2. Gladio e i Nuclei di Difesa dello Stato
3. I legami tra NDS e la destra eversiva. Il gruppo Sigfried
Documento aggiornato al 30/11/2005
Sui Nuclei di Difesa dello Stato ha ampiamente riferito anche Carlo Digilio, principale testimone nel nuovo processo sulla strage di piazza Fontana e in quello sui complici di Gianfranco Bertoli in occasione dell’attentato alla questura di Milano.
Dalle dichiarazioni di Digilio risultano gli stretti legami tra Nds e i settori ordinovisti, a cominciare dall’ispettore per il Triveneto, Carlo Maria Maggi.
Ha raccontato Carlo Digilio:
"In relazione ai Nuclei di difesa dello Stato, in merito ai quali ho già ampiamente riferito, mi è venuto in mente un altro episodio che riguarda il dr. Maggi.
Un giorno, verso la metà degli anni '70, io e Montavoci [elemento di Ordine Nuovo, nda] ci trovavamo a casa di Maggi e ad un certo punto rimanemmo soli nel suo studio in quanto Maggi era andato in un'altra stanza da sua moglie.
Ci mettemmo a guardare alcuni volumi di Julius Evola che Maggi teneva nella libreria e che eravamo soliti scambiarci quando c'era qualche nuovo volume o nuova edizione.
Mentre guardavamo questi libri, da uno di essi uscirono alcuni fogli su uno dei quali era raffigurata, in modo molto semplice, una carta d'Italia con l'indicazione dei capoluoghi di Regione.
Vicino a molti di questi vi era una crocetta blu e in calce al foglio c'era l'indicazione "Nuclei di Difesa dello Stato".
Le crocette erano soprattutto segnate accanto ai capoluoghi del Nord-Est ed indicavano la sede di una Legione come spiegato in calce al foglio. Ad esempio, vicino alla crocetta apposta a fianco di Verona c'era anche l'indicazione a numero romano "V" che stava certamente ad indicare la "quinta" Legione.
Rimettemmo a posto il libro prima che Maggi tornasse facendo attenzione che egli non notasse nulla.
Montavoci non aveva capito molto di tale organigramma, ma io avevo invece compreso subito che esso riguardava la struttura di cui ho parlato e in cui anche Maggi era inserito".
Digilio, naturalmente, era molto informato sui Nds, in quanto agente della struttura informativa Usa attivata presso le basi Nato e componente della cellula veneta di Ordine Nuovo.
Proprio durante uno dei suoi incontri nel Comando della base Ftase di Verona presenti il capitano Richards, Soffiati, Minetto e Bandoli (questi ultimi agenti della rete spionistica americana) Digilio aveva avuto modo di discutere di Fort Foin, nei pressi di Bardonecchia, dove nell’agosto del 1970 si era svolto un campo di addestramento con la presenza di 40 capigruppo che dovevano preparare i nuclei piemontesi destinati ad entrare in azione pochi mesi dopo, al momento del golpe Borghese.
Alcuni dei partecipanti provenivano dal gruppo Sigfried (del quale parleremo meglio in seguito) e dai Nuclei di difesa dello Stato e per contribuire a tale esercitazione, molto importante per lo sviluppo del piano strategico, il professor Lino Franco (componente del gruppo Sigfried nonché superiore di Digilio nella rete informativa statunitense) e Soffiati si erano preoccupati di inviare uno o due mitragliatori e relative munizioni provenienti dai depositi di Pian del Cansiglio.
I documenti trovati dal giudice istruttore di Milano, Guido Salvini, nel corso della sua istruttoria hanno pienamente confermato, anche in questo caso, il racconto del collaboratore.
Infatti il campo, denominato Sigfrido, si era tenuto effettivamente a Fort Foin, per diversi giorni nell’estate del 1970, nei pressi di una ex-fortezza militare in alta montagna, con l’addestramento all’uso di armi individuali e di reparto e all’uso di trasmittenti e con una forte presenza numerica, anche di militanti di Ordine Nuovo, che era stata notata e che aveva destato allarme negli abitanti e nei turisti della zona, senza tuttavia, a quanto pare, che le forze dell’ordine effettuassero alcun serio intervento.
Secondo i documenti del Sismi, uno degli organizzatori del campo sarebbe stato Giuseppe Dionigi, l’ordinovista torinese presso il quale si erano rifugiati, all’inizio degli anni ‘70, i triestini Neami, Bressan e Ferraro in quanto temevano di essere ricercati in relazione alla prima indagine che era stata aperta per l’attentato alla Scuola Slovena di Trieste.
In definitiva si può dire che i Nds – operazione parallela e non alternativa a Gladio – ebbero un ruolo nei tentativi golpisti i quali, almeno in una certa fase, godevano dell’appoggio della struttura americana, propensa a fornire il suo supporto, lamentando solo la scarsa sincerità degli esponenti golpisti disponibili a sottostimare le loro forze pur di ricevere ulteriori aiuti.
