3. L'eversione di destra e le coperture istituzionali
07. I rapporit tra Stefano Delle Chiaie e Federico Umberto D’Amato
Documento aggiornato al 30/11/2005
La testimonianza di Vinciguerra sulle collusioni tra D’Amato e Delle Chiaie – e quindi tra An e Affari riservati – ha trovato una straordinaria e autorevole conferma in quella di Guglielmo Carlucci, ex dirigente degli Affari Riservati, nonché stretto collaboratore di D’Amato, recentemente scomparso.
E’ utile riportare integralmente il contenuto delle dichiarazioni di Carlucci citando ampi brani della sentenza-ordinanza del GI di Venezia, Carlo Mastelloni:
"Sulla gestione di fonti, fonti interne o infiltrati coltivati dai funzionari del Ministero dell’Interno in servizio alla Div. AA.RR., nel corso della deposizione del 15 maggio 1997 il dr. Carlucci ha ricordato che il Delle Chiaie era solito frequentare il dr. D’Amato sia quando il funzionario era vice direttore che nei tempi successivi in cui era assurto alla carica di direttore della Divisione, trattenendosi con il prefetto nei locali dell’ufficio. In alcune occasioni lo stesso Carlucci aveva assistito ai colloqui intercorsi tra i due.
Secondo le percezioni del Carlucci cui il Delle Chiaie era stato presentato, D’Amato, la Divisione Aa.Rr., agevolava il capo indiscusso di Avanguardia Nazionale per il rilascio di passaporti per concessioni del porto d’armi e di quant’altro interessando in discesa gli organi competenti della Questura di Roma ed estendendo questo tipo di intervento anche a qualche amico dell’estremista.
Nel corso degli incontri il Delle Chiaie forniva notizie che il D’Amato dopo essersi fatto descrivere le singole personalità degli appartenenti al gruppo di A.N. trasfondeva in Appunti che poi inoltrava, per lo sviluppo, alla Sezione competente al fine di stimolare i conseguenti controlli da espletare in direzione dei militanti attraverso la Squadra centrale o ufficio politico o direttamente al Capo della Polizia che, ove del caso, a sua volta li inoltrava al Ministro.
Era dunque Delle Chiaie "un suo confidente nonché infiltrato" nella struttura di estrema destra. Si trattava di un rapporto personale ed esclusivo di D’Amato: "un contatto rischioso" ma ritenuto dallo stesso D’Amato e dal Carlucci "indispensabile".
Anche se il teste ha risposto di non aver mai sviluppato appunti provenienti dal Delle Chiaie all’esito di ogni commiato, cui egli aveva modo di assistere, il commento seguito alla visita espresso dal prefetto era sempre nel senso che il contatto con Delle Chiaie "poteva essere utile per noi".
Si tratta di un riscontro diretto fornito dal dr. Carlucci pertinente a un rapporto di cui si è eternamente sussurrato ma anche dibattuto spesso nelle aule di Giustizia e che nel corso di questa istruttoria ha avuto un’autorevole conferma processuale caratterizzata da una ricchezza di particolari e ben inquadrata nello spazio e nel tempo: "Nel 1966 allorché io pervenni al Viminale il rapporto tra D’Amato e Delle Chiaie era già in corso", nonché logicamente articolata: "il predetto, anche se si diceva che era un violento, non è mai stato arrestato anche se inquisito".
Delle Chiaie, dunque, era un "confidente e un infiltrato" di D’Amato. Una circostanza che, da sola, induce a riflettere con gravità sulle collusioni istituzionali e, da sola, dà buona parte della risposta sul perché i responsabili delle stragi siano in gran parte riusciti a sottrarsi alla giustizia.
Ma se le testimonianze di Vinciguerra e del dottor Carlucci sembrassero insufficienti per poter fare affermazioni così categoriche, ogni elemento di residuo dubbio viene tolto dalla ulteriore testimonianza di Gaetano Orlando (ritenuto attendibile dall’autorità giudiziaria di Milano e di Bologna) già capo, con Carlo Fumagalli, del Movimento di Azione Rivoluzionaria, rifugiato in Spagna durante la sua latitanza ed entrato nel "giro" di Delle Chiaie, che in quel periodo fungeva da padre-padrone della colonia dei fascisti italiani e manteneva i rapporti con le autorità franchiste spagnole, le quali utilizzavano gli avanguardisti e gli ordinovisti in "operazioni sporche" contro i baschi.
Orlando è stato testimone diretto di un incontro in Spagna tra il latitante Delle Chiaie e Federico Umberto D’Amato.
