Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di Ilaria Alpi e Miran
01. Conclusioni
Memoria di Minoranza DS
Documento aggiornato al 01/04/2006
Le forze politiche di opposizione hanno deciso di votare contro le conclusioni del Presidente Taormina e contro la relazione di maggioranza. Lo strumento scelto per manifestare questa posizione politica è una memoria che si articola in tre momenti: conclusione, documento di analisi critica della relazione di maggioranza e una raccolta di allegati di carattere informativo. I partiti di opposizione hanno dato un contributo decisivo ai lavori della Commissione. Grazie alle opposizioni è stata garantita la funzionalità e l'efficacia della Commissione.
Condividiamo la ricostruzione del contesto politico-militare, economico e religioso della Somalia di quel periodo. Recepiamo positivamente i risultati della perizia eseguita dalla Polizia Scientifica sull'auto nella quale furono uccisi i due giornalisti. In linea di massima condividiamo la
ricostruzione delle responsabilità delle diverse amministrazioni dello Stato che ha evidenziato omissioni, inadempienze e deficit di professionalità.
Esprimiamo invece un giudizio severo sul metodo di conduzione dei lavori della Commissione, sulle conclusioni del Presidente e sulla relazione votata a maggioranza che verrà consegnata al Parlamento.
La gestione monocratica del Presidente, la estensione inopportuna dei poteri della Commissione ben oltre la prassi parlamentare, la unilateralità e la evidente strumentalizzazione politica di molte
esternazioni alla stampa da parte del Presidente , la denigrazione del lavoro professionale di Ilaria Alpi e l'accanimento finale contro i genitori hanno deteriorato il clima politico all'interno della Commissione con pesanti ripercussioni sul lavoro e la serenità dei consulenti. Il conflitto è stato talmente aspro da costringere i partiti di opposizione a sospendere la loro partecipazione ai lavori. In più occasioni si è sfiorata la rottura definitiva che è stata evitata grazie al senso di responsabilità delle opposizioni. Le conclusioni del Presidente sono inaccettabili. Chiudono il caso proponendo una verità senza prove. Tra le diverse possibili causali dell'omicidio il Presidente e la maggioranza scelgono quella dell'atto banditesco contro persone non definite e senza identità. Si afferma che non c'è stato intento omicidiario perché l'agguato era stato preparato per rapire due giornalisti e non per uccidere.
La causale dell'omicidio è un rapimento finito male a causa della reazione della guardia del corpo di Ilaria Alpi che ha sparato per prima.
Siamo di fronte ad una conclusione basata su di una interpretazione soggettiva e politica dell'intera vicenda che contiene forzature evidenti e che è basata su di una selezione delle informazioni in possesso della Commissione attenta a mettere in evidenza tutto ciò che avvalora la verità preconfezionata che si voleva confermare. E' una conclusione strumentale che a l'obiettivo politico di colpire la sinistra. Il Presidente Taormina ha accusato la sinistra di aver ordito un complotto contro Bettino Craxi e Silvio Berlusconi con la complicità di giornali e
giornalisti, apparati dello Stato e della stessa famiglia Alpi, cercando di coinvolgere i partiti della prima Repubblica nei traffici illeciti con la Somalia (intervista al Il Giornale del 22 Febbraio 06).
In questo senso le conclusioni del Presidente sono del tutto coerenti con questo obiettivo. Infatti nella prima pagina delle sue conclusioni il Presidente Taormina pone al centro dei compiti della Commissione l'obiettivo di mettere in discussione la tesi sostenuta dal "complotto della sinistra e del centro giornalistico di depistaggio" e cioè la tesi che Ilaria Alpi sia stata uccisa a causa delle sue indagini sui traffici illeciti e sulla malacooperazione con la Somalia. Ma tra i compiti istitutivi che il
Parlamento all'unanimità ha affidato alla Commissione c'era proprio la ricerca di possibili connessione tra l'omicidio e questi traffici. Invece il Presidente Taormina ha vissuto con scarsa determinazione questo compito senza attivare alcuna indagine autonoma.