E infatti Carlo Digilio fu mandato a Fort Foin a seguire l’esercitazione propedeutica ad un prossimo golpe e a riferire ai suoi superiori le sue impressioni.
Collaterale ai Nds, a cavallo degli anni Sessanta e Settanta, c’è stato il gruppo Sigfried, composto da ex combattenti della Repubblica sociale, alcuni dei quali contatti informativi della rete spionistica di cui faceva parte Carlo Digilio.
E’ stato proprio l’ex ordinovista, nel corso di alcune sue deposizioni, a parlare dell’organizzazione paramilitare: "[…] Il gruppo Siegried, di cui faceva parte il professor Franco Lino, ed anzi ne era il capo con il soprannome di Otto, era sostanzialmente una piccola realtà, diciamo, interna a quell’area dei Nuclei in Difesa dello Stato di cui a suo tempo si è parlato.
Era cioè una specie di associazione culturale che riuniva qualche decina di ex combattenti ed ex militari, quasi tutti provenienti dalla Rsi ed il nome fa riferimento, credo, ad una linea di difesa tedesca utilizzata durante la seconda guerra mondiale.
[…] Secondo quanto in quegli anni mi fu concesso di vedere e sentire, è opinione che questo di Vittorio Veneto [il Sigfried, nda] altro non poteva essere che uno dei vari e similari gruppi espressamente organizzati per un valido supporto alle forze regolari in caso di emergenza.
Quale fosse la loro composizione, è facile comprendere: certamente ex combattenti non comunisti, ex militari, ex Carabinieri, gente di provata fede patriottica.
E, a questo punto, ricordo che il professor Franco mi accennò alla possibilità del suo gruppo, in caso di necessità, di appoggiarsi alle armerie dei carabinieri o, con costoro, a quelle dell’Esercito italiano".
Il professor Lino Franco, come abbiamo già visto, era componente del gruppo Sigfried nonché superiore di Digilio nella rete informativa statunitense. Fu proprio Franco che chiese, per conto degli americani, a Digilio di esaminare l’arsenale che il gruppo ordinovista veneto custodiva – prima di dar vita alla strategia stragista – in un casolare nelle campagne di Paese, in provincia di Treviso.
A testimonianza del fatto che le strutture dell’intelligence militare Usa non solo conoscevano – e non ostacolavano – i piani golpisti, ma erano informati in tempo reale sulle mosse del gruppo ordinovista il quale – forte delle protezioni istituzionali e di quelle in ambito Nato – in quel periodo progettava una serie di attentati che avrebbero provocato, tra il 1969 ed il 1974, una lunga catena di morte e di terrore.
Dalle dichiarazioni di Digilio risultano gli stretti legami tra Nds e i settori ordinovisti, a cominciare dall’ispettore per il Triveneto, Carlo Maria Maggi.
Ha raccontato Carlo Digilio:
"In relazione ai Nuclei di difesa dello Stato, in merito ai quali ho già ampiamente riferito, mi è venuto in mente un altro episodio che riguarda il dr. Maggi.
Un giorno, verso la metà degli anni '70, io e Montavoci [elemento di Ordine Nuovo, nda] ci trovavamo a casa di Maggi e ad un certo punto rimanemmo soli nel suo studio in quanto Maggi era andato in un'altra stanza da sua moglie.
Ci mettemmo a guardare alcuni volumi di Julius Evola che Maggi teneva nella libreria e che eravamo soliti scambiarci quando c'era qualche nuovo volume o nuova edizione.
Mentre guardavamo questi libri, da uno di essi uscirono alcuni fogli su uno dei quali era raffigurata, in modo molto semplice, una carta d'Italia con l'indicazione dei capoluoghi di Regione.
Vicino a molti di questi vi era una crocetta blu e in calce al foglio c'era l'indicazione "Nuclei di Difesa dello Stato".
Le crocette erano soprattutto segnate accanto ai capoluoghi del Nord-Est ed indicavano la sede di una Legione come spiegato in calce al foglio. Ad esempio, vicino alla crocetta apposta a fianco di Verona c'era anche l'indicazione a numero romano "V" che stava certamente ad indicare la "quinta" Legione.
Rimettemmo a posto il libro prima che Maggi tornasse facendo attenzione che egli non notasse nulla.
Montavoci non aveva capito molto di tale organigramma, ma io avevo invece compreso subito che esso riguardava la struttura di cui ho parlato e in cui anche Maggi era inserito".
Digilio, naturalmente, era molto informato sui Nds, in quanto agente della struttura informativa Usa attivata presso le basi Nato e componente della cellula veneta di Ordine Nuovo.