Ecco l’eloquente racconto dell’ex capo del Mar sull’incontro Delle Chiaie-D’Amato e, più in generale, sul ruolo del capo di Avanguardia Nazionale in Spagna e sui contatti con il piduista-fascista Mario Tedeschi e con Romualdi, a loro volta legati al capo degli Affari riservati: "In Spagna ho appreso che Delle Chiaie aveva eseguito azioni terroristiche attribuite ai baschi. Non dico che le abbia eseguite materialmente Stefano Delle Chiaie, ma che lui era l'organizzatore e che utilizzava la sua gente. Godeva dell'appoggio della Guardia Civil, come ho avuto modo di constatare relativamente alle vicende di Montejura. Venivano eseguiti attentati, sequestri di persona ed altri fatti criminosi che poi venivano addebitati all'Eta. Gli uomini di Delle Chiaie non operavano solo a Madrid, ma anche a San Sebastiano, a Barcellona ed in altre località della Spagna. Queste notizie apprese circa l'azione di Delle Chiaie in Spagna hanno formato in me la convinzione che anche in Italia dev'essere successo qualcosa di analogo [...] Spontaneamente aggiungo, poi che il Delle Chiaie mi condusse a Monteyura, nell'anniversario della vittoria carlista. Ricordo che era presente anche il Maggiore De Rosa della Guardia Forestale che io stesso accompagnai a Monteyura in macchina. Là Stefano mi presentò a Sisto Quinto a Monteyura c'era anche Cauchi. Per l'occasione Delle Chiaie era stato rifornito di jeep cariche di armi affidategli dalla Guardia Civile spagnola. Io e De Rosa rimanemmo in albergo. Ricordo che era l'albergo "Monteyura" dove dovremmo essere stati registrati. […] Anche Delle Chiaie stava nel nostro stesso albergo. Non so invece se ci fosse anche il Cauchi. Io e De Rosa rimanemmo in albergo, mentre Delle Chiaie, Cauchi e un'altra decina di italiani i cui nomi non sono mai emersi andarono via a bordo delle jeep. Quello che è successo poi è stato riportato su tutti i giornali. Il Delle Chiaie, inoltre, in Spagna ha fatto delle altre operazioni che sono state attribuite ai baschi, ma io non ho assistito a queste. Ho inoltre appreso che sarebbe coinvolto nell'omicidio di alcuni baschi […] Delle Chiaie, in Spagna, incontrava anche il Senatore Tedeschi, che io stesso ho conosciuto in occasione di una di queste visite. Vinciguerra non era al corrente del rapporto fra Delle Chiaie e Tedeschi e ne ha avuto conoscenza solo recentemente […] Non ricordo a quale delle riunioni di cui ho parlato fosse presente il Fachini, persona che comunque ho certamente incontrato e conosciuta a Padova, appunto in una di quelle riunioni [...] I deputati italiani che venivano in Spagna e dei quali ho parlato nei precedenti verbali venivano a trovare Delle Chiaie. Io ho conosciuto personalmente il Tedeschi e il Romualdi e non me la sento di fare i nomi degli altri".
"[…] Lei G.I. mi chiede di approfondire il tema, già accennato nel mio precedente verbale, dei rapporti tra i fuoriusciti di destra che vivevano a Madrid e uomini politici italiani. A tal proposito ricordo che il Delle Chiaie mi portò con sè, in una occasione, ad un suo incontro all'Hotel Melia Castiglia con il Romualdi. Giunti all'albergo il Romualdi ci raggiunse al bar ed il Delle Chiaie me lo presentò. Bevemmo qualcosa insieme e poi i due si allontanarono. Questo incontro risale al '76, ma so, pur senza avervi partecipato, che il Delle Chiaie ha avuto numerosi altri incontri col Romualdi […].
In Spagna non ci furono solo incontri con politici da parte di Delle Chiaie. Ricordo anche delle riunioni. Ho partecipato ad alcune di queste e ne ricordo una, in particolare, durante la quale mi venne presentato Federico Umberto D’Amato. Oltre a me il Delle Chiaie e il D’Amato, a questa riunione prese parte circa una trentina di persone, cileni, francesi, argentini ed italiani, oltre che degli spagnoli che facevano gli onori di casa. Fui invitato a questa riunione per consentirmi di illustrare la mia posizione su come comportarsi con le autorità locali nel Paese che ci offriva ospitalità [...]".
