L'attivazione della Caritas Internationalis
Documento aggiornato al 25/02/2004
Su questa stessa posizione si attestava la Caritas Internationalis, che era stata attivata al fine di accertare quale effettiva contropartita fosse richiesta dai brigatisti per la liberazione dell'onorevole Moro.
Allo scopo di rendere possibili contatti con i brigatisti, l'organizzazione predisponeva un servizio telefonico permanente nella sede romana in Piazza S. Calisto. Appunto a questo telefono una persona che affermava di parlare a nome delle BR chiese la presenza dell'onorevole Guido Bodrato per le ore 16 del 22 aprile, in qualità di "portavoce della DC". L'onorevole Bodrato attese per circa due ore senza esito. Tra le numerose telefonate ricevute, due sembrarono autentiche, ed entrambe, giunte tra le 16 e le 16,30 di quel giorno, invitavano ad attendere ulteriori immediate comunicazioni, con l'intimazione di attenersi rigorosamente alle indicazioni che sarebbero state date. In entrambi i casi non fu possibile ottenere alcuna specificazione, né le telefonate ebbero alcun seguito; né - a quanto risulta all'onorevole Bodrato - la Caritas ricevette altre comunicazioni in qualche modo riferibili all'invito a lui rivolto.
La Caritas ricevette qualche giorno dopo altra telefonata attribuibile alle BR, con la quale si fissava per la sera alle ore 20 un contatto allo stesso telefono tra la signora Moro e il marito. Il dottor Guerzoni accompagnò la signora Moro all'appuntamento e la comunicazione pervenne, tuttavia fu subito interrotta in quanto all'interlocutore la voce non sembrò quella della signora. La stessa ebbe la sensazione che gli interlocutori fossero volgari imbroglioni, anche se ammise che l'interruzione della comunicazione poteva essere stata causata da un equivoco: ella, invero, si era rivolta al marito con l'appellativo di "papà", abitualmente usato in famiglia.
Veniva intanto diffuso il comunicato n. 8 delle BR, nel quale tra l'altro si affermava che, se la DC e il Governo intendevano designare la Caritas Internationalis come loro rappresentante e la autorizzavano a trattare la questione dei prigionieri politici, dovevano farlo esplicitamente e pubblicamente. In una dichiarazione all'ANSA, il presidente della Caritas Internalionalis George Hússler rispondeva che la posizione della Caritas era in sintonia con quella del Pontefice (liberazione dell'onorevole Moro senza condizioni), e affermava che l'organizzazione non poteva accettare di svolgere un ruolo politico nella mediazione per la liberazione dell'ostaggio perché ciò era fuori dai suoi compiti istituzionali, di natura esclusivamente umanitaria. D'altronde, i brigatisti avevano scritto che le autorità religiose e spirituali, piuttosto che limitarsi ad appelli umanitari, avevano un solo modo per dimostrare che le loro iniziative non erano mistificanti: "appellarsi alla DC e al suo Governo, per liberare i tredici detenuti, definiti condannati a morte".
Allo scopo di rendere possibili contatti con i brigatisti, l'organizzazione predisponeva un servizio telefonico permanente nella sede romana in Piazza S. Calisto. Appunto a questo telefono una persona che affermava di parlare a nome delle BR chiese la presenza dell'onorevole Guido Bodrato per le ore 16 del 22 aprile, in qualità di "portavoce della DC". L'onorevole Bodrato attese per circa due ore senza esito. Tra le numerose telefonate ricevute, due sembrarono autentiche, ed entrambe, giunte tra le 16 e le 16,30 di quel giorno, invitavano ad attendere ulteriori immediate comunicazioni, con l'intimazione di attenersi rigorosamente alle indicazioni che sarebbero state date. In entrambi i casi non fu possibile ottenere alcuna specificazione, né le telefonate ebbero alcun seguito; né - a quanto risulta all'onorevole Bodrato - la Caritas ricevette altre comunicazioni in qualche modo riferibili all'invito a lui rivolto.
La Caritas ricevette qualche giorno dopo altra telefonata attribuibile alle BR, con la quale si fissava per la sera alle ore 20 un contatto allo stesso telefono tra la signora Moro e il marito. Il dottor Guerzoni accompagnò la signora Moro all'appuntamento e la comunicazione pervenne, tuttavia fu subito interrotta in quanto all'interlocutore la voce non sembrò quella della signora. La stessa ebbe la sensazione che gli interlocutori fossero volgari imbroglioni, anche se ammise che l'interruzione della comunicazione poteva essere stata causata da un equivoco: ella, invero, si era rivolta al marito con l'appellativo di "papà", abitualmente usato in famiglia.
Veniva intanto diffuso il comunicato n. 8 delle BR, nel quale tra l'altro si affermava che, se la DC e il Governo intendevano designare la Caritas Internationalis come loro rappresentante e la autorizzavano a trattare la questione dei prigionieri politici, dovevano farlo esplicitamente e pubblicamente. In una dichiarazione all'ANSA, il presidente della Caritas Internalionalis George Hússler rispondeva che la posizione della Caritas era in sintonia con quella del Pontefice (liberazione dell'onorevole Moro senza condizioni), e affermava che l'organizzazione non poteva accettare di svolgere un ruolo politico nella mediazione per la liberazione dell'ostaggio perché ciò era fuori dai suoi compiti istituzionali, di natura esclusivamente umanitaria. D'altronde, i brigatisti avevano scritto che le autorità religiose e spirituali, piuttosto che limitarsi ad appelli umanitari, avevano un solo modo per dimostrare che le loro iniziative non erano mistificanti: "appellarsi alla DC e al suo Governo, per liberare i tredici detenuti, definiti condannati a morte".