2. Gladio e i Nuclei di Difesa dello Stato
4. Le connessioni con il Piano Solo
Documento aggiornato al 30/11/2005
Gladio, Nds e gruppo Sigfried, risulta documentalmente, avrebbero dovuto avere un ruolo ben preciso nel caso il piano Solo fosse diventato operativo.
Naturalmente, le carte processuali e i documenti dei servizi di informazione fanno ritenere verosimile – anche se non del tutto provato – uno scenario diverso e ben più articolato: il 1964, in funzione del piano Solo e delle altre pianificazioni militari di tal fatta, fu il periodo nel corso del quale venne dato un forte impulso alle organizzazioni paramilitari anticomuniste, armate dall’Esercito o dai carabinieri in caso di svolta autoritaria. Basti ricordare il Mar (Movimento d’azione rivoluzionaria) di Carlo Fumagalli e Gaetano Orlando, fondato nel 1964.
In questo caso ci limiteremo alle connessioni con Gladio, Nds e Gruppo Sigfried.
Nel primo caso, a proposito del ruolo della S/B, è provato che una parte dei 731 "enucleandi" del piano Solo (verosimilmente i parlamentari) dopo l’azione militare sarebbero stati deportati nella base di Capo Marrargiu, in quel periodo adibita solo ed esclusivamente per le finalità della struttura antinvasione.
A parlare di questa eventualità era stato direttamente il generale De Lorenzo, nel corso della sua testimonianza di fronte alla commissione Lombardi: "Pensavo se li pigliamo li portiamo ad Alghero, vanno pure a stare bene". L’affermazione, che si sarebbe rivelata fondamentale per mettere in luce molti aspetti del piano Solo, fu prontamente occultata con un omissis, tolto solamente nel dicembre del 1990.
La frase di De Lorenzo, di per sé, è così eloquente che sul punto – e cioè la connessione Gladio-piano Solo – non sarebbero necessari altri elementi.
Tuttavia la documentazione in materia è imponente e vale la pena citarla per intero.
Anzitutto c’è la testimonianza di Luigi Tagliamonte, il quale ha riferito che De Lorenzo gli disse che "il ‘Piano’ aveva previsto la deportazione degli elementi catturandi in Sardegna, a Capo Marrangiu, presso il CAG". Parole che trovano un riscontro nelle affermazioni del generale dei paracadutisti, Vito Formica, il quale ha detto che nella primavera del 1964 il colonnello Mario Monaco, capo centro di Gladio per la Sardegna, gli chiese di verificare quante persone al massimo avrebbe potuto ospitare la base di Capo Marrargiu.
L’esame incrociato dei documenti e delle testimonianze consente anche di accertare la connessione tra Gladio – piano Solo e squadre di civili armate dal capo dell’ufficio Rei del Sifar, Renzo Rocca, delle quali si era già parlato nel corso dei lavori della commissione Alessi, senza che fosse trovata una prova certa.
In questo caso la risposta è in una nota rinvenuta nel carteggio privato del vice-comandante generale dell’Arma dei carabinieri, Giorgio Manes: "Sardegna – tenente colonnello Giuseppe Pisano sa tutto (è cosa di due anni) società fittizia con sede a Palazzo Baracchini (De Lorenzo e altri ufficiali, pure Tagliamonte) motivo: caccia – civili trattenuti in servizio, vedi Rocca".
Gli appunti di Manes non sono affatto oscuri e consentono di poter affermare che i "civili" di Rocca avrebbero dovuto supportare l’eventuale azione dell’Arma dei carabinieri. Tanto più l’appunto ha trovato due inequivoci riscontri. Anzitutto la testimonianza dell’ex tenente colonnello Pisano (andato in congedo con il grado di generale) responsabile del Sifar per la Sardegna, il quale in una intervista al quotidiano "la Repubblica" ha confermato che alcuni suoi colleghi del Sifar parlavano della "deportazione nella base di Alghero degli elementi pericolosi, […] Mi sembrò strano: io sapevo che il Centro addestramento guastatori avrebbe dovuto ospitare i governanti legittimi se ci fosse stata una sovversione o una invasione".
Poi la testimonianza del colonnello dei carabinieri, Guglielmo Cerica alla commissione Lombardi (che venne quasi integralmente coperta da omissis) nella quale l’ufficiale parlò del reclutamento di ex repubblichini in vista di un "atto di forza". I civili avrebbero dovuto entrare in azione congiuntamente con i carabinieri, con il compito specifico di neutralizzare l’apparato del Pci.
