2. Gladio e i Nuclei di Difesa dello Stato

1. Introduzione

Documento aggiornato al 30/11/2005
Più recentemente, a seguito della scoperta nel corso delle ultime inchieste sullo stragismo fascista, di una struttura segreta organizzata in 36 legioni, i Nuclei per la Difesa dello Stato, che vedeva al suo interno uniti insieme civili e militari, personaggi orbitanti nell’area eversiva e alti ufficiali, incaricati – in caso di sovvertimenti interni e di svolte autoritarie – di neutralizzare i comunisti, si è strumentalmente tentato di operare una netta distinzione tra un settore "buono" degli apparati clandestini paramilitari (Gladio) e uno "cattivo" (i Nsd) nel tentativo di legittimare una struttura ideata per finalità antinvasione la quale, al di là delle motivazioni formali, aveva tra i suoi principali scopi l’uso "interno" del tutto illegittimo.

In realtà, si possono nutrire seri dubbi sul fatto che i Nds siano stati un’organizzazione alternativa a Gladio. Più verosimilmente si può parlare di "operazione", come giustamente ha ipotizzato il professor Aldo Sabino Giannuli, nella sua relazione peritale al giudice istruttore di Milano, Guido Salvini.

Le considerazioni di Giannuli trovano un riscontro nelle parole di Vincenzo Vinciguerra, il quale negli ultimi anni ha ricostruito con lucidità e onestà intellettuale il funzionamento delle strutture eversive in Italia e la colpevole connivenza tra apparati dello Stato, strutture Nato e organizzazioni della destra eversiva e/o radicale.

Ha detto Vinciguerra a proposito dei Nds: "Non si può trovare traccia di una organizzazione che non esiste. I Nds sono, a mio avviso, una operazione e non una organizzazione. Quando il colonnello Spiazzi fece presente l’esistenza delle cosiddette Legioni, diede l’opportunità di realizzare un depistaggio che andava a coprire la struttura Stay Behind o, comunque, la vera organizzazione atlantica […]

Il problema insormontabile è riconoscere processualmente che agli Stati Uniti, dal 1945 ad oggi, è stato consentito di avvalersi di cittadini italiani come agenti clandestini. Vi invito ulteriormente a riflettere su quale enorme errore politico sia stato accreditare i Nuclei di difesa dello Stato come organizzazione alternativa alla Stay Behind, in mancanza di conferme documentali, realizzando un parafulmine per le attività illegali dell’organizzazione Nato, tant’è che, come risulta giornalisticamente, gli stessi gladiatori si fanno scudo dei Nuclei di Difesa dello Stato".

Ma, al di là delle altre operazioni che verosimilmente hanno avuto momenti di contatto con la Gladio, i documenti e le testimonianze smentiscono in maniera categorica che la sola ed esclusiva finalità della Stay Behind fosse l’organizzazione delle resistenza dietro le linee sovietiche in caso di invasione dell’Italia e, in particolar modo, delle regioni del nord-est.

Significativa è la testimonianza di Luigi Tagliamonte, strettissimo collaboratore del generale De Lorenzo, già capo dell’ufficio amministrazione del Sifar e, in seguito, capo dell’ufficio programmazione e bilancio del Comando generale dell’Arma dei carabinieri:

"Sapevo che presso il Cag (il Centro addestramento guastatori di Capo Marrargiu, base di Gladio, nda) si effettuavano dei corsi di addestramento alla guerriglia, al sabotaggio, all’uso degli esplosivi al fine di impiegare le persone addestrate in caso di sovvertimenti di piazza, in caso che il Pci avesse preso il potere. Tanto sapevo io trattando pratiche di ufficio al Sifar e relative al Cag. Oggi penso, riportandomi ai miei ricordi, che la citazione della eventuale invasione del nostro Paese, a proposito della necessità della struttura ove era incardinato il Cag, era un pretesto (…) Il mio pensiero, testè formulato, deriva dal contenuto dei contatti che avevo con il Maggiore Accasto e con il Capo Sezione CS Aurelio Rossi i quali, senza scendere nei dettagli, mi rappresentavano che il Cag esisteva per contrastare eventuali sovvertimenti interni e moti di piazza fatti dal Pci ".

La testimonianza di Tagliamonte ha trovato puntuale conferma in numerosissime altre deposizioni di ufficiali del servizio segreto militare, ovvero di civili che avevano fatto parte dell’organizzazione paramilitare clandestina.

