La globalizzazione delle cattive idee. Mafia, musica, mass media
Edito da Rubbettino, 2005
252 pagine, € 14,00
ISBN 8849812590
di Francesca Viscone
Quarta di copertina
I meridionali sono tutti mafiosi? Che cosa significa essere "uomo d'onore"? E che cos'è "l'onore"? Si può parlare di "valori" mafiosi? I mafiosi credono in Dio? Che cos'è la musica della mafia? Perché alcuni tra i più prestigiosi giornali del mondo hanno dipinto i mafiosi come se fossero eroi ribelli e i calabresi come fossero tutti conniventi? Come mai i giornalisti stranieri sono riusciti ad intervistare i boss della 'ndrangheta?
L'autrice cerca di rispondere a queste domande, senza mai dimenticare che non è possibile difendere o mettere in discussione il sistema nel quale si è nati