3. L'eversione di destra e le coperture istituzionali
06. Recenti contributi istruttori su Avanguardia nazionale, Ordine nuovo e apparati dello Stato
Documento aggiornato al 30/11/2005
Negli ultimi anni le novità di maggior rilievo sono venute dall’inchiesta di Bologna (cd. processo Italicus bis) e di Milano (inchieste sull'attività del gruppo La Fenice e sugli attentati fascisti degli anni Sessanta e Settanta, nonché la nuova inchiesta sulla strage di piazza Fontana oggi a dibattimento).
Straordinari contributi sono venuti anche dalla nuova inchiesta sull’attentato alla questura di Milano per il quale è già stato condannato all’ergastolo Gianfranco Bertoli e dall’istruttoria sull’abbattimento dell’aereo del Sid, Argo 16.
Si è ancora in attesa delle risultanze della nuova indagine sulla strage di Brescia la quale, dai pochi elementi finora emersi, sembra inserirsi perfettamente nello schema interpretativo che si è delineato nelle altre inchieste.
Le ricostruzioni istruttorie – pur essendo opera di diverse autorità giudiziarie - hanno confermato un disegno che nelle grandi linee era già tracciato, e cioè quello di una sostanziale contiguità tra On e An, ma soprattutto della stabilità dei rapporti di entrambe con settori dei servizi di informazione e alcuni apparati militari, di un loro coinvolgimento già dalla fine degli anni ‘60 (a livello operativo, cioè concretizzatosi attraverso fatti delittuosi) nei progetti golpisti succedutisi fino al 1974. Naturalmente, è stata confermata la riconducibilià a quei gruppi della preparazione e dell’esecuzione delle stragi di piazza Fontana, di piazza della Loggia, della questura di Milano e di altri episodi minori che hanno contribuito ad alimentare la strategia della tensione. Tali ricostruzioni hanno anche introdotto elementi di novità che qualitativamente mutano il quadro precedente.
Per meglio spiegare il livello di organicità tra destra eversiva e strutture dello Stato è necessario analizzare nel dettaglio – e alla luce dei nuovi documenti e delle nuove testimonianze – alcune vicende esemplari:
a) i contatti tra An, il Sid e l'Ufficio affari riservati del Ministero dell'interno,
b) i rapporti tra On, il Sid e ufficiali dell'Esercito,
c) le coperture fornite dal Servizio e le fonti (interne alle strutture eversive) mai utilizzate per un'azione di contrasto;
d) le attività di provocazione e/o i delitti commessi dalla destra eversiva o dal Servizio, da attribuire alla sinistra.
I rapporti di Avanguardia Nazionale con i servizi di informazione, prima con l’Ufficio affari riservati, poi con il Sid, hanno origini risalenti ai primi anni ‘60, quando l’area di An, tramite il giornalista Mario Tedeschi, fu coinvolta dall’Ufficio affari riservati del Ministero dell'interno nell’attività di affissione dei " manifesti cinesi", una campagna di attacco al partito comunista apparentemente proveniente dalla sua sinistra. Tale attività fu ammessa dallo stesso Delle Chiaie che la ricondusse ad una iniziativa dell’Ufficio affari riservati, condivisa tatticamente da An come valida manifestazione di "guerra psicologica" nei confronti del partito comunista. A prova della "copertura" fornita all’operazione da parte delle forze dell’ordine, secondo quanto riferisce Vinciguerra, Delle Chiaie avrebbe appreso da un funzionario della Questura che la immediata liberazione di alcuni avanguardisti fermati durante l’affissione dei manifesti era stata frutto di un preciso intervento in tal senso. Nell’operazione fu coinvolta An a livello nazionale e non soltanto a Roma. Infatti, oltre a Vinciguerra numerosi altri ex militanti dei gruppi eversivi di destra hanno parlato dell’operazione. Significative sono le testimonianze di Salvatore Francia, Paolo Pecoriello, Carmine Dominici e Roberto Palotto.