La più autorevole è del generale dell’Aeronautica, Antonio Podda, vice-capo del Sifar durante la gestione Henke. Ha riferito Podda che Gladio in realtà era "una struttura anti-Pci per l’interno e anti-sovietica per l’esterno [...] Il capo servizio mi disse che la struttura avrebbe dovuto funzionare anche rispetto a moti di piazza rilevanti".

Le testimonianze di Tagliamonte e Podda, si potrebbe obiettare, per quanto autorevoli, provengono pur sempre da elementi che non avevano fatto parte della struttura e che hanno raccontato quanto a loro volta riferito, ma non conosciuto per esperienza diretta.

Premesso che difficilmente il vice-capo del Sid o il responsabile dello "strategico" ufficio amministrativo del Sifar avrebbero potuto aver ricevuto informazioni anche parzialmente distorte, mentre è più verosimile che le notizie da loro raccolte corrispondessero alla realtà dei fatti, magari occultata nei documenti ufficiali, c’è da aggiungere che, a conforto delle affermazioni di Tagliamonte e Podda, esistono altre inequivocabili testimonianze provenienti da persone che hanno fatto parte della struttura e che non sono minimamente sospettabili di avere motivi di osilità verso la struttura segreta nella quale hanno militato.

Vi sono, infatti, dichiarazioni provenienti dai gladiatori che riferiscono quale fosse "l'indottrinamento ricevuto" circa le ragioni della presenza di Gladio. Secondo Vittorio Andreuzzi, simpatizzante del Movimento sociale, arruolato nel 1959 dal suo amico Mattia Passudetti, da lui indicato come "fascista sfegatato" e risultato iscritto al partito nazionale fascista, ai gladiatori "fu spiegato dagli istruttori che la nostra organizzazione, che doveva rimanere segreta, sarebbe dovuta entrare in funzione per contrastare moti di piazza comunisti. Non fu detto, se non con brevi cenni, che la struttura doveva servire anche per contrastare una invasione straniera. Ricordo con certezza che più che altro si parlò, da parte degli addestratori, della necessità di prepararci a fronteggiare i comunisti italiani e le loro iniziative sovversive". I corsi di addestramento riguardarono "il tiro con armi leggere, lo studio circa il confezionamento di ordigni esplosivi. Simulavamo anche attacchi notturni su obiettivi prestabiliti. Non ricordo di preciso i nomi degli istruttori, ma mi pare che ce ne fosse uno che si chiamava Giorgio. Quest'ultimo ci spiegava che i comunisti italiani avevano delle squadre di persone pronte ad agire contro il Governo e ci diceva che noi dovevamo addestrarci a far fronte ad un tale tipo di attività sovversiva dei comunisti".

Va segnalato, per inciso, che il nome di Andreuzzi non compare nella lista dei 622 pur essendo stato arruolato e pur avendo partecipato a più esercitazioni, a conferma della falsità di quell'elenco e della manipolazione dell’archivio, di cui parleremo meglio in seguito.

A sua volta Giorgio Castagnola ha ricordato di aver partecipato ad una "operazione S/B" intorno al 1958. Questa consisteva nel predisporre nuclei di resistenza composti da personale civile che dovevano attivarsi:

- nel caso d'invasione di un esercito straniero nel territorio nazionale;

- nel caso di un sovvertimento delle istituzioni o presa di potere da parte di settori non democratici. L'attivazione dei nuclei si sarebbe avuta anche nel caso che il Governo legittimo fosse stato rovesciato.

Anche in questo caso sono evidenti le finalità interne dell’organizzazione.

Ma le testimonianze provenienti dall’interno della struttura sono tutte concordi.

Ad esempio, Franco Marinoni, anch'egli gladiatore, intorno alla primavera del '70 fu avvicinato da Ferdinando Bacchini, suo conoscente di università, che, dopo avergli chiesto quale fosse il suo orientamento politico, gli propose di entrare a far parte di una organizzazione che lui "definì" di ambito Nato, con compiti di creare una opposizione interna in Italia nel caso in cui il Pci fosse arrivato al potere. Nessun riferimento – come si vede – ad una ipotetica invasione. E furono questi i motivi per i quali Marinoni decise di aderire.

