L'appello del Segretario Generale delle Nazioni Unite
Documento aggiornato al 25/02/2004
Altra importante iniziativa fu quella del Segretario Generale dell'ONU Kurt Waldheim. Per due volte, nel giro di tre giorni (22-25 aprile) egli rivolse un appello per la salvezza di Moro e per il suo rilascio immediato.
Talune espressioni del secondo messaggio - laddove si affermava che l'esecuzione della condanna poteva solo recare danno alla causa che le BR cercavano di servire e che in caso di rilascio del prigioniero tutti coloro che consacrano la loro vita alla ricerca di un mondo in cui regni maggiore giustizia avrebbero plaudito a questa mossa - sollevarono preoccupazioni nel mondo politico e interrogativi su chi avesse sollecitato una simile dichiarazione: si temeva, infatti, che essa potesse finire per attribuire alle BR lo status di interlocutore politico. Fu perciò precisato da un portavoce delle Nazioni Unite che il Segretario Generale aveva agito di propria iniziativa e per motivi puramente umanitari.
Anche il Presidente di turno del Consiglio di Sicurezza dell'ONU Davide Young, poche ore prima del comunicato n. 8 che proponeva lo scambio con i tredici brigatisti, chiedeva la restituzione di Moro vivo come una visibile prova di considerazione del genere umano.
Il 25 aprile il PSI sollecitava un invito a Waldheim perché venisse a Roma; ma ad esso non fu dato corso per la preoccupazione - come ha riferito l'onorevole Andreotti - che la richiesta potesse apparire polemica nei confronti dell'ONU per via dell'atteggiamento che esso aveva preso.
Talune espressioni del secondo messaggio - laddove si affermava che l'esecuzione della condanna poteva solo recare danno alla causa che le BR cercavano di servire e che in caso di rilascio del prigioniero tutti coloro che consacrano la loro vita alla ricerca di un mondo in cui regni maggiore giustizia avrebbero plaudito a questa mossa - sollevarono preoccupazioni nel mondo politico e interrogativi su chi avesse sollecitato una simile dichiarazione: si temeva, infatti, che essa potesse finire per attribuire alle BR lo status di interlocutore politico. Fu perciò precisato da un portavoce delle Nazioni Unite che il Segretario Generale aveva agito di propria iniziativa e per motivi puramente umanitari.
Anche il Presidente di turno del Consiglio di Sicurezza dell'ONU Davide Young, poche ore prima del comunicato n. 8 che proponeva lo scambio con i tredici brigatisti, chiedeva la restituzione di Moro vivo come una visibile prova di considerazione del genere umano.
Il 25 aprile il PSI sollecitava un invito a Waldheim perché venisse a Roma; ma ad esso non fu dato corso per la preoccupazione - come ha riferito l'onorevole Andreotti - che la richiesta potesse apparire polemica nei confronti dell'ONU per via dell'atteggiamento che esso aveva preso.