Vale la pena riportare alcuni passaggi dell’interrogatorio di Vinciguerra: "Indico in questa operazione il primo momento concreto dell’avvio della strategia della tensione, che deve quindi essere anticipata ai primi anni ’60 e non, come erroneamente si fa, fissata al maggio del 1965, data di svolgimento del ‘Convegno Pollio’.
Dell’operazione Manifesti Cinesi venni direttamente a conoscenza da Stefano Delle Chiaie a seguito dell’intervista apparsa nel 1974 fatta a Robert Leroy da un giornalista dell’Europeo. Di questa intervista ho già parlato ed anche delle reazioni negative di Delle Chiaie nei confronti di Leroy espresse a Ives Guerin Serac. Delle Chiaie si preoccupò di smentire parzialmente le responsabilità di Avanguardia Nazionale in questa operazione, negando il collegamento consapevole fra Avanguardia e l’Ufficio Affari Riservati del Ministero dell’Interno che ne era stato l’organizzatore. Pur confermando la veridicità delle affermazioni di Leroy al giornalista dell’Europeo, Delle Chiaie mi raccontò che ad affidargli l’incarico di affiggere i Manifesti cinesi era stato Mario Tedeschi, direttore de "Il Borghese", e che nell’operazione era coinvolto anche un esponente del Movimento Sociale Italiano, tale Gaetano La Morte.
Il Delle Chiaie confermò la responsabilità di Federico D’Amato dicendomi che a rivelargliela era stato il Dirigente dell’Ufficio Politico di Roma, tale D’Agostino, a seguito del fermo e dell’immediato rilascio di alcuni giovani di Avanguardia che erano stati fermati mentre affiggevano i manifesti.
Il D’Agostino ebbe un incontro con Stefano Delle Chiaie dopo il rilascio di questi ragazzi nel corso del quale evidenziò, sempre per quanto mi disse Delle Chiaie, il suo stupore per il fatto che gli Avanguardisti ignorassero che dietro l’operazione Manifesti Cinesi c’era il Ministero degli Interni nella persona di Federico D’Amato. Il Delle Chiaie concluse il suo racconto affermando che, appresa la verità e preso atto che era stato ingannato da Mario Tedeschi, si era distaccato da questo tipo di operazioni".
Successivamente, Gaetano La Morte avrebbe ricoperto incarichi di un certo prestigio all’interno del Msi, transitando poi ad Alleanza Nazionale.
Straordinari contributi sono venuti anche dalla nuova inchiesta sull’attentato alla questura di Milano per il quale è già stato condannato all’ergastolo Gianfranco Bertoli e dall’istruttoria sull’abbattimento dell’aereo del Sid, Argo 16.
Si è ancora in attesa delle risultanze della nuova indagine sulla strage di Brescia la quale, dai pochi elementi finora emersi, sembra inserirsi perfettamente nello schema interpretativo che si è delineato nelle altre inchieste.
Le ricostruzioni istruttorie – pur essendo opera di diverse autorità giudiziarie - hanno confermato un disegno che nelle grandi linee era già tracciato, e cioè quello di una sostanziale contiguità tra On e An, ma soprattutto della stabilità dei rapporti di entrambe con settori dei servizi di informazione e alcuni apparati militari, di un loro coinvolgimento già dalla fine degli anni ‘60 (a livello operativo, cioè concretizzatosi attraverso fatti delittuosi) nei progetti golpisti succedutisi fino al 1974. Naturalmente, è stata confermata la riconducibilià a quei gruppi della preparazione e dell’esecuzione delle stragi di piazza Fontana, di piazza della Loggia, della questura di Milano e di altri episodi minori che hanno contribuito ad alimentare la strategia della tensione. Tali ricostruzioni hanno anche introdotto elementi di novità che qualitativamente mutano il quadro precedente.
Per meglio spiegare il livello di organicità tra destra eversiva e strutture dello Stato è necessario analizzare nel dettaglio – e alla luce dei nuovi documenti e delle nuove testimonianze – alcune vicende esemplari:
a) i contatti tra An, il Sid e l'Ufficio affari riservati del Ministero dell'interno,
b) i rapporti tra On, il Sid e ufficiali dell'Esercito,
c) le coperture fornite dal Servizio e le fonti (interne alle strutture eversive) mai utilizzate per un'azione di contrasto;
d) le attività di provocazione e/o i delitti commessi dalla destra eversiva o dal Servizio, da attribuire alla sinistra.