E ancora: Duilio Maiola ha così spiegato i compiti dell'organizzazione Gladio di cui era entrato a far parte:

a) nel caso d'invasione da Est

b) nel caso della presa del potere da parte di comunisti italiani. "Ci fu detto che l'organizzazione avrebbe dovuto opporsi alle ipotesi di presa del potere da parte dei comunisti italiani senza che venisse mai precisato se l'attivazione si sarebbe avuta nel caso di sola presa violenta del potere da parte dei comunisti. Il quesito ci sarebbe stato anche nell'ipotesi che i comunisti arrivassero al potere mediante elezioni. Ricordo proprio che fu detto che, se i comunisti avessero preso il potere, noi ci saremmo dovuti mettere in contatto con la centrale per avere disposizioni".

Ecco poi altre forme di indottrinamento del tutto illegittime: il gladiatore Faleschini ha ricordato che "...ad un corso di Alghero il signor Sandro ed anche, dopo, il signor Decimo (Decimo Garau, nda) ci dissero più volte che dovevamo tenere sotto controllo i comunisti dei rispettivi paesi perché nel caso vi fosse stato un conflitto con i Paesi dell'Est, questi li avrebbero appoggiati. Ci fu detto dai predetti responsabili che in caso di conflitto avremmo dovuto neutralizzare i comunisti del paese ritenuti più accesi e pericolosi arrestandoli e deportandoli. Ogni volta che sono stato in Sardegna il signor Sandro e il signor Decimo, dopo, hanno fatto riferimento a quanto io ho testé riferito circa il comportamento da tenere nei confronti dei comunisti italiani. Ricordo anche che il signor Sandro e il signor Decimo come anche il signor Giorgio ed il signor Pino oltre che Paolo Desabata mi dissero diverse volte che se i comunisti fossero arrivati al potere, anche se per via elettorale, per noi dell'organizzazione sarebbero stati tempi duri e che in tal caso avremmo avuto due sole alternative:

1) o scappare all'estero;

2) darsi da fare in Italia per continuare una resistenza contro il regime comunista eventualmente instaurato anche di carattere militare. Fu detto che ci saremmo dovuti opporre, con la nostra organizzazione, ad una presa del potere dei comunisti italiani. Ricordo che a questi discorsi fatti dai superiori ad Alghero ed alla località vicino a Roma erano presenti con me un tale signor Roberto credo di Udine ed un tale signor Luigi, sempre friulano, nonché il signor Bruno Zamparo".

Non basta. C’è anche la testimonianza di Giuseppe Tarullo, gladiatore proveniente dalla Fanteria paracadutisti, entrato al Sifar nel 1961, il quale ha riferito "(…) Fra di noi si parlava anche di finalità interna della struttura Gladio. Si diceva che la struttura e gli esterni sarebbero stati attivati anche antisovversione interna, a mo’ di supporto operativo per le forze speciali. Per sovversione interna intendevamo una mutazione di regime che esulava dalla volontà della Autorità costituita". Infine il gladiatore Giuseppe Andreotti ha confermato che "La struttura Gladio rispondeva ad una logica interna, nel senso che ho già detto, che doveva reagire all'instaurarsi in Italia di regimi invisi alla popolazione (…) cioè dittature di destra o di sinistra".

La finalità interna e anticomunista della struttura è evidente. Ma da un’importantissima testimonianza del generale dell’Esercito, Manlio Capriata, capo dell’ufficio R del Sifar tra il febbraio e il giugno del 1962, si può affermare che – al di là delle semplici teorizzazioni – Gladio fu realmente utilizzata, senza bisogno di attendere l’invasione dei paesi dell’Est.

In particolare, i "sabotatori del Cag" furono impiegati per ordine del generale De Lorenzo in missioni contro il terrorismo altoatesino.

La testimonianza di Capriata è illuminante:

"Nel Cag di Alghero si svolgevano corsi speciali di addestramento frequentati da civili in funzione di contrasto nei confronti di truppe straniere o di strutture sovversive interne ed anche provenienti dall’estero (…) Era ovvio peraltro che la V sezione di Rossi fosse attivata per emergenze interne e temporanee e che gli addestrati, attraverso contatti riservati, fossero attivati come fonti (…)".

In un successivo interrogatorio, il generale è stato ancora più chiaro:

"Ribadisco che la V sezione, quindi la organizzazione S/B e cioè il Cag, aveva una funzione antisovversiva anche in caso di presa del potere da parte delle forze di sinistra.

