4. I tentativi golpisti
01. Introduzione
Documento aggiornato al 30/11/2005
La strategia della tensione e le predisposizioni ai tentativi golpisti sono stati il frutto dell’attuazione di indirizzi politici, strategico-militari e psicologici volti a ridurre nei paesi occidentali – e in particolare in Italia – l’influenza dei partiti comunisti e, in generale, dei partiti e dei movimenti di sinistra che non fossero rigidamente ancorati nel campo occidentale.
Il dispositivo, che trovava la sua scaturigine all’interno dei settori atlantici più oltranzisti ed era in grado di condizionare e orientare le scelte dei governi nazionali – in questo caso dell’Italia – in tema di politiche di difesa e di sicurezza, prevedeva:
1) un complesso di reti clandestine composte di militari e civili di ampiezza ben superiore al livello ufficializzato di Gladio, non ancora conoscibili nel dettaglio - in particolare per quanto riguarda la loro riferibilità ad un unico centro di comando e controllo - nelle quali la finalità di controinsorgenza e più in generale anticomunista era divenuta prevalente sul compito originario di attivazione nella eventualità, sempre più improbabile, di una occupazione da est del territorio nazionale da parte di eserciti nemici;
2) gruppi clandestini di estrema destra che avevano come finalità quella di determinare una forte involuzione autoritaria delle istituzioni dello Stato. Questi gruppi, come emerge da molteplici e concordanti documenti e testimonianze, mantennero ininterrottamente un ambiguo rapporto di internità/esternità con il Msi-Dn, grazie anche alla connivenza con la dirigenza missina, come dimostrano, per tutti, i rapporti tra Almirante e Delle Chiaie e il comandante Borghese;
3) rapporti di contiguità e di connessione tra settori istituzionali dello Stato e gruppi della destra eversiva;
4) rapporti di contiguità tra gruppi di terroristi fascisti e apparati informativi riconducibili agli Stati Uniti d’America.
Il collante era costituito dal comune apprezzamento che, nel mondo diviso in due blocchi, fosse già in corso anche nell'Occidente una guerra non convenzionale (la c.d. guerra rivoluzionaria), che imponeva una forte azione di contrasto al pericolo comunista, nutrita di adeguate strategie controrivoluzionarie.
Si tratta, come già ricordato, di una realtà che il tempo ha consentito di percepire con sempre maggiore chiarezza ed alla quale sono attribuibili in termini di certezza, anche processuale, eventi che nella prima metà degli anni '70 fortemente incisero, turbandola, sulla vita democratica del Paese.
Prima di proseguire, occorre sottolineare come appaia storicamente credibile e logico che le tensioni sociali di segno opposto, (la contestazione studentesca, la protesta sindacale ed operaia, l'azione sempre più intensa dei gruppi eversivi della sinistra) che caratterizzarono la vita nazionale a partire dalla fine degli anni '60, rendano pienamente conto del perchè la realtà occulta, cui ora si ha riferimento, sia passata dalla potenzialità operativa che l'aveva caratterizzata nel periodo anteriore, ad una attivazione concreta.
Il tempo consente ad una riflessione serena di apprezzare il rapporto di interazione reciproca che venne a stabilirsi tra i due opposti focolai di tensione, nel senso che da un lato l'acuirsi della protesta sociale di sinistra attivò tentazioni di involuzione autoritaria rendendo apparentemente più concreto il c.d. pericolo rosso, dall'altro la percezione di tendenze golpiste presenti anche in apparati istituzionali dello Stato, spinse le tensioni sociali che alimentavano la protesta di sinistra ad assumere più intensamente forme eversive e rivoluzionarie, come dimostra la personale esperienza di Gian Giacomo Feltrinelli, fondatore dei Gap.
Si è quindi in presenza di due fenomeni che indubbiamente interagirono tra loro e che non sono pienamente comprensibili se non complessivamente analizzati nell'unicità del contesto.
Naturalmente, questa visione d’insieme non può far dimenticare che l’eversione di destra fu di tipo "istituzionale", alimentata e armata dagli apparati dello Stato e da alcune strutture dell’Alleanza Atlantica – in particolare quelle riconducibili agli Usa – come dimostrano le vicende delle armi fornite al Mar di Fumagalli dai carabinieri organici ai comandi Nato, o l’ospitalità data ai terroristi fascisti nelle basi Nato di Camp Derby a Livorno, al comando Ftase di Verona e a quello Setaf di Vicenza.