Il Presidente ha chiuso il caso dell'omicidio dei due giornalisti proponendo una verità senza riscontri e senza prove.
Per noi invece il caso rimane aperto in quanto le causali non sono chiarite, non sono individuati gli esecutori e i possibili mandanti. Non sono state raccolte le prove, al contrario di quello che dice il
Presidente sulla innocenza dell'unico somalo che sta scontando in carcere una pena molto pesante come componente del commando che attuò l'agguato.
Fin dall'inizio abbiamo ricercato la verità con mente aperta e senza pregiudizi, abbiamo apportato un grande contributo qualitativo ai lavori e vogliamo terminare allo stesso modo, senza proporre verità che non siano riscontrabili. Il Presidente, in questi due anni di lavoro sulle causali dell'omicidio, stato molto "ondivago". All'inizio ha tenuto uno stretto rapporto con la famiglia dando più volte l'impressione di condividere
l'ipotesi di una esecuzione causata dalle indagini di Ilaria Alpi sui traffici illeciti e sulla malacooperazione. Poi ha sposato la causale del fondamentalismo islamico e infine ci ha consegnato la verità di un rapimento finito male. Non c'era nulla di disdicevole nel consegnare al Parlamento e poi alla Magistratura i risultati positivi del nostro lavoro evidenziando nel contempo i limiti di una indagine che la Commissione
ha dovuto svolgere dodici anni dopo l'omicidio, all'interno di un contesto somalo non pacificato,ancora senza Stato, inquinato da una mercificazione esasperata e ancora del tutto insicuro.
Invece, il Presidente Taormina, per ragioni personali e politiche ha voluto a tutti i costi proporre una sua verità. Le forze di opposizione avevano chiesto l'accesso integrale agli atti che la Commissione aveva
secretato , in modo tale che il Parlamento e l'opinione pubblica potessero formarsi un giudizio libero e autonomo al fine di verificare se , al di là del conflitto politico , esistessero riscontri e prove a sostegno della verità del Presidente. La maggioranza ha respinto questa proposta delle opposizioni perché evidentemente questa verifica non la vuole consentire.
Per quanto ci riguarda spetterà al nuovo Parlamento e alla Magistratura competente decidere come proseguire la ricerca della verità sull'omicidio di Ilaria Alpi e di Miran Hrovatin.
Condividiamo la ricostruzione del contesto politico-militare, economico e religioso della Somalia di quel periodo. Recepiamo positivamente i risultati della perizia eseguita dalla Polizia Scientifica sull'auto nella quale furono uccisi i due giornalisti. In linea di massima condividiamo la
ricostruzione delle responsabilità delle diverse amministrazioni dello Stato che ha evidenziato omissioni, inadempienze e deficit di professionalità.
Esprimiamo invece un giudizio severo sul metodo di conduzione dei lavori della Commissione, sulle conclusioni del Presidente e sulla relazione votata a maggioranza che verrà consegnata al Parlamento.
La gestione monocratica del Presidente, la estensione inopportuna dei poteri della Commissione ben oltre la prassi parlamentare, la unilateralità e la evidente strumentalizzazione politica di molte
esternazioni alla stampa da parte del Presidente , la denigrazione del lavoro professionale di Ilaria Alpi e l'accanimento finale contro i genitori hanno deteriorato il clima politico all'interno della Commissione con pesanti ripercussioni sul lavoro e la serenità dei consulenti. Il conflitto è stato talmente aspro da costringere i partiti di opposizione a sospendere la loro partecipazione ai lavori. In più occasioni si è sfiorata la rottura definitiva che è stata evitata grazie al senso di responsabilità delle opposizioni. Le conclusioni del Presidente sono inaccettabili. Chiudono il caso proponendo una verità senza prove. Tra le diverse possibili causali dell'omicidio il Presidente e la maggioranza scelgono quella dell'atto banditesco contro persone non definite e senza identità. Si afferma che non c'è stato intento omicidiario perché l'agguato era stato preparato per rapire due giornalisti e non per uccidere.