Il racconto di Orlando, sul punto della conoscenza tra Delle Chiaie e Tedeschi, si integra con quello di Vinciguerra, il quale apprende i retroscena dell’operazione "Manifesti cinesi" solamente nel 1974. E sarebbe ben strano che Delle Chiaie – il quale in quell’occasione riferisce di essere stato ingannato da Tedeschi – avesse mantenuto così a lungo e in maniera così stretta i rapporti con il direttore del "Borghese" se tra i due ci fosse stato un motivo di così grave conflitto.
Alla luce di quanto esposto, non vi possono essere dubbi circa i rapporti tra Delle Chiaie e D’Amato, ampiamente dimostrati.
E’ interessante, tuttavia, dare conto di altre testimonianze che dimostrano come, all’interno dei servizi segreti e della stessa destra missina, i rapporti tra Avanguardia Nazionale e Viminale fossero considerati un dato di fatto.
A tal proposito è interessante la testimonianza del capitano Antonio Labruna – recentemente scomparso – che era stato uno degli uomini del Sid che aveva indagato sui retroscena del golpe Borghese e non poteva non aver notato che, all’epoca, fu fatto di tutto per tenere fuori il gruppo di Delle Chiaie dall’inchiesta della magistratura:
"[…] Mi accorsi già nel corso dell’istruttoria che non erano stati denunciati alla A.G. i soggetti denuncianti e di cui alla copia in mio possesso: per esempio i componenti di Avanguardia Nazionale: Delle Chiaie, Maurizio Giorgi; aggiungo che tutti i componenti di Avanguardia Nazionale non furono denunciati per il Golpe benché ne fosse stata evidenziata una struttura palese ed una occulta e operativa in funzione del Golpe.
Avanguardia nazionale figurava come la parte operativa del Fronte, struttura che faceva capo al principe Borghese".
Labruna ha anche riferito dei contatti di Delle Chiaie con D’Amato e del suo ruolo di fonte e agente provocatore: " Capo di Avanguardia Nazionale era Stefano delle Chiaie, che, ripeto, era una fonte dell’Ufficio Affari Riservati: tanto mi fu confermato anche dall’avv. Degli Innocenti, dal Nicoli, nostra fonte, da Orlandini in Svizzera […].
Chi fosse in realtà Delle Chiaie, come detto, era noto anche in alcuni settori del Movimento sociale meno compromessi con i servizi segreti e con i gruppuscolo eversivi.
Interessante, a tal proposito, è la testimonianza di Romolo Baldoni (attivo nel Msi fino al 1980), che dimostra non solo il ruolo di provocatore di Delle Chiaie, ma anche l’ambiguità di un personaggio come Guido Paglia, dirigente di Avanguardia Nazionale e, come vedremo in seguito, definito dall’autorità giudiziaria di Milano e di Bologna – a seguito di risultanze processuali – informatore del Sid con il nome di copertura "Parodi".
A differenza di altri avanguardisti, Paglia sarebbe riuscito a riciclarsi nel mondo del giornalismo (famoso il suo scoop sull’arsenale di Camerino, funzionale al depistaggio organizzato dai servizi segreti, di cui si dirà più avanti) e, più recentemente, nel mondo manageriale.
Ha raccontato Romolo Baldoni: "Fino al 1976 ho militato nel Movimento Sociale Italiano e ciò dal 1948. Sono stato Consigliere per la Provincia di Roma svolgendo due mandati dal 1972 al 1980.
Nel 1969, 1970 ero Segretario Giovanile della Giovane Italia ed avevo, in quanto Dirigente, rapporti diretti con la dirigenza del Partito.
Non ho mai avuto rapporti con il Sid. Ho conosciuto Guido Paglia nel 1969.
Era egli dirigente di una formazione giovanile universitaria.
Ricordo che, nei primi mesi del 1970, invitai il predetto a casa mia, a pranzo, perché intendevo portarlo con me a Strasburgo acché partecipasse ad una manifestazione contro le costituende Regioni. In quel frangente io, sapendo che egli era amico del Delle Chiaie, detto Caccola, lo misi sull’avviso che questi era elemento pericoloso coinvolto in strani episodi: strage di piazza Fontana. Mi disse il predetto che lui era vicino a Delle Chiaie e che non poteva venire a Strasburgo, al Parlamento Europeo. Al che io, che avevo rapporti con dirigenti quali Almirante, De Marzio, Romualdi, ero al corrente, per averlo saputo nel corso di riunioni con i predetti, che Delle Chiaie sarebbe stato interrogato per i fatti di strage avvenuti a Milano.