Come si vede, gli "oscuri" riferimenti di Manes diventano piuttosto chiari.
Tanto più che, successivamente, nuovi e inattesi particolari sul piano Solo sono stati aggiunti da Carlo Digilio prima in una memoria scritta, poi in un interrogatorio reso alla A.G. di Milano.
"Tornando al gruppo Sigfried, sempre nel medesimo ambiente mi fu accennato al fatto che tale gruppo era nato in concomitanza con il piano Solo del generale de Lorenzo nel 1964. In sostanza accanto al piano Solo e cioè alla mobilitazione dei Carabinieri per il colpo di Stato, c’era il piano Sigfried e cioè la costituzione del gruppo di civili che al momento del golpe doveva incaricarsi dell’arresto e della neutralizzazione degli esponenti dell’opposizione e dei sindacalisti.
A quell’epoca infatti i carabinieri non avevano le strutture sufficienti per poter operare capillarmente dovunque.
Nacque così il gruppo Sigfried che continuò ad esistere anche dopo il venir meno del tentativo del 1964.
Nel memoriale faccio cenno a Roberto Rotelli, che era un veneziano esperto palombaro e titolare di patente nautica (…) Rotelli che era dell’ambiente di destra (…) mi confidò che era stato previsto il suo intervento nel momento in cui sarebbe scattato il piano Solo e che il suo compito specifico sarebbe stato, secondo i progetti, quello di caricare i prigionieri su una grossa imbarcazione e portarli sino ad una nave militare che li avrebbe condotti in Sardegna dove erano predisposti campi di internamento.
E’ quindi molto probabile che Rotelli fosse appartenente al gruppo Sigfried. Questa sua confidenza risale alla metà degli anni ’70 a cose ormai concluse e quindi in una situazione che gli consentiva di parlare del passato".
Il racconto di Digilio coincide in maniera sorprendente con quello del colonnello Cerica non solo sulla presenza di ex repubblichini, ma soprattutto sul loro impiego, che avrebbe dovuto essere di "neutralizzazione" immediata dei militanti comunisti prima che questi avessero potuto organizzare un qualsiasi tentativo di reazione, anche solamente politica.
Naturalmente, le carte processuali e i documenti dei servizi di informazione fanno ritenere verosimile – anche se non del tutto provato – uno scenario diverso e ben più articolato: il 1964, in funzione del piano Solo e delle altre pianificazioni militari di tal fatta, fu il periodo nel corso del quale venne dato un forte impulso alle organizzazioni paramilitari anticomuniste, armate dall’Esercito o dai carabinieri in caso di svolta autoritaria. Basti ricordare il Mar (Movimento d’azione rivoluzionaria) di Carlo Fumagalli e Gaetano Orlando, fondato nel 1964.
In questo caso ci limiteremo alle connessioni con Gladio, Nds e Gruppo Sigfried.
Nel primo caso, a proposito del ruolo della S/B, è provato che una parte dei 731 "enucleandi" del piano Solo (verosimilmente i parlamentari) dopo l’azione militare sarebbero stati deportati nella base di Capo Marrargiu, in quel periodo adibita solo ed esclusivamente per le finalità della struttura antinvasione.
A parlare di questa eventualità era stato direttamente il generale De Lorenzo, nel corso della sua testimonianza di fronte alla commissione Lombardi: "Pensavo se li pigliamo li portiamo ad Alghero, vanno pure a stare bene". L’affermazione, che si sarebbe rivelata fondamentale per mettere in luce molti aspetti del piano Solo, fu prontamente occultata con un omissis, tolto solamente nel dicembre del 1990.
La frase di De Lorenzo, di per sé, è così eloquente che sul punto – e cioè la connessione Gladio-piano Solo – non sarebbero necessari altri elementi.
Tuttavia la documentazione in materia è imponente e vale la pena citarla per intero.
Anzitutto c’è la testimonianza di Luigi Tagliamonte, il quale ha riferito che De Lorenzo gli disse che "il ‘Piano’ aveva previsto la deportazione degli elementi catturandi in Sardegna, a Capo Marrangiu, presso il CAG". Parole che trovano un riscontro nelle affermazioni del generale dei paracadutisti, Vito Formica, il quale ha detto che nella primavera del 1964 il colonnello Mario Monaco, capo centro di Gladio per la Sardegna, gli chiese di verificare quante persone al massimo avrebbe potuto ospitare la base di Capo Marrargiu.
