italia di esercitare il proprio controllo sul sistema finanziario italiano in modo da strangolare le cooperative comuniste. (Fanfani ha detto che Pella ha già approvato questo piano e che il sottosegretario al budget Ferrari-Aggradi sta lavorando sui dettagli);
3) chiudere le sezioni del PCI negli edifici dell’ex partito fascista;
4) limitare le attività sindacali che compromettono lo Stato". [il corsivo è nostro]
Qualcuno, all’interno della Dc, propone addirittura di mettere fuori legge il partito comunista, ma la proposta, avanzata nel corso di una riunione del gruppo parlamentare non trova, fortunatamente, il consenso necessario. Forse perché il bando nei confronti del Pci sta per essere elaborato in forme meno rozze, anche se certamente più efficaci, con la ufficializzazione della struttura Gladio.
Come emerge anche dalla corrispondenza del giornalista Indro Montanelli con l’ambasciatrice americana Booth Luce, in realtà il vero obiettivo della politica americana, ancora prima della predisposizione di Gladio era la politica interna del Pci e delle sinistre, e non già il pericolo di invasione, improbabile considerando lo scrupolo di Mosca nell’applicazione degli accordi di Yalta. In una lettera del 6 maggio 1954 all’ambasciatrice, Montanelli, dopo aver analizzato il momento politico successivo alle elezioni del 1953, evidenzia la debolezza dell’attuale assetto di potere democristiano, stigmatizzando l’atteggiamento di Scelba che "se alle prossime elezioni un Fronte Popolare comunque costituito raggiungesse la maggioranza […] consegnerebbe il potere, e sarebbe la fine […] si arrenderebbe per totale impossibilità di compiere un colpo di Stato". La minoranza sana del paese, prosegue Montanelli - che riferisce all’ambasciatrice i suoi colloqui con un gruppo di industriali anticomunisti - , è disarmata, non ha una guida, ma "questa minoranza esiste ancora e non è comunista. E’ l’unica nostra fortuna. Bisogna ricercarla individuo per individuo, darle una bandiera, una organizzazione terroristica e segreta".
Una organizzazione terroristica e segreta, questa era la ricetta del mondo industriale italiano, probabilmente condivisa dagli USA, per contrastare il comunismo.
Più recentemente, Montanelli ha specificato il senso dell’attività svolta in quel torno di tempo in raccordo con l’ambasciatrice USA: "Se al potere fossero saliti, per libere elezioni, i comunisti, gli anglo-americani si sarebbero ritirati dalle nostre basi. Il pericolo che l’Italia correva era questo: interno, non esterno". E’ la conferma, da parte di chi visse quegli anni in stretto contatto con la rappresentanza statunitense in Italia, che il timore atlantico non era rivolto a una possibile – ma abbiamo visto del tutto improbabile – invasione sovietica, bensì direttamente alla possibilità che Pci e Psi potessero vincere le elezioni e assumere la guida del paese.
Con queste finalità, ma ovviamente con una prospettiva più ampia, a partire dal 1951 gli ambienti più ortodossi della Nato iniziano a coltivare il progetto più ambizioso: una rete europea finalizzata alla guerra psicologica contro i comunisti, che costituirà poi l’ossatura della rete Stay Behind. Così, proprio mentre il Dipartimento dell’Esercito USA evidenzia come il Pci si organizzi in chiave difensiva (nel caso fosse messo fuori legge), e non abbia in animo, in realtà, alcun intento insurrezionale, il North Atlantic Military Committee Standing Group, organismo creato all’interno della Nato dalle tre potenze alleate, suggerisce la creazione di una struttura cui affidare la responsabilità esclusiva delle attività della guerra non convenzionale. Si scorge, in questo periodo, un meccanismo che sarà una costante di tutta la storia dei rapporti tra gli USA e l’Italia: la dilazione dei tempi e la formalizzazione ex post dei fatti. Originando, com’è naturale, oltreoceano tutte le iniziative tese al contrasto del comunismo, in Italia le direttive americane vengono recepite sempre con uno scarto temporale notevole (di diversi anni), e la loro ufficializzazione viene costantemente posticipata, a guisa di sanatoria. In tal modo, risulta difficile seguire coerentemente lo svolgersi dei passaggi che portano alla creazione di Gladio e alla sua formalizzazione, all’applicazione del piano Demagnetize, e all’attività dello Standing Group per la guerra psicologica e non ortodossa.