Dopo due o tre giorni Delle Chiaie fuggì all’estero.
Contestatami la deposizione del Paglia sui punti relativi ai rapporti tra Delle Chiaie ed il Ministero dell’Interno, rapporti su cui mi diffusi e per i quali io subì la reazione, la sera, del Paglia e dello stesso Delle Chiaie.
Ricordo che la sera dello stesso giorno il Delle Chiaie, assieme al Paglia e ad altre cinque o sei persone, venne presso casa mia. Il Paglia suonò al campanello e mi fece scendere. Delle Chiaie mi chiese spiegazioni su quanto avevo riferito al Paglia. Fui evidentemente minacciato e risposi che non potevo dare spiegazioni di ciò che avevo detto perché non potevo rivelare la fonte che, come ho detto testé, era l’Onorevole Almirante che si era in tal guisa espresso nel corso di una riunione ristretta adducendo che Delle Chiaie sarebbe stato ascoltato dall’A.G. circa i fatti di strage. Almirante aveva in più occasioni detto che il Delle Chiaie era un provocatore al servizio del Ministero dell’Interno ed in particolare del Prefetto Federico Umberto D’Amato.
Almirante diceva di essere in possesso delle fotografie che rappresentavano Delle Chiaie mentre sortiva dal Ministero dell’Interno. E’ vero che il Delle Chiaie faceva attaccare manifesti del candidato della Dc Petrucci nella zona tuscolana impiegando anche propri elementi che io conoscevo.
Tutto questo io riferii al Paglia a colazione ma il discorso principale fu da me incentrato sul coinvolgimento asserito da Almirante del Delle Chiaie nei fatti di Piazza Fontana.
Era noto da anni, dal 1965 in poi, nel contesto del Msi, che il Delle Chiaie era un provocatore che agiva per conto del Ministero dell’Interno, della Democrazia Cristiana e tanto al fine di alzare i livelli di scontro nelle manifestazioni. Fui io a invitare a pranzo il Paglia concretizzando un tentativo di sottrarlo all’area del Delle Chiaie. Il gruppo la sera tentò di aggredirmi fisicamente cercando di sapere le mia fonti circa le attribuzioni fatte da me nei confronti dell’operato del Delle Chiaie. Almirante sosteneva esplicitamente che Delle Chiaie era finanziato dal Ministero dell’interno. Nel partito ciò però costituiva notizia corrente da anni pertanto la direttiva era quella di non far frequentare le sedi di Avanguardia Nazionale dai nostri elementi. Devo dire comunque che, coevamente, a noi risultava che Delle Chiaie aveva anche rapporti diretti con lo stesso Almirante e che nel 1975 da latitante, il Delle Chiaie si recò presso il predetto, presso la abitazione parlamentare. Tanto mi disse lo stesso Almirante dopo questo episodio, aggiungendo che la Ps, che sorvegliava la sua abitazione, aveva riconosciuto il Delle Chiaie ma non lo aveva arrestato, tale confidenza l’apprendemmo io e mia moglie a casa di Almirante. Non ricordo chi altro fosse presente. Almirante sostenne che la Ps non voleva prendere Delle Chiaie perché non si voleva che parlasse.
La Polizia aveva chiesto conferma allo stesso Almirante della identità dell’ospite.
Tanto ci riferì l’Onorevole.
Sono sicuro che almeno due volte, e sempre nel 1975, Almirante ricevette il Delle Chiaie. Tanto disse conversando con noi a pranzo".
Il racconto di Baldoni, oltre a mostrare i lati poco nobili – per usare un eufemismo – della personalità di Guido Paglia, dimostrano ulteriormente l’ambiguità di fondo dei dirigenti del Msi nei confronti dei terroristi fascisti e dei gruppi eversivi, che riuscivano a tenere insieme "condanne" formali ed apparenti, denunce di un’attività di provocazione e contatti stretti, fino alla decisione di incontrarsi con latitanti.
La collaborazione tra An e l’Ufficio affari riservati è ulteriormente riferita dal capitano Labruna, il quale ha affermato di averla appresa da Giannettini e da Guido Paglia. Tale circostanza trova conferma nelle dichiarazioni di Giannettini e nella nota relazione su "attività di Avanguardia nazionale e gruppi collegati" consegnata da Guido Paglia al Sid e non trasmessa all’autorità giudiziaria. La relazione fu invece utilizzata, secondo Vinciguerra, proprio come prova di affidabilità del servizio nei confronti di Delle Chiaie, con il quale Labruna si incontrò in Spagna poco dopo la ricezione della nota. Labruna faceva così sapere a Delle Chiaie che il Sid sapeva che il coinvolgimento di An nel golpe Borghese era passato proprio attraverso la struttura di intelligence del Ministero dell’interno, ma teneva la cosa segreta.