L’esame incrociato dei documenti e delle testimonianze consente anche di accertare la connessione tra Gladio – piano Solo e squadre di civili armate dal capo dell’ufficio Rei del Sifar, Renzo Rocca, delle quali si era già parlato nel corso dei lavori della commissione Alessi, senza che fosse trovata una prova certa.
In questo caso la risposta è in una nota rinvenuta nel carteggio privato del vice-comandante generale dell’Arma dei carabinieri, Giorgio Manes: "Sardegna – tenente colonnello Giuseppe Pisano sa tutto (è cosa di due anni) società fittizia con sede a Palazzo Baracchini (De Lorenzo e altri ufficiali, pure Tagliamonte) motivo: caccia – civili trattenuti in servizio, vedi Rocca".
Gli appunti di Manes non sono affatto oscuri e consentono di poter affermare che i "civili" di Rocca avrebbero dovuto supportare l’eventuale azione dell’Arma dei carabinieri. Tanto più l’appunto ha trovato due inequivoci riscontri. Anzitutto la testimonianza dell’ex tenente colonnello Pisano (andato in congedo con il grado di generale) responsabile del Sifar per la Sardegna, il quale in una intervista al quotidiano "la Repubblica" ha confermato che alcuni suoi colleghi del Sifar parlavano della "deportazione nella base di Alghero degli elementi pericolosi, […] Mi sembrò strano: io sapevo che il Centro addestramento guastatori avrebbe dovuto ospitare i governanti legittimi se ci fosse stata una sovversione o una invasione".
Poi la testimonianza del colonnello dei carabinieri, Guglielmo Cerica alla commissione Lombardi (che venne quasi integralmente coperta da omissis) nella quale l’ufficiale parlò del reclutamento di ex repubblichini in vista di un "atto di forza". I civili avrebbero dovuto entrare in azione congiuntamente con i carabinieri, con il compito specifico di neutralizzare l’apparato del Pci.
Come si vede, gli "oscuri" riferimenti di Manes diventano piuttosto chiari.
Tanto più che, successivamente, nuovi e inattesi particolari sul piano Solo sono stati aggiunti da Carlo Digilio prima in una memoria scritta, poi in un interrogatorio reso alla A.G. di Milano.
"Tornando al gruppo Sigfried, sempre nel medesimo ambiente mi fu accennato al fatto che tale gruppo era nato in concomitanza con il piano Solo del generale de Lorenzo nel 1964. In sostanza accanto al piano Solo e cioè alla mobilitazione dei Carabinieri per il colpo di Stato, c’era il piano Sigfried e cioè la costituzione del gruppo di civili che al momento del golpe doveva incaricarsi dell’arresto e della neutralizzazione degli esponenti dell’opposizione e dei sindacalisti.
A quell’epoca infatti i carabinieri non avevano le strutture sufficienti per poter operare capillarmente dovunque.
Nacque così il gruppo Sigfried che continuò ad esistere anche dopo il venir meno del tentativo del 1964.
Nel memoriale faccio cenno a Roberto Rotelli, che era un veneziano esperto palombaro e titolare di patente nautica (…) Rotelli che era dell’ambiente di destra (…) mi confidò che era stato previsto il suo intervento nel momento in cui sarebbe scattato il piano Solo e che il suo compito specifico sarebbe stato, secondo i progetti, quello di caricare i prigionieri su una grossa imbarcazione e portarli sino ad una nave militare che li avrebbe condotti in Sardegna dove erano predisposti campi di internamento.
E’ quindi molto probabile che Rotelli fosse appartenente al gruppo Sigfried. Questa sua confidenza risale alla metà degli anni ’70 a cose ormai concluse e quindi in una situazione che gli consentiva di parlare del passato".
Il racconto di Digilio coincide in maniera sorprendente con quello del colonnello Cerica non solo sulla presenza di ex repubblichini, ma soprattutto sul loro impiego, che avrebbe dovuto essere di "neutralizzazione" immediata dei militanti comunisti prima che questi avessero potuto organizzare un qualsiasi tentativo di reazione, anche solamente politica.