1 - 2 marzo 1968
La "battaglia" di Valle Giulia
Documento aggiornato al 23/10/2006
La Battaglia di Valle Giulia (1 marzo 1968) fu un noto scontro di piazza tra manifestanti politici e polizia, in cui i manifestanti attaccarono la polizia.
"Valle Giulia" è il nome della zona di Roma, alle pendici dei Parioli, alle spalle di Villa Borghese ed alle porte del quartiere Flaminio, in cui sono ubicate diverse istituzioni culturali internazionali ed in cui, a fianco alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna, è tuttora situata la sede della facoltà di Architettura dell'Università di Roma.
Dopo che nel mese di febbraio la facoltà era stata sede di numerose iniziative politiche, molte delle quali coordinate da docenti dello stesso ateneo, ed essendosi giunti all'occupazione della facoltà da parte degli studenti, il 29 febbraio (poiché l'anno era bisestile) la stessa era stata sgomberata dalla polizia, chiamata dal rettore Pietro Agostino D'Avack, e restava presidiata.
Il 1 marzo 1968, un venerdì pieno di sole, circa 4000 persone si radunarono in Piazza di Spagna, donde mossero verso la facoltà con l'intento di liberarla dalla polizia, ed attaccarono con lancio di sassi ed altri oggetti contundenti. Solo gli ufficiali di presidio disponevano di armi cariche (la versione istituzionale affermò che ciò fu ordinato gerarchicamente per evitare il degenerare della situazione che si prevedeva incandescente, mentre "radio caserma" affermò - ripresa da fonti giornalistiche della destra estrema - che questa era una condizione ordinaria delle forze di polizia dovuta alla carenza di fondi per l'acquisto delle munizioni).
Si registrarono 148 feriti tra le forze dell'ordine e 478 tra gli attaccanti. Ci furono 4 arrestati e 228 fermati. Otto automezzi della polizia furono incendiati. Cinque pistole furono sottratte agli agenti.
Tra i partecipanti agli scontri di Valle Giulia ritroviamo molte figure che avranno in seguito percorsi tra i più svariati: il regista Paolo Pietrangeli (che all'episodio dedicò una canzone), Giuliano Ferrara (che rimase ferito), Luca Liguori, Aldo Brandirali e Oreste Scalzone.
Ebbe a commentare l'accaduto Pier Paolo Pasolini, che affermò :"Quando a Valle Giulia avete fatto a botte coi poliziotti io simpatizzavo coi poliziotti. Perché i poliziotti sono figli dei poveri". Enzo Siciliano, che di Pasolini fu biografo, ne riporta la sintesi di "fascismo di sinistra" e l'individuazione di "una cifrata rivolta della borghesia contro se stessa". La presa di posizione costò allo scrittore un'ulteriore isolamento all'interno del suo partito, il PCI, ma catalizzò l'attenzione del mondo culturale italiano sul "movimentismo" che in questa fase storica stava nascendo con la battaglia. Colse però un aspetto, Pasolini, che avrebbe distinto una particolarità di ciò che si svolse e di ciò che se ne sarebbe sviluppato: si trattava per la prima volta, almeno in Italia, di un contrasto politico in cui appartenenti a classi sociali privilegiate (come allora nella media degli studenti di quella particolare facoltà romana) si trovavano a rappresentare istanze della sinistra estrema e comunque in rottura con le istituzioni.
(Fonte: wikipedia)
"Valle Giulia" è il nome della zona di Roma, alle pendici dei Parioli, alle spalle di Villa Borghese ed alle porte del quartiere Flaminio, in cui sono ubicate diverse istituzioni culturali internazionali ed in cui, a fianco alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna, è tuttora situata la sede della facoltà di Architettura dell'Università di Roma.
Dopo che nel mese di febbraio la facoltà era stata sede di numerose iniziative politiche, molte delle quali coordinate da docenti dello stesso ateneo, ed essendosi giunti all'occupazione della facoltà da parte degli studenti, il 29 febbraio (poiché l'anno era bisestile) la stessa era stata sgomberata dalla polizia, chiamata dal rettore Pietro Agostino D'Avack, e restava presidiata.
Il 1 marzo 1968, un venerdì pieno di sole, circa 4000 persone si radunarono in Piazza di Spagna, donde mossero verso la facoltà con l'intento di liberarla dalla polizia, ed attaccarono con lancio di sassi ed altri oggetti contundenti. Solo gli ufficiali di presidio disponevano di armi cariche (la versione istituzionale affermò che ciò fu ordinato gerarchicamente per evitare il degenerare della situazione che si prevedeva incandescente, mentre "radio caserma" affermò - ripresa da fonti giornalistiche della destra estrema - che questa era una condizione ordinaria delle forze di polizia dovuta alla carenza di fondi per l'acquisto delle munizioni).
Si registrarono 148 feriti tra le forze dell'ordine e 478 tra gli attaccanti. Ci furono 4 arrestati e 228 fermati. Otto automezzi della polizia furono incendiati. Cinque pistole furono sottratte agli agenti.
Tra i partecipanti agli scontri di Valle Giulia ritroviamo molte figure che avranno in seguito percorsi tra i più svariati: il regista Paolo Pietrangeli (che all'episodio dedicò una canzone), Giuliano Ferrara (che rimase ferito), Luca Liguori, Aldo Brandirali e Oreste Scalzone.
Ebbe a commentare l'accaduto Pier Paolo Pasolini, che affermò :"Quando a Valle Giulia avete fatto a botte coi poliziotti io simpatizzavo coi poliziotti. Perché i poliziotti sono figli dei poveri". Enzo Siciliano, che di Pasolini fu biografo, ne riporta la sintesi di "fascismo di sinistra" e l'individuazione di "una cifrata rivolta della borghesia contro se stessa". La presa di posizione costò allo scrittore un'ulteriore isolamento all'interno del suo partito, il PCI, ma catalizzò l'attenzione del mondo culturale italiano sul "movimentismo" che in questa fase storica stava nascendo con la battaglia. Colse però un aspetto, Pasolini, che avrebbe distinto una particolarità di ciò che si svolse e di ciò che se ne sarebbe sviluppato: si trattava per la prima volta, almeno in Italia, di un contrasto politico in cui appartenenti a classi sociali privilegiate (come allora nella media degli studenti di quella particolare facoltà romana) si trovavano a rappresentare istanze della sinistra estrema e comunque in rottura con le istituzioni.
(Fonte: wikipedia)