Durante la mia gestione era in atto il movimento antiitaliano degli altoatesini. Nell’aprile del 1962 fui convocato dal generale De Lorenzo, il quale mi disse che avrebbe attivato anche gli elementi dell’Alto Adige facendo riferimento ai guastatori gestiti dal Cag e residenti in Alto Adige. Mi disse che i provvedimenti in zona – già impiegati dall’ufficio D retto da Viggiani – si erano rivelati insufficienti e che pertanto si doveva ricorrere ad elementi particolari (…) Per quanto mi risulta – e tanto dico in ordine al periodo della mia gestione – fu l’unica volta che furono attivati in Alto Adige i guastatori addestrati ad Alghero (…) L’impiego in Alto Adige della struttura antinvasione, e quindi dei guastatori, costituì una sorta di deviazione perché circa il terrorismo altoatesino la competenza apparteneva all’ufficio D e non all’ufficio R".

Le testimonianze trovano conferma in diversi documenti sequestrati nell’archivio della VII Divisione del Sismi.

Per comodità se ne citano solo alcuni:

Nel documento Gladio/41 del 3 dicembre 1958, dal titolo: "L’operazione Gladio a due anni di distanza dall’accordo del 26 novembre 1956 tra i due servizi", era stato chiaramente scritto che tra i compiti della struttura, in particolare l’unità di guerriglia Stella Alpina, c’erano:

In tempo di pace: controllo e neutralizzazione delle attività comuniste […].

L’uso interno della struttura è stato ribadito nel documento: "Le forze speciali del Sifar e l’operazione Gladio" del 1/6/1959 del Sifar, ufficio R sezione Sad, il quale al punto III, relativo all’importanza delle predisposizioni di Gladio, afferma: "La prima è di carattere oggettivo e concerne cioè i territori e le popolazioni che dovessero malauguratamente conoscere l’occupazione o il sovvertimento, territori e popolazioni che dall’operazione Gladio riceverebbero incitamento e appoggio ala resistenza".

Il sovvertimento era rappresentato dall’eventualità di una presa di potere da parte dei comunisti del Pci i quali, in quel periodo, erano una forza politica rappresentata in parlamento che partecipava alle elezioni.

La natura e le finalità di Gladio

In definitiva, sul punto, si può affermare senza tema di smentita che:

- la presunta invasione da Est era solamente una – e non l’unica - delle finalità della struttura S/B, utilizzata (vedi deposizione Tagliamonte) quale paravento per mantenere in piedi un altro tipo di organizzazione.

Evidenti, al contrario, sono le finalità interne di Gladio, il cui scopo (come gli stessi "indottrinatori" hanno spiegato ripetutamente ai loro "allievi") era quello di contrastare un partito politico, il Pci, democraticamente chiamato a rappresentare le istanze di milioni di italiani attraverso le libere elezioni.

Il segreto Nato con il quale è stata protetta Gladio è servito a proteggere anche altre operazioni illegali, tra cui i Nuclei di Difesa dello Stato, con il fine ultimo di combattere le forze di sinistra italiane. Proprio il gen. Serravalle ha così riferito al giudice Grassi nell’ambito dell’istruttoria sull’Italicus bis: "Mi domando se la struttura abbia avuto qualche rapporto con il c.d. piano Solo o comunque con attività eversive. Non vorrei che Gladio avesse rappresentato una specie di coperchio per qualcosa di ben diverso. Che cioè ci fosse una struttura presentabile, appunto la Gladio, ed un’altra, al di sotto, impresentabile con finalità non lecite".

Tutto ciò fa ritenere che la natura di Gladio era del tutto illegale. Un’ulteriore prova è rappresentata dalla "dichiarazione di impegno" sottoscritta su un documento "segretissimo" a seguito del quale la persona "arruolata" riceveva il mandato di assolvere "compiti militari speciali nell'ambito dell'organizzazione […] militare speciale, dipendente dallo Stato Maggiore della Difesa collegata sul piano Nato a quella di altri Paesi e si prefigge lo scopo di assicurare alle Autorità nazionali il controllo ed il collegamento con quei territori e quelle popolazioni che dovessero […] subire l'occupazione da parte di potenze o eserciti stranieri [...] Nello stesso momento dichiaro di essere consapevole della assoluta necessità di rispettare e far rispettare le norme della più stretta sicurezza, in omaggio al dovere della tutela del segreto militare [...] L'organizzazione militare speciale, da parte sua, porrà in atto il più rigido sistema di sicurezza per la difesa del segreto e per la tutela delle persone organizzate...".