E’ utile riportare integralmente il contenuto delle dichiarazioni di Carlucci citando ampi brani della sentenza-ordinanza del GI di Venezia, Carlo Mastelloni:
"Sulla gestione di fonti, fonti interne o infiltrati coltivati dai funzionari del Ministero dell’Interno in servizio alla Div. AA.RR., nel corso della deposizione del 15 maggio 1997 il dr. Carlucci ha ricordato che il Delle Chiaie era solito frequentare il dr. D’Amato sia quando il funzionario era vice direttore che nei tempi successivi in cui era assurto alla carica di direttore della Divisione, trattenendosi con il prefetto nei locali dell’ufficio. In alcune occasioni lo stesso Carlucci aveva assistito ai colloqui intercorsi tra i due.
Secondo le percezioni del Carlucci cui il Delle Chiaie era stato presentato, D’Amato, la Divisione Aa.Rr., agevolava il capo indiscusso di Avanguardia Nazionale per il rilascio di passaporti per concessioni del porto d’armi e di quant’altro interessando in discesa gli organi competenti della Questura di Roma ed estendendo questo tipo di intervento anche a qualche amico dell’estremista.
Nel corso degli incontri il Delle Chiaie forniva notizie che il D’Amato dopo essersi fatto descrivere le singole personalità degli appartenenti al gruppo di A.N. trasfondeva in Appunti che poi inoltrava, per lo sviluppo, alla Sezione competente al fine di stimolare i conseguenti controlli da espletare in direzione dei militanti attraverso la Squadra centrale o ufficio politico o direttamente al Capo della Polizia che, ove del caso, a sua volta li inoltrava al Ministro.
Era dunque Delle Chiaie "un suo confidente nonché infiltrato" nella struttura di estrema destra. Si trattava di un rapporto personale ed esclusivo di D’Amato: "un contatto rischioso" ma ritenuto dallo stesso D’Amato e dal Carlucci "indispensabile".
Anche se il teste ha risposto di non aver mai sviluppato appunti provenienti dal Delle Chiaie all’esito di ogni commiato, cui egli aveva modo di assistere, il commento seguito alla visita espresso dal prefetto era sempre nel senso che il contatto con Delle Chiaie "poteva essere utile per noi".
Si tratta di un riscontro diretto fornito dal dr. Carlucci pertinente a un rapporto di cui si è eternamente sussurrato ma anche dibattuto spesso nelle aule di Giustizia e che nel corso di questa istruttoria ha avuto un’autorevole conferma processuale caratterizzata da una ricchezza di particolari e ben inquadrata nello spazio e nel tempo: "Nel 1966 allorché io pervenni al Viminale il rapporto tra D’Amato e Delle Chiaie era già in corso", nonché logicamente articolata: "il predetto, anche se si diceva che era un violento, non è mai stato arrestato anche se inquisito".
Delle Chiaie, dunque, era un "confidente e un infiltrato" di D’Amato. Una circostanza che, da sola, induce a riflettere con gravità sulle collusioni istituzionali e, da sola, dà buona parte della risposta sul perché i responsabili delle stragi siano in gran parte riusciti a sottrarsi alla giustizia.
Ma se le testimonianze di Vinciguerra e del dottor Carlucci sembrassero insufficienti per poter fare affermazioni così categoriche, ogni elemento di residuo dubbio viene tolto dalla ulteriore testimonianza di Gaetano Orlando (ritenuto attendibile dall’autorità giudiziaria di Milano e di Bologna) già capo, con Carlo Fumagalli, del Movimento di Azione Rivoluzionaria, rifugiato in Spagna durante la sua latitanza ed entrato nel "giro" di Delle Chiaie, che in quel periodo fungeva da padre-padrone della colonia dei fascisti italiani e manteneva i rapporti con le autorità franchiste spagnole, le quali utilizzavano gli avanguardisti e gli ordinovisti in "operazioni sporche" contro i baschi.
Orlando è stato testimone diretto di un incontro in Spagna tra il latitante Delle Chiaie e Federico Umberto D’Amato.
