3. L'eversione di destra e le coperture istituzionali

09. Gli uomini del Sid: infiltrati dei Servizi nei gruppi della destra eversiva

Documento aggiornato al 30/11/2005
E’ stato accertato presso gli archivi del Sismi - e attraverso alcune ammissioni dirette degli interessati - che il Sid disponeva di diverse fonti interne al gruppo ordinovista o inserite negli ambienti della destra eversiva, senza considerare coloro i quali, come Carlo Digilio e Marcello Soffiati, facevano parte del gruppo ed erano nel contempo agenti informativi per conto degli americani, e senza considerare l’ambigua posizione di Delfo Zorzi, eversore ma frequentatore del Viminale.

Gli infiltrati del Sid erano:

A) Guido Negriolli, fonte dei Cc di Padova facenti parte del Sid. Negriolli fu tra i primi, dopo la strage di via Fatebenefratelli, a riferire che l’"anarchico" Gianfranco Bertoli altro non era che un personaggio legato a On;

B) Gianfrancesco Belloni;

C) Dario Zagolin;

D) Gianni Casalini, fonte Turco;

E) Maurizio Tramonte, fonte Tritone;

F) Giampietro Montavoci, fonte Mambo.

Lo stesso Gianfranco Bertoli, autore materiale della strage del 1973, è risultato informatore del Sifar con il nome in codice Negro. Si vedrà oltre come il suo fascicolo sia stato manomesso per non far apparire che la sua collaborazione con il servizio fosse continuata anche negli anni successivi, e che la sua permanenza in un kibbutz israeliano sia spiegabile solo con uno scambio di favori tra servizi amici.

Tutte le fonti hanno riferito notizie importantissime, a lungo nascoste all’autorità giudiziaria. Ma – circostanza assai più grave – si è potuto accertare che gli informatori del Sid hanno svolto anche direttamente attività terroristica.

In pratica alcuni episodi della strategia della tensione sono stati direttamente provocati dai fascisti stipendiati dal Sid.

Significativo è il racconto del collaboratore Carlo Digilio a proposito dell’attentato al Gazzettino di Venezia avvenuto il 21 febbraio 1978 nel corso del quale fu uccisa una guardia notturna, Franco Battagliarin.

All’alba di quel giorno, la guardia giurata aveva notato un ordigno deposto su un gradino dinanzi alla sede del quotidiano, ma appena egli si era avvicinato e aveva tentato di rimuovere l’ordigno, questo era esploso uccidendolo quasi sul colpo. L’attentato era stato rivendicato telefonicamente da Ordine Nuovo e gli accertamenti tecnici avevano consentito di appurare che l’innesco dell’esplosivo (rinchiuso all’interno di una pentola a pressione al fine di aumentarne la potenzialità offensiva) era caratterizzato dalla presenza, come temporizzatore, di una sveglia di marca Ruhla, vero "marchio di fabbrica" della struttura di Ordine Nuovo sin dai tempi degli attentati ai treni dell’agosto 1969, commessi appunto, come molti altri successivi, utilizzando orologi o sveglie Ruhla.

Digilio ha raccontato i retroscena di quell’azione terroristica:

"[…] parecchio tempo dopo, durante un incontro con Giampietro Montavoci sulla riva degli Schiavoni, questi, in un contesto di vari discorsi sulla destra, mi confessò di essere l’autore dell’attentato al Gazzettino.

Durante questo incontro, quando Montavoci fece il primo accenno all’episodio, avevo fatto in modo che si aprisse ed egli, oltre alla sua responsabilità personale, aggiunse che l’attentato era stato una ritorsione contro il Gazzettino che da tempo aveva fatto una campagna di stampa contro la destra".

Dunque Giampietro Montavoci, fonte Mambo del Sid, era stato l’autore materiale di un attentato che era costato la vita ad una guardia notturna.

Partecipava ad azioni terroristiche e nel contempo riceveva i compensi da parte di un’istituzione dello Stato democratico.

Anche questa vicenda deve essere severamente stigmatizzata. Rappresenta un’ulteriore spiegazione del perché, così a lungo, non sono stati scoperti i responsabili delle stragi e degli attentati fascisti. Tra l’altro, come è stato ricordato in più testimonianze, Giampietro Montavoci era figlio di un poliziotto. E il gruppo di On riusciva ad essere avvisato in tempo reale di eventuali perquisizioni o controlli della Questura contro i gruppi della destra.
 
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