La causale dell'omicidio è un rapimento finito male a causa della reazione della guardia del corpo di Ilaria Alpi che ha sparato per prima.
Siamo di fronte ad una conclusione basata su di una interpretazione soggettiva e politica dell'intera vicenda che contiene forzature evidenti e che è basata su di una selezione delle informazioni in possesso della Commissione attenta a mettere in evidenza tutto ciò che avvalora la verità preconfezionata che si voleva confermare. E' una conclusione strumentale che a l'obiettivo politico di colpire la sinistra. Il Presidente Taormina ha accusato la sinistra di aver ordito un complotto contro Bettino Craxi e Silvio Berlusconi con la complicità di giornali e
giornalisti, apparati dello Stato e della stessa famiglia Alpi, cercando di coinvolgere i partiti della prima Repubblica nei traffici illeciti con la Somalia (intervista al Il Giornale del 22 Febbraio 06).
In questo senso le conclusioni del Presidente sono del tutto coerenti con questo obiettivo. Infatti nella prima pagina delle sue conclusioni il Presidente Taormina pone al centro dei compiti della Commissione l'obiettivo di mettere in discussione la tesi sostenuta dal "complotto della sinistra e del centro giornalistico di depistaggio" e cioè la tesi che Ilaria Alpi sia stata uccisa a causa delle sue indagini sui traffici illeciti e sulla malacooperazione con la Somalia. Ma tra i compiti istitutivi che il
Parlamento all'unanimità ha affidato alla Commissione c'era proprio la ricerca di possibili connessione tra l'omicidio e questi traffici. Invece il Presidente Taormina ha vissuto con scarsa determinazione questo compito senza attivare alcuna indagine autonoma.
Il Presidente ha chiuso il caso dell'omicidio dei due giornalisti proponendo una verità senza riscontri e senza prove.
Per noi invece il caso rimane aperto in quanto le causali non sono chiarite, non sono individuati gli esecutori e i possibili mandanti. Non sono state raccolte le prove, al contrario di quello che dice il
Presidente sulla innocenza dell'unico somalo che sta scontando in carcere una pena molto pesante come componente del commando che attuò l'agguato.
Fin dall'inizio abbiamo ricercato la verità con mente aperta e senza pregiudizi, abbiamo apportato un grande contributo qualitativo ai lavori e vogliamo terminare allo stesso modo, senza proporre verità che non siano riscontrabili. Il Presidente, in questi due anni di lavoro sulle causali dell'omicidio, stato molto "ondivago". All'inizio ha tenuto uno stretto rapporto con la famiglia dando più volte l'impressione di condividere
l'ipotesi di una esecuzione causata dalle indagini di Ilaria Alpi sui traffici illeciti e sulla malacooperazione. Poi ha sposato la causale del fondamentalismo islamico e infine ci ha consegnato la verità di un rapimento finito male. Non c'era nulla di disdicevole nel consegnare al Parlamento e poi alla Magistratura i risultati positivi del nostro lavoro evidenziando nel contempo i limiti di una indagine che la Commissione
ha dovuto svolgere dodici anni dopo l'omicidio, all'interno di un contesto somalo non pacificato,ancora senza Stato, inquinato da una mercificazione esasperata e ancora del tutto insicuro.
Invece, il Presidente Taormina, per ragioni personali e politiche ha voluto a tutti i costi proporre una sua verità. Le forze di opposizione avevano chiesto l'accesso integrale agli atti che la Commissione aveva
secretato , in modo tale che il Parlamento e l'opinione pubblica potessero formarsi un giudizio libero e autonomo al fine di verificare se , al di là del conflitto politico , esistessero riscontri e prove a sostegno della verità del Presidente. La maggioranza ha respinto questa proposta delle opposizioni perché evidentemente questa verifica non la vuole consentire.
Per quanto ci riguarda spetterà al nuovo Parlamento e alla Magistratura competente decidere come proseguire la ricerca della verità sull'omicidio di Ilaria Alpi e di Miran Hrovatin.