Ecco l’eloquente racconto dell’ex capo del Mar sull’incontro Delle Chiaie-D’Amato e, più in generale, sul ruolo del capo di Avanguardia Nazionale in Spagna e sui contatti con il piduista-fascista Mario Tedeschi e con Romualdi, a loro volta legati al capo degli Affari riservati: "In Spagna ho appreso che Delle Chiaie aveva eseguito azioni terroristiche attribuite ai baschi. Non dico che le abbia eseguite materialmente Stefano Delle Chiaie, ma che lui era l'organizzatore e che utilizzava la sua gente. Godeva dell'appoggio della Guardia Civil, come ho avuto modo di constatare relativamente alle vicende di Montejura. Venivano eseguiti attentati, sequestri di persona ed altri fatti criminosi che poi venivano addebitati all'Eta. Gli uomini di Delle Chiaie non operavano solo a Madrid, ma anche a San Sebastiano, a Barcellona ed in altre località della Spagna. Queste notizie apprese circa l'azione di Delle Chiaie in Spagna hanno formato in me la convinzione che anche in Italia dev'essere successo qualcosa di analogo [...] Spontaneamente aggiungo, poi che il Delle Chiaie mi condusse a Monteyura, nell'anniversario della vittoria carlista. Ricordo che era presente anche il Maggiore De Rosa della Guardia Forestale che io stesso accompagnai a Monteyura in macchina. Là Stefano mi presentò a Sisto Quinto a Monteyura c'era anche Cauchi. Per l'occasione Delle Chiaie era stato rifornito di jeep cariche di armi affidategli dalla Guardia Civile spagnola. Io e De Rosa rimanemmo in albergo. Ricordo che era l'albergo "Monteyura" dove dovremmo essere stati registrati. […] Anche Delle Chiaie stava nel nostro stesso albergo. Non so invece se ci fosse anche il Cauchi. Io e De Rosa rimanemmo in albergo, mentre Delle Chiaie, Cauchi e un'altra decina di italiani i cui nomi non sono mai emersi andarono via a bordo delle jeep. Quello che è successo poi è stato riportato su tutti i giornali. Il Delle Chiaie, inoltre, in Spagna ha fatto delle altre operazioni che sono state attribuite ai baschi, ma io non ho assistito a queste. Ho inoltre appreso che sarebbe coinvolto nell'omicidio di alcuni baschi […] Delle Chiaie, in Spagna, incontrava anche il Senatore Tedeschi, che io stesso ho conosciuto in occasione di una di queste visite. Vinciguerra non era al corrente del rapporto fra Delle Chiaie e Tedeschi e ne ha avuto conoscenza solo recentemente […] Non ricordo a quale delle riunioni di cui ho parlato fosse presente il Fachini, persona che comunque ho certamente incontrato e conosciuta a Padova, appunto in una di quelle riunioni [...] I deputati italiani che venivano in Spagna e dei quali ho parlato nei precedenti verbali venivano a trovare Delle Chiaie. Io ho conosciuto personalmente il Tedeschi e il Romualdi e non me la sento di fare i nomi degli altri".
"[…] Lei G.I. mi chiede di approfondire il tema, già accennato nel mio precedente verbale, dei rapporti tra i fuoriusciti di destra che vivevano a Madrid e uomini politici italiani. A tal proposito ricordo che il Delle Chiaie mi portò con sè, in una occasione, ad un suo incontro all'Hotel Melia Castiglia con il Romualdi. Giunti all'albergo il Romualdi ci raggiunse al bar ed il Delle Chiaie me lo presentò. Bevemmo qualcosa insieme e poi i due si allontanarono. Questo incontro risale al '76, ma so, pur senza avervi partecipato, che il Delle Chiaie ha avuto numerosi altri incontri col Romualdi […].
In Spagna non ci furono solo incontri con politici da parte di Delle Chiaie. Ricordo anche delle riunioni. Ho partecipato ad alcune di queste e ne ricordo una, in particolare, durante la quale mi venne presentato Federico Umberto D’Amato. Oltre a me il Delle Chiaie e il D’Amato, a questa riunione prese parte circa una trentina di persone, cileni, francesi, argentini ed italiani, oltre che degli spagnoli che facevano gli onori di casa. Fui invitato a questa riunione per consentirmi di illustrare la mia posizione su come comportarsi con le autorità locali nel Paese che ci offriva ospitalità [...]".
Il racconto di Orlando, sul punto della conoscenza tra Delle Chiaie e Tedeschi, si integra con quello di Vinciguerra, il quale apprende i retroscena dell’operazione "Manifesti cinesi" solamente nel 1974. E sarebbe ben strano che Delle Chiaie – il quale in quell’occasione riferisce di essere stato ingannato da Tedeschi – avesse mantenuto così a lungo e in maniera così stretta i rapporti con il direttore del "Borghese" se tra i due ci fosse stato un motivo di così grave conflitto.
