1977
01. Cronologia dell'anno dell'odio - introduzione
Tratto dal libro "Una sparatoria tranquilla", Odradek Edizioni
Documento aggiornato al 16/05/2007
Basta scorrere queste pagine per rendersi conto di quanto il ’77 sia stato un anno violentissimo, un anno in cui la guerra civile ha toccato il picco più alto in questo paese dopo il ’45, ma per capire soprattutto la ragione della sua rimozione; a cominciare dal popolo dolente dei contusi, degli sprangati, dei feriti, dei vilipesi, degli arrestati, ingrossato da quell’altra massa dei tanti illegali che hanno commesso una innumerevole serie di reati, hanno tirato molotov, hanno teso agguati e ne sono scampati – oppure no – hanno sparato o confezionato ordigni esplosivi, e talvolta maldestramente, e tutti insieme poi hanno gridato, e urlato e scandito rabbia e dolore, e qualche volta la gioia, una fiumana che poi si è dispersa e si è persa di vista, rientrando nella latenza.
Inoltre, è dalla lettura di questa cronologia che si evince quanto Roma, sia pure sorprendentemente, sia stato l’epicentro del movimento e quale sia stato il peso relativo di altri luoghi, come pure quanto sia stato rilevano il protagonismo delle appartenenze; ciò che salta agli occhi, non è solo l’individualità dei luoghi o delle persone, quanto il protagonismo delle sigle, che hanno vita propria, lunga o effimera, ma comunque distinta da tutto il resto. Oltre che un utile contrappunto e riferimento alle vicende raccontate dai protagonisti, questa cronologia infine avrà nei loro confronti funzione di coro e marcherà tutte le differenze.
Per capirsi. Non è che la cronologia sia “l’oggettività” contrapposta alla “soggettività” del ricordo. È, al contrario, l’altra soggettività. Quella che si fa carico di manipolare l’informazione, e di conseguenza, la conoscenza e la coscienza delle diverse classi del paese. I solerti propagandisti della “doppia verità” decisa da Cossiga, Pecchioli e soci, lo fanno [...] non tanto per “servilismo”, quanto perché “incapaci di evitare i condizionamenti dell’opinione generale”.
Ovvero: perché a loro modo “militanti” in difesa di interessi, idee, parti politiche che sentono proprie.
Chiarito questo, la cronologia in questa forma è tuttavia utilissima per “testare” le dichiarazioni di ognuno, per scrostarle di quel tanto di autoinganno che ciascuno di noi si porta dietro.
Tre funzioni, quindi:
a) un elenco di notizie “trattate” giornalisticamente; b) un campionario di tecniche manipolatorie desumibile dalla carta stampata; c) un tesi per smitizzare gli eventuali eccessi di autocompiacimento individuale e per tener comunque “a galla” ciò che nei ricordi può essere andato “a fondo”.
Inoltre, è dalla lettura di questa cronologia che si evince quanto Roma, sia pure sorprendentemente, sia stato l’epicentro del movimento e quale sia stato il peso relativo di altri luoghi, come pure quanto sia stato rilevano il protagonismo delle appartenenze; ciò che salta agli occhi, non è solo l’individualità dei luoghi o delle persone, quanto il protagonismo delle sigle, che hanno vita propria, lunga o effimera, ma comunque distinta da tutto il resto. Oltre che un utile contrappunto e riferimento alle vicende raccontate dai protagonisti, questa cronologia infine avrà nei loro confronti funzione di coro e marcherà tutte le differenze.
Per capirsi. Non è che la cronologia sia “l’oggettività” contrapposta alla “soggettività” del ricordo. È, al contrario, l’altra soggettività. Quella che si fa carico di manipolare l’informazione, e di conseguenza, la conoscenza e la coscienza delle diverse classi del paese. I solerti propagandisti della “doppia verità” decisa da Cossiga, Pecchioli e soci, lo fanno [...] non tanto per “servilismo”, quanto perché “incapaci di evitare i condizionamenti dell’opinione generale”.
Ovvero: perché a loro modo “militanti” in difesa di interessi, idee, parti politiche che sentono proprie.
Chiarito questo, la cronologia in questa forma è tuttavia utilissima per “testare” le dichiarazioni di ognuno, per scrostarle di quel tanto di autoinganno che ciascuno di noi si porta dietro.
Tre funzioni, quindi:
a) un elenco di notizie “trattate” giornalisticamente; b) un campionario di tecniche manipolatorie desumibile dalla carta stampata; c) un tesi per smitizzare gli eventuali eccessi di autocompiacimento individuale e per tener comunque “a galla” ciò che nei ricordi può essere andato “a fondo”.