Proprio durante uno dei suoi incontri nel Comando della base Ftase di Verona presenti il capitano Richards, Soffiati, Minetto e Bandoli (questi ultimi agenti della rete spionistica americana) Digilio aveva avuto modo di discutere di Fort Foin, nei pressi di Bardonecchia, dove nell’agosto del 1970 si era svolto un campo di addestramento con la presenza di 40 capigruppo che dovevano preparare i nuclei piemontesi destinati ad entrare in azione pochi mesi dopo, al momento del golpe Borghese.
Alcuni dei partecipanti provenivano dal gruppo Sigfried (del quale parleremo meglio in seguito) e dai Nuclei di difesa dello Stato e per contribuire a tale esercitazione, molto importante per lo sviluppo del piano strategico, il professor Lino Franco (componente del gruppo Sigfried nonché superiore di Digilio nella rete informativa statunitense) e Soffiati si erano preoccupati di inviare uno o due mitragliatori e relative munizioni provenienti dai depositi di Pian del Cansiglio.
I documenti trovati dal giudice istruttore di Milano, Guido Salvini, nel corso della sua istruttoria hanno pienamente confermato, anche in questo caso, il racconto del collaboratore.
Infatti il campo, denominato Sigfrido, si era tenuto effettivamente a Fort Foin, per diversi giorni nell’estate del 1970, nei pressi di una ex-fortezza militare in alta montagna, con l’addestramento all’uso di armi individuali e di reparto e all’uso di trasmittenti e con una forte presenza numerica, anche di militanti di Ordine Nuovo, che era stata notata e che aveva destato allarme negli abitanti e nei turisti della zona, senza tuttavia, a quanto pare, che le forze dell’ordine effettuassero alcun serio intervento.
Secondo i documenti del Sismi, uno degli organizzatori del campo sarebbe stato Giuseppe Dionigi, l’ordinovista torinese presso il quale si erano rifugiati, all’inizio degli anni ‘70, i triestini Neami, Bressan e Ferraro in quanto temevano di essere ricercati in relazione alla prima indagine che era stata aperta per l’attentato alla Scuola Slovena di Trieste.
In definitiva si può dire che i Nds – operazione parallela e non alternativa a Gladio – ebbero un ruolo nei tentativi golpisti i quali, almeno in una certa fase, godevano dell’appoggio della struttura americana, propensa a fornire il suo supporto, lamentando solo la scarsa sincerità degli esponenti golpisti disponibili a sottostimare le loro forze pur di ricevere ulteriori aiuti.
E infatti Carlo Digilio fu mandato a Fort Foin a seguire l’esercitazione propedeutica ad un prossimo golpe e a riferire ai suoi superiori le sue impressioni.
Collaterale ai Nds, a cavallo degli anni Sessanta e Settanta, c’è stato il gruppo Sigfried, composto da ex combattenti della Repubblica sociale, alcuni dei quali contatti informativi della rete spionistica di cui faceva parte Carlo Digilio.
E’ stato proprio l’ex ordinovista, nel corso di alcune sue deposizioni, a parlare dell’organizzazione paramilitare: "[…] Il gruppo Siegried, di cui faceva parte il professor Franco Lino, ed anzi ne era il capo con il soprannome di Otto, era sostanzialmente una piccola realtà, diciamo, interna a quell’area dei Nuclei in Difesa dello Stato di cui a suo tempo si è parlato.
Era cioè una specie di associazione culturale che riuniva qualche decina di ex combattenti ed ex militari, quasi tutti provenienti dalla Rsi ed il nome fa riferimento, credo, ad una linea di difesa tedesca utilizzata durante la seconda guerra mondiale.
[…] Secondo quanto in quegli anni mi fu concesso di vedere e sentire, è opinione che questo di Vittorio Veneto [il Sigfried, nda] altro non poteva essere che uno dei vari e similari gruppi espressamente organizzati per un valido supporto alle forze regolari in caso di emergenza.
Quale fosse la loro composizione, è facile comprendere: certamente ex combattenti non comunisti, ex militari, ex Carabinieri, gente di provata fede patriottica.
E, a questo punto, ricordo che il professor Franco mi accennò alla possibilità del suo gruppo, in caso di necessità, di appoggiarsi alle armerie dei carabinieri o, con costoro, a quelle dell’Esercito italiano".
Il professor Lino Franco, come abbiamo già visto, era componente del gruppo Sigfried nonché superiore di Digilio nella rete informativa statunitense. Fu proprio Franco che chiese, per conto degli americani, a Digilio di esaminare l’arsenale che il gruppo ordinovista veneto custodiva – prima di dar vita alla strategia stragista – in un casolare nelle campagne di Paese, in provincia di Treviso.
A testimonianza del fatto che le strutture dell’intelligence militare Usa non solo conoscevano – e non ostacolavano – i piani golpisti, ma erano informati in tempo reale sulle mosse del gruppo ordinovista il quale – forte delle protezioni istituzionali e di quelle in ambito Nato – in quel periodo progettava una serie di attentati che avrebbero provocato, tra il 1969 ed il 1974, una lunga catena di morte e di terrore.