Alla luce di quanto esposto, non vi possono essere dubbi circa i rapporti tra Delle Chiaie e D’Amato, ampiamente dimostrati.
E’ interessante, tuttavia, dare conto di altre testimonianze che dimostrano come, all’interno dei servizi segreti e della stessa destra missina, i rapporti tra Avanguardia Nazionale e Viminale fossero considerati un dato di fatto.
A tal proposito è interessante la testimonianza del capitano Antonio Labruna – recentemente scomparso – che era stato uno degli uomini del Sid che aveva indagato sui retroscena del golpe Borghese e non poteva non aver notato che, all’epoca, fu fatto di tutto per tenere fuori il gruppo di Delle Chiaie dall’inchiesta della magistratura:
"[…] Mi accorsi già nel corso dell’istruttoria che non erano stati denunciati alla A.G. i soggetti denuncianti e di cui alla copia in mio possesso: per esempio i componenti di Avanguardia Nazionale: Delle Chiaie, Maurizio Giorgi; aggiungo che tutti i componenti di Avanguardia Nazionale non furono denunciati per il Golpe benché ne fosse stata evidenziata una struttura palese ed una occulta e operativa in funzione del Golpe.
Avanguardia nazionale figurava come la parte operativa del Fronte, struttura che faceva capo al principe Borghese".
Labruna ha anche riferito dei contatti di Delle Chiaie con D’Amato e del suo ruolo di fonte e agente provocatore: " Capo di Avanguardia Nazionale era Stefano delle Chiaie, che, ripeto, era una fonte dell’Ufficio Affari Riservati: tanto mi fu confermato anche dall’avv. Degli Innocenti, dal Nicoli, nostra fonte, da Orlandini in Svizzera […].
Chi fosse in realtà Delle Chiaie, come detto, era noto anche in alcuni settori del Movimento sociale meno compromessi con i servizi segreti e con i gruppuscolo eversivi.
Interessante, a tal proposito, è la testimonianza di Romolo Baldoni (attivo nel Msi fino al 1980), che dimostra non solo il ruolo di provocatore di Delle Chiaie, ma anche l’ambiguità di un personaggio come Guido Paglia, dirigente di Avanguardia Nazionale e, come vedremo in seguito, definito dall’autorità giudiziaria di Milano e di Bologna – a seguito di risultanze processuali – informatore del Sid con il nome di copertura "Parodi".
A differenza di altri avanguardisti, Paglia sarebbe riuscito a riciclarsi nel mondo del giornalismo (famoso il suo scoop sull’arsenale di Camerino, funzionale al depistaggio organizzato dai servizi segreti, di cui si dirà più avanti) e, più recentemente, nel mondo manageriale.
Ha raccontato Romolo Baldoni: "Fino al 1976 ho militato nel Movimento Sociale Italiano e ciò dal 1948. Sono stato Consigliere per la Provincia di Roma svolgendo due mandati dal 1972 al 1980.
Nel 1969, 1970 ero Segretario Giovanile della Giovane Italia ed avevo, in quanto Dirigente, rapporti diretti con la dirigenza del Partito.
Non ho mai avuto rapporti con il Sid. Ho conosciuto Guido Paglia nel 1969.
Era egli dirigente di una formazione giovanile universitaria.
Ricordo che, nei primi mesi del 1970, invitai il predetto a casa mia, a pranzo, perché intendevo portarlo con me a Strasburgo acché partecipasse ad una manifestazione contro le costituende Regioni. In quel frangente io, sapendo che egli era amico del Delle Chiaie, detto Caccola, lo misi sull’avviso che questi era elemento pericoloso coinvolto in strani episodi: strage di piazza Fontana. Mi disse il predetto che lui era vicino a Delle Chiaie e che non poteva venire a Strasburgo, al Parlamento Europeo. Al che io, che avevo rapporti con dirigenti quali Almirante, De Marzio, Romualdi, ero al corrente, per averlo saputo nel corso di riunioni con i predetti, che Delle Chiaie sarebbe stato interrogato per i fatti di strage avvenuti a Milano.
Dopo due o tre giorni Delle Chiaie fuggì all’estero.
Contestatami la deposizione del Paglia sui punti relativi ai rapporti tra Delle Chiaie ed il Ministero dell’Interno, rapporti su cui mi diffusi e per i quali io subì la reazione, la sera, del Paglia e dello stesso Delle Chiaie.