Il dispositivo, che trovava la sua scaturigine all’interno dei settori atlantici più oltranzisti ed era in grado di condizionare e orientare le scelte dei governi nazionali – in questo caso dell’Italia – in tema di politiche di difesa e di sicurezza, prevedeva:
1) un complesso di reti clandestine composte di militari e civili di ampiezza ben superiore al livello ufficializzato di Gladio, non ancora conoscibili nel dettaglio - in particolare per quanto riguarda la loro riferibilità ad un unico centro di comando e controllo - nelle quali la finalità di controinsorgenza e più in generale anticomunista era divenuta prevalente sul compito originario di attivazione nella eventualità, sempre più improbabile, di una occupazione da est del territorio nazionale da parte di eserciti nemici;
2) gruppi clandestini di estrema destra che avevano come finalità quella di determinare una forte involuzione autoritaria delle istituzioni dello Stato. Questi gruppi, come emerge da molteplici e concordanti documenti e testimonianze, mantennero ininterrottamente un ambiguo rapporto di internità/esternità con il Msi-Dn, grazie anche alla connivenza con la dirigenza missina, come dimostrano, per tutti, i rapporti tra Almirante e Delle Chiaie e il comandante Borghese;
3) rapporti di contiguità e di connessione tra settori istituzionali dello Stato e gruppi della destra eversiva;
4) rapporti di contiguità tra gruppi di terroristi fascisti e apparati informativi riconducibili agli Stati Uniti d’America.
Il collante era costituito dal comune apprezzamento che, nel mondo diviso in due blocchi, fosse già in corso anche nell'Occidente una guerra non convenzionale (la c.d. guerra rivoluzionaria), che imponeva una forte azione di contrasto al pericolo comunista, nutrita di adeguate strategie controrivoluzionarie.
Si tratta, come già ricordato, di una realtà che il tempo ha consentito di percepire con sempre maggiore chiarezza ed alla quale sono attribuibili in termini di certezza, anche processuale, eventi che nella prima metà degli anni '70 fortemente incisero, turbandola, sulla vita democratica del Paese.
Prima di proseguire, occorre sottolineare come appaia storicamente credibile e logico che le tensioni sociali di segno opposto, (la contestazione studentesca, la protesta sindacale ed operaia, l'azione sempre più intensa dei gruppi eversivi della sinistra) che caratterizzarono la vita nazionale a partire dalla fine degli anni '60, rendano pienamente conto del perchè la realtà occulta, cui ora si ha riferimento, sia passata dalla potenzialità operativa che l'aveva caratterizzata nel periodo anteriore, ad una attivazione concreta.
Il tempo consente ad una riflessione serena di apprezzare il rapporto di interazione reciproca che venne a stabilirsi tra i due opposti focolai di tensione, nel senso che da un lato l'acuirsi della protesta sociale di sinistra attivò tentazioni di involuzione autoritaria rendendo apparentemente più concreto il c.d. pericolo rosso, dall'altro la percezione di tendenze golpiste presenti anche in apparati istituzionali dello Stato, spinse le tensioni sociali che alimentavano la protesta di sinistra ad assumere più intensamente forme eversive e rivoluzionarie, come dimostra la personale esperienza di Gian Giacomo Feltrinelli, fondatore dei Gap.
Si è quindi in presenza di due fenomeni che indubbiamente interagirono tra loro e che non sono pienamente comprensibili se non complessivamente analizzati nell'unicità del contesto.
Naturalmente, questa visione d’insieme non può far dimenticare che l’eversione di destra fu di tipo "istituzionale", alimentata e armata dagli apparati dello Stato e da alcune strutture dell’Alleanza Atlantica – in particolare quelle riconducibili agli Usa – come dimostrano le vicende delle armi fornite al Mar di Fumagalli dai carabinieri organici ai comandi Nato, o l’ospitalità data ai terroristi fascisti nelle basi Nato di Camp Derby a Livorno, al comando Ftase di Verona e a quello Setaf di Vicenza.