I rapporti di Avanguardia Nazionale con i servizi di informazione, prima con l’Ufficio affari riservati, poi con il Sid, hanno origini risalenti ai primi anni ‘60, quando l’area di An, tramite il giornalista Mario Tedeschi, fu coinvolta dall’Ufficio affari riservati del Ministero dell'interno nell’attività di affissione dei " manifesti cinesi", una campagna di attacco al partito comunista apparentemente proveniente dalla sua sinistra. Tale attività fu ammessa dallo stesso Delle Chiaie che la ricondusse ad una iniziativa dell’Ufficio affari riservati, condivisa tatticamente da An come valida manifestazione di "guerra psicologica" nei confronti del partito comunista. A prova della "copertura" fornita all’operazione da parte delle forze dell’ordine, secondo quanto riferisce Vinciguerra, Delle Chiaie avrebbe appreso da un funzionario della Questura che la immediata liberazione di alcuni avanguardisti fermati durante l’affissione dei manifesti era stata frutto di un preciso intervento in tal senso. Nell’operazione fu coinvolta An a livello nazionale e non soltanto a Roma. Infatti, oltre a Vinciguerra numerosi altri ex militanti dei gruppi eversivi di destra hanno parlato dell’operazione. Significative sono le testimonianze di Salvatore Francia, Paolo Pecoriello, Carmine Dominici e Roberto Palotto.
Vale la pena riportare alcuni passaggi dell’interrogatorio di Vinciguerra: "Indico in questa operazione il primo momento concreto dell’avvio della strategia della tensione, che deve quindi essere anticipata ai primi anni ’60 e non, come erroneamente si fa, fissata al maggio del 1965, data di svolgimento del ‘Convegno Pollio’.
Dell’operazione Manifesti Cinesi venni direttamente a conoscenza da Stefano Delle Chiaie a seguito dell’intervista apparsa nel 1974 fatta a Robert Leroy da un giornalista dell’Europeo. Di questa intervista ho già parlato ed anche delle reazioni negative di Delle Chiaie nei confronti di Leroy espresse a Ives Guerin Serac. Delle Chiaie si preoccupò di smentire parzialmente le responsabilità di Avanguardia Nazionale in questa operazione, negando il collegamento consapevole fra Avanguardia e l’Ufficio Affari Riservati del Ministero dell’Interno che ne era stato l’organizzatore. Pur confermando la veridicità delle affermazioni di Leroy al giornalista dell’Europeo, Delle Chiaie mi raccontò che ad affidargli l’incarico di affiggere i Manifesti cinesi era stato Mario Tedeschi, direttore de "Il Borghese", e che nell’operazione era coinvolto anche un esponente del Movimento Sociale Italiano, tale Gaetano La Morte.
Il Delle Chiaie confermò la responsabilità di Federico D’Amato dicendomi che a rivelargliela era stato il Dirigente dell’Ufficio Politico di Roma, tale D’Agostino, a seguito del fermo e dell’immediato rilascio di alcuni giovani di Avanguardia che erano stati fermati mentre affiggevano i manifesti.
Il D’Agostino ebbe un incontro con Stefano Delle Chiaie dopo il rilascio di questi ragazzi nel corso del quale evidenziò, sempre per quanto mi disse Delle Chiaie, il suo stupore per il fatto che gli Avanguardisti ignorassero che dietro l’operazione Manifesti Cinesi c’era il Ministero degli Interni nella persona di Federico D’Amato. Il Delle Chiaie concluse il suo racconto affermando che, appresa la verità e preso atto che era stato ingannato da Mario Tedeschi, si era distaccato da questo tipo di operazioni".
Successivamente, Gaetano La Morte avrebbe ricoperto incarichi di un certo prestigio all’interno del Msi, transitando poi ad Alleanza Nazionale.