Certo è che, nell’ottobre 1951 il comando Nato organizza un convegno a Parigi – Sicurezza civile e controspionaggio in tempo di pace - nel corso del quale viene avanzata la proposta di creare un comitato per la pianificazione clandestina con lo scopo di coordinare le attività di Stay Behind in Europa. Quella che in Italia assumerà la denominazione di Gladio, infatti, è una struttura già presente in molti paesi europei, ed è molto probabilmente attiva anche in Italia, anche se – per il meccanismo esposto sopra – verrà formalmente costituito solo molti anni dopo. E’ necessario, quindi, per i vertici americani e per la Cia coordinare tutte le strutture europee finalizzate al medesimo obiettivo, e, in quest’ottica, sviluppare tutte le forme possibili di guerra non ortodossa nei confronti del comunismo. Che anche in Italia ci si muovesse secondo le medesime indicazioni emerge dal promemoria che il capo del Sifar, generale Umberto Broccoli, invia l’8 ottobre 1951 al Capo di Stato maggiore della Difesa, generale Efisio Marras. Scrive Broccoli che "nell’attuale relatività di forze Nato – COMINFORM, primo dovere del Sifar è quello di prevedere, in caso di conflitto, l’occupazione nemica di almeno parte del territorio nazionale e di preorganizzare il servizio informazioni, il sabotaggio, la propaganda e la resistenza". Più oltre, il generale mette in luce come in altri paesi europei già esista una simile organizzazione: "in Olanda e Belgio (e presumibilmente anche in Danimarca e in Norvegia) l’organizzazione può dirsi a punto".
Da queste premesse nascerà il nucleo dell’organizzazione S/B in Italia, le cui finalità, benché ampiamente analizzate, mantengono un profilo di non sicura legittimità costituzionale. Due ordini di fattori inducono a questa considerazione. Il primo è che, pur a fronte di un pronunciamento della magistratura, rimane dubbia la legittimità di un organismo sorto sulla base di un accordo stipulato tra due Servizi non ufficialmente autonomi nei confronti del potere esecutivo e legislativo dei rispettivi paesi; e, per quanto non si conosca la genesi formale dell’istituzione di Stay Behind negli USA, certo è che in Italia tale struttura non passa mai al vaglio, né preventivo né ratificativo del Governo e del Parlamento. Come già accennato, i Presidenti del Consiglio e i Ministri della difesa venivano informati, al momento dell’assunzione delle funzioni, dell’esistenza di una rete di contrasto nei confronti di una possibile invasione del territorio nazionale, ma tale prassi – perché solo di prassi può parlarsi, non evidenziandosi nessuna disposizione in tal senso – non venne sempre rispettata, tanto che dell’esistenza di Gladio non fu informato il Presidente del Consiglio Amintore Fanfani. Non sembra, quindi, eccessivo sostenere che tale apparato sia sorto totalmente al di fuori della Costituzione, e inquietanti ombre non possono non vedersi anche per l’attività di Gladio nel corso degli anni.
E’ il secondo ordine di fattori, infatti, che induce a ritenere la non corrispondenza al dettato costituzionale di tutta la rete Stay Behind, nella consapevolezza, peraltro, che minacce di invasione da parte di potenziali aggressori dell’Est – vale a dire da parte dei comunisti – era terminata, se mai vi fu, venticinque anni prima la scoperta dell’esistenza di Gladio, che venne resa nota all’opinione pubblica solo grazie alle indagini di un magistrato.
E’ ormai evidente che i gladiatori non potevano essere, come ufficialmente sostenuto, solamente 622 (numero casualmente coincidente con quello degli informatori dell’OVRA), e si esporranno più avanti le fondate critiche a questa risibile asserzione. Il vero nocciolo del problema risiede nella possibilità – in parte accertata, e in parte da accertare – che numerosi degli appartenenti a Gladio abbiano, in realtà, assunto compiti e compiuto azioni che nulla hanno a che fare con le finalità "istituzionali" che la struttura prevedeva. Vi è stato nel corso degli anni, e con punte allarmanti nel periodo a cavallo tra i ’60 e i ’70, un’intensificarsi della attività dei gruppi di estrema destra che hanno trovato ampia copertura, laddove non collusione, di apparati dello Stato, e segnatamente proprio di quelle strutture preposte al controllo e alla prevenzione dei fenomeni eversivi, come verrà evidenziato nei successivi capitoli dedicati ai singoli episodi della fase culminante della strategia della tensione.