16 aprile 1988
Le Brigate Rosse uccidono Roberto Ruffilli
Documento aggiornato al 16/04/2008
Nel pomeriggio del 16 aprile 1988 due brigatisti, a Forlì, bussano alla porta del senatore Roberto Ruffilli, consigliere per gli affari costituzionali e amico del presidente del Consiglio Ciriaco De Mita. Ruffilli che vive solo con una zia, apre la porta senza timore, i due lo spingono nel suo studio, lo "processano", lo fanno inginocchiare e lo uccidono con tre colpi alla nuca. Trenta minuti più tardi, la rivendicazione: "Abbiamo giustiziato il senatore Ruffilli a Forlì. Attacco al cuore dello Stato. Brigate Rosse per la costruzione del Partito comunista combattente".
I terroristi decisi a mantenere in vita le Brigate Rosse successivamente giustificano l'assassinio: "Ruffilli non era il mite uomo di pensiero e di studio.
Egli era invece uno dei migliori quadri politici della Dc, uomo chiave del rinnovamento, vero e proprio cervello politico del progetto demitiano, progetto teso ad aprire una nuova fase costituente, attraverso la quale la Dc si riqualifica e si pone come partito pilota del cambiamento... Ruffilli era altresì l'uomo di punta che ha guidato in questi ultimi anni la strategia democristiana sapendo concretamente ricucire, attraverso forzature e mediazioni, tutto l'arco delle forze politiche intorno a questo progetto, comprese le opposizioni istituzionali".
Nella notte del 6 settembre '88 gli autori, Fabio Ravalli e Maria Cappello, sono stati arrestati con un'altra ventina di brigatisti, è stata recuperata anche una parte del bottino di una rapina che era costata la vita agli agenti Scravaglieri e Lanari.
Un'altra parte di quei soldi sono stati ritrovati nel settembre dell'89 in un appartamento parigino in cui vennero arrestati Simonetta Giorgieri, Anna Mutini e Carla Vendetti, che, condannati con altri del Pcc a pene minori in Francia, si sono resi in seguito irreperibili.
Nell'aprile del '91 per l'omicidio Ruffilli sono condannati all'ergastolo Fabio Ravalli e Maria Cappello, insieme ai loro compagni del Pcc Antonio De Luca, Franco Grilli, Stefano Minguzzi, Tiziana Cherubini, Vincenza Vaccaro, Franco Galloni, Rossella Lupo, Daniele Bencini e Marco Venturini. Si dichiarano tutti non pentiti.
I terroristi decisi a mantenere in vita le Brigate Rosse successivamente giustificano l'assassinio: "Ruffilli non era il mite uomo di pensiero e di studio.
Egli era invece uno dei migliori quadri politici della Dc, uomo chiave del rinnovamento, vero e proprio cervello politico del progetto demitiano, progetto teso ad aprire una nuova fase costituente, attraverso la quale la Dc si riqualifica e si pone come partito pilota del cambiamento... Ruffilli era altresì l'uomo di punta che ha guidato in questi ultimi anni la strategia democristiana sapendo concretamente ricucire, attraverso forzature e mediazioni, tutto l'arco delle forze politiche intorno a questo progetto, comprese le opposizioni istituzionali".
Nella notte del 6 settembre '88 gli autori, Fabio Ravalli e Maria Cappello, sono stati arrestati con un'altra ventina di brigatisti, è stata recuperata anche una parte del bottino di una rapina che era costata la vita agli agenti Scravaglieri e Lanari.
Un'altra parte di quei soldi sono stati ritrovati nel settembre dell'89 in un appartamento parigino in cui vennero arrestati Simonetta Giorgieri, Anna Mutini e Carla Vendetti, che, condannati con altri del Pcc a pene minori in Francia, si sono resi in seguito irreperibili.
Nell'aprile del '91 per l'omicidio Ruffilli sono condannati all'ergastolo Fabio Ravalli e Maria Cappello, insieme ai loro compagni del Pcc Antonio De Luca, Franco Grilli, Stefano Minguzzi, Tiziana Cherubini, Vincenza Vaccaro, Franco Galloni, Rossella Lupo, Daniele Bencini e Marco Venturini. Si dichiarano tutti non pentiti.