Sappiamo, al contrario, dalle numerose ed inequivoche testimonianze, che i gladiatori venivano reclutati da una struttura segreta dei nostri Servizi Segreti ed adibiti solo eventualmente a compiti di difesa in caso di invasione, poiché venivano addestrati ed indottrinati per impedire che una forza politica nazionale potesse democraticamente accedere a compiti di governo.

Gli stessi civili venivano reclutati tra elementi di destra, affinché intorno alle forze armate crescessero strutture clandestine che tutelassero la conservazione del potere. Per fare questo era necessario disporre di strutture come Gladio di altre formazioni paramilitari, eversive e terroristiche che erano state attivate parallelamente a Gladio.

Tutte queste forze si rifacevano ad esponenti dei nostri Servizi Segreti, delle nostre Forze Armate, della Cia o degli altri apparati informativi statunitensi e della P2.

Il fine ultimo era quello di delegittimare una forza politica che aveva piena cittadinanza costituzionale ad opera di altre forze che avevano fatto in modo che l’opposizione di sinistra in Italia venisse ritenuta una forza straniera nel nostro territorio ed anzi ostile ad esso. In pratica considerare – contro ogni verità storica e ogni valutazione politica minimamente corretta – il Pci quale diretta emanazione di Mosca e pronto a guidare una insurrezione popolare.

Per inseguire questa visione sono state formate strutture segrete con il contributo decisivo di forze neofasciste che la nostra Costituzione poneva fuorilegge.

Corretta e condivisibile sembra l’affermazione del giudice istruttore di Bologna, dott. Leonardo Grassi: "La Gladio, con quell'impegno di fedeltà rivolto esclusivamente allo Stato Maggiore della Difesa, con quel patto omertoso che si sottoscriveva, confliggeva apertamente con l'art. 52 e 87 della Carta costituzionale".

Non va dimenticato, inoltre, che le conoscenze sulle reali attività di S/B e sul numero dei suoi aderenti, hanno incontrato un arduo ostacolo nei continui tentativi di depistaggio e di sottrazione di documenti realizzati da coloro i quali volevano nascondere gli aspetti più inconfessabili della struttura.

Come si è visto, documenti e testimonianze smentiscono in maniera inconfutabile la teoria dell’unica finalità anti-invasione.

E’ inoltre documentalmente (e giudiziariamente) provato che i vertici del Sismi hanno mentito sul numero effettivo dei gladiatori (622 in totale dalla fondazione allo scioglimento dell’organizzazione) e hanno tentato di sottrarre documenti o manipolato i fascicoli esistenti.

In particolare, l’A.G. di Roma ha riscontrato la distruzione di documentazione che, per la sua natura, non poteva essere eliminata, né sottratta ad eventuali successivi controlli: tra tutti è sufficiente qui ricordare la soppressione dei registri ove veniva annotata la distruzione di altri documenti.

Di grande interesse sono inoltre una serie di rilievi, messi in luce dall’AG di Bologna, la quale ha indagato con particolare cura su tutte le apparenti incongruenze di S/B.

E’ stato evidenziato che:

1) Il registro degli aderenti alla S/B è rubricato secondo criteri alfabetici accompagnati, solo accessoriamente, da quello numerico delle sigle, in parte incompleto. Ne consegue la necessità logica che esista altro registro ordinato con il criterio numerico al fine di consentire la assegnazione della sigla che consegue a quella attribuita da ultimo;

2) Circa novanta nominativi risultano reclutati prima ancora che venissero richieste informazioni sul loro conto, alcuni anche di vari anni;

3) Un nominativo, quello di Maria Elena Fassi, pur inserito nell'elenco dei 240 esclusi dalla struttura Gladio, risulta invece anche nell'elenco "segnalati da Stelvio, Sergio M." come persona "aderita da addestrare". Inoltre nell'elenco dei "segnalati", composto da 42 nominativi, 31 fanno parte dei 240 "esclusi", 5 dei 622 ammessi, mentre i restanti 6 dei 1029 "non inclusi";

4) Nell'elenco dei 622 "ufficiali" figurano 94 nominativi con esito informazioni "N" (negativo) e "PN" (parzialmente negativo). Per due di essi risulta "cessato rapporto"; 14 nominativi hanno l'annotazione "non aderito", "non avvicinato", "eliminato", "dimissioni"; 216 nominativi sono poi privi di data di reclutamento.