Ricordo che la sera dello stesso giorno il Delle Chiaie, assieme al Paglia e ad altre cinque o sei persone, venne presso casa mia. Il Paglia suonò al campanello e mi fece scendere. Delle Chiaie mi chiese spiegazioni su quanto avevo riferito al Paglia. Fui evidentemente minacciato e risposi che non potevo dare spiegazioni di ciò che avevo detto perché non potevo rivelare la fonte che, come ho detto testé, era l’Onorevole Almirante che si era in tal guisa espresso nel corso di una riunione ristretta adducendo che Delle Chiaie sarebbe stato ascoltato dall’A.G. circa i fatti di strage. Almirante aveva in più occasioni detto che il Delle Chiaie era un provocatore al servizio del Ministero dell’Interno ed in particolare del Prefetto Federico Umberto D’Amato.
Almirante diceva di essere in possesso delle fotografie che rappresentavano Delle Chiaie mentre sortiva dal Ministero dell’Interno. E’ vero che il Delle Chiaie faceva attaccare manifesti del candidato della Dc Petrucci nella zona tuscolana impiegando anche propri elementi che io conoscevo.
Tutto questo io riferii al Paglia a colazione ma il discorso principale fu da me incentrato sul coinvolgimento asserito da Almirante del Delle Chiaie nei fatti di Piazza Fontana.
Era noto da anni, dal 1965 in poi, nel contesto del Msi, che il Delle Chiaie era un provocatore che agiva per conto del Ministero dell’Interno, della Democrazia Cristiana e tanto al fine di alzare i livelli di scontro nelle manifestazioni. Fui io a invitare a pranzo il Paglia concretizzando un tentativo di sottrarlo all’area del Delle Chiaie. Il gruppo la sera tentò di aggredirmi fisicamente cercando di sapere le mia fonti circa le attribuzioni fatte da me nei confronti dell’operato del Delle Chiaie. Almirante sosteneva esplicitamente che Delle Chiaie era finanziato dal Ministero dell’interno. Nel partito ciò però costituiva notizia corrente da anni pertanto la direttiva era quella di non far frequentare le sedi di Avanguardia Nazionale dai nostri elementi. Devo dire comunque che, coevamente, a noi risultava che Delle Chiaie aveva anche rapporti diretti con lo stesso Almirante e che nel 1975 da latitante, il Delle Chiaie si recò presso il predetto, presso la abitazione parlamentare. Tanto mi disse lo stesso Almirante dopo questo episodio, aggiungendo che la Ps, che sorvegliava la sua abitazione, aveva riconosciuto il Delle Chiaie ma non lo aveva arrestato, tale confidenza l’apprendemmo io e mia moglie a casa di Almirante. Non ricordo chi altro fosse presente. Almirante sostenne che la Ps non voleva prendere Delle Chiaie perché non si voleva che parlasse.
La Polizia aveva chiesto conferma allo stesso Almirante della identità dell’ospite.
Tanto ci riferì l’Onorevole.
Sono sicuro che almeno due volte, e sempre nel 1975, Almirante ricevette il Delle Chiaie. Tanto disse conversando con noi a pranzo".
Il racconto di Baldoni, oltre a mostrare i lati poco nobili – per usare un eufemismo – della personalità di Guido Paglia, dimostrano ulteriormente l’ambiguità di fondo dei dirigenti del Msi nei confronti dei terroristi fascisti e dei gruppi eversivi, che riuscivano a tenere insieme "condanne" formali ed apparenti, denunce di un’attività di provocazione e contatti stretti, fino alla decisione di incontrarsi con latitanti.
La collaborazione tra An e l’Ufficio affari riservati è ulteriormente riferita dal capitano Labruna, il quale ha affermato di averla appresa da Giannettini e da Guido Paglia. Tale circostanza trova conferma nelle dichiarazioni di Giannettini e nella nota relazione su "attività di Avanguardia nazionale e gruppi collegati" consegnata da Guido Paglia al Sid e non trasmessa all’autorità giudiziaria. La relazione fu invece utilizzata, secondo Vinciguerra, proprio come prova di affidabilità del servizio nei confronti di Delle Chiaie, con il quale Labruna si incontrò in Spagna poco dopo la ricezione della nota. Labruna faceva così sapere a Delle Chiaie che il Sid sapeva che il coinvolgimento di An nel golpe Borghese era passato proprio attraverso la struttura di intelligence del Ministero dell’interno, ma teneva la cosa segreta.