Al contrario, dei 236 nominativi esclusi, ben 204 risultano con esito informazioni "P" (positivo). Infine nell'elenco dei 1029 "non inclusi" figurano invece 18 nominativi con data di reclutamento (anche se 10 di essi sono annotati con "non aderito");

5) Sono allo stato incomprensibili i tre codici particolari alfanumerici (uno dei 622 e uno dei 1029) rilevati nella casella "data di reclutamento" di altrettanti nominativi, così come il codice "acqua" attribuito a 25 nominativi (7 dei 24 e 18 dei 1029), secondo un ordine progressivo di sigla;

6) In un documento senza data classificato "segretissimo" ad oggetto "operazione Gladio", nel quale si tracciano le date fondamentali della nascita e dello sviluppo di tale operazione, il Servizio fornisce alcuni dati relativi alle consistenze organiche previste e già reclutate che dovrebbero riferirsi ad epoca non anteriore al 1989, ultima data menzionata nel documento, nel quale si legge: "per la condotta delle operazioni clandestine si prevede di impiegare circa 1000 elementi esterni di cui 300 già reclutati ed addestrati, avendo limitato l'addestramento al sabotaggio/controsabotaggio ed alla guerriglia ad appartenenti al Servizio particolarmente selezionati".

Tali cifre sono però contraddette da altro documento ufficiale del Sifar Ufficio "R" Sezione Sad-Smd datato 1 giugno 1959 e denominato "Le forze speciali del Sifar e l'operazione Gladio", nel quale vengono indicati, come forze previste, "1672 elementi più 1500 mobilitabili", suddivisi in 40 nuclei ("I" informazione, "S" sabotaggio, "P" propaganda, "E" evasione e fuga, "G" guerriglia) e di 5 unità di guerriglia di pronto impiego - acronimo U.P.I. ("SA" Stella Alpina, "S.M." Stella Marina, "RO" rododendro, "AZ" Azalea, "GN" Ginestra);

7) Agli atti sono stati poi rilevati riferimenti a due ulteriori U.P.I., evidentemente create successivamente e in un contesto di ampliamento della struttura, quali la "GA"- Garofano (tra l'altro dislocata a Bologna) e la "PR" presumibilmente Primula, a cui non può che essere derivato un accrescimento del personale.

La stessa cifra degli elementi base, cioè provenienti dalla struttura Osoppo inglobati nella Gladio, contraddice i numeri ufficiali: infatti l'unità di guerriglia di pronto impiego operante nel Friuli e denominata Stella Alpina si riallaccia, come da documenti ufficiali "alla preesistente organizzazione Osoppo, della consistenza attuale di circa 600 uomini e tendente a mille unità di pronto impiego più altre mille mobilitabili (…)";

8) Circa "l'assorbimento" da parte della 1^ Sezione dell'Ufficio "R" della organizzazione Stella Alpina, ex Osoppo, vedi nota Sifar del 28.11.1957 (direttive per l'attività della Sezione e del Cag). Anche dalla documentazione inoltrata dalla Procura Militare di Padova si ha conferma di tale contraddizione. Il documento del Sifar Ufficio "R" Sezione S.A.D. del 27.2.1961 afferma che " (…) Le forze di emergenza organizzate dal Sifar (parte in atto e parte mobilitabili) assommano a 3275 unità, con le relative dotazioni speciali, armi, munizioni [...]";

9) La cifra dei 300 elementi già reclutati almeno al 1989, viene altresì contraddetta da un altro documento ufficiale, il registro aderenti Gladio, tramite il quale si sono potute rilevare le date di reclutamento che, al 1989, indicano come reclutati non meno di 405 elementi, cui vanno aggiunte altre 216 unità che in tale elenco non hanno la data di reclutamento.

Gladio e la Commissione Stragi

In definitiva la Stay Behind, pur essendo stata messa in piedi per scopi in parte comprensibili, nell’ottica della contrapposizione politica e militare Est-Ovest negli anni della "guerra fredda", si è ben presto – o contestualmente – trasformata in una struttura anticomunista con fini interni, utilizzata come copertura di altre iniziative inconfessabili del servizio segreto (piano Solo, squadre di provocatori di Rocca, vedi i diari del generale dei carabinieri, Giorgio Manes) e mantenuta attiva anche in un periodo storico nel corso del quale anche il più acceso degli anticomunisti italiani avrebbe potuto comprendere che nel nostro paese non esisteva alcun pericolo di insurrezione armata comunista.

La struttura Gladio era perciò del tutto illegittima e il suo mantenimento per tanti anni è risultato in netto contrasto con il dettato Costituzionale. Gli stessi ideali patriottici sbandierati come giustificazione morale, vanno fortemente ridimensionati, apparendo chiaro che il sistematico saccheggio dell’archivio impedisce di prendere per buone le affermazioni date dai dirigenti del Sismi del tempo.

Oltre a questa valutazione, va ribadito il giudizio fortemente critico a suo tempo espresso dalla Commissione presieduta dal compianto senatore Libero Gualtieri. Così si esprimeva la relazione conclusiva sugli avvenimenti di Gladio, redatta dalla Commissione: "Lasciando per un momento impregiudicata la questione della ‘legittimità iniziale’ di Gladio, è certo che, con il trascorrere degli anni e il mutare delle situazioni, Gladio si è caricata di una ‘illegittimità progressiva’.

Tre sono i momenti nei quali tale illegittimità emerge.

Il primo è quello della ‘capacità’ del Sifar di farsi oggetto di accordi internazionali al posto del Governo e del Parlamento. E’ indubbio che il Sifar non aveva alcun titolo per questo, da chiunque e in qualsiasi modo autorizzato. […] Un servizio segreto non può impegnare il Governo né può impegnarsi per il Governo.

[…] Il secondo problema riguarda invece la presunta appartenenza di Gladio alla Nato. […] Se si accetta questo, e cioè che la partecipazione a pieno titolo agli organismi Nato costituisce la legittimazione ‘istituzionale’ di Gladio, allora la data di inizio non dovrebbe essere più quella del 28 novembre 1956 (accordo Sifar-Cia), ma quella del 19 maggio 1959 quando l’Italia (Sifar) fu ammessa nel Coordination and Planning Committee (CPC) istituito dal comandante in capo delle forze Alleate in Europa (SACEUR), generale Dwight Eisenhower. In questo caso, che ‘legittimazione’ aveva Gladio negli anni precedenti il 1959?

[…] Il terzo momento in cui appare con evidenza, e si viene aggravando, l’illegittimità di Gladio è quando nel 1977, per la prima volta con una legge dello Stato, furono riformati i nostri servizi segreti. […] il Sisde impegnato nella tutela della sicurezza democratica all’interno, il Sismi in quello della sicurezza esterna. A quale servizio andava ‘appoggiata’ Gladio?

Il problema – prosegue la Commissione – non sfiorò in alcun modo i responsabili politici.

[…] Ancora più grave la violazione commessa nei confronti del Comitato parlamentare [di controllo sui servizi]. […] Gladio doveva rimanere nella sua ‘invisibilità’. E al Comitato non ne fu data alcuna notizia, sia pure approssimativa e generale.

C’è di più. Quando nel comitato parlamentare furono rivolte precise domande sulla esistenza nel Sismi di strutture riservate, si disse che non ne esistevano nel modo più assoluto.

[…] La decisione assunta dall’ammiraglio Martini nel 1984 di far sottoscrivere il documento di ‘presa conoscenza’ ai Presidenti del Consiglio e ai Ministri della difesa, non solo non sanò l’illegittimità in atto, ma la aggravò ancora di più, perché il consenso così ottenuto aveva il solo scopo di alleggerire la responsabilità di chi chiedeva la firma e di lasciare nei guai chi la concedeva".

Con efficacia, la Commissione presieduta dal sen. Gualtieri assume questa definizione, mutuata da una sentenza della Corte Costituzionale, pur relativa ad altre vicende: "atti gravati da ipoteche di illegittimità costituzionali vengono ‘tollerati’ al loro primo apparire, ma nella loro ripetizione, confermando e ribadendo la violazione delle norme costituzionale, vengono a non poter più essere tollerati e ad essere colpiti da innegabile illegittimità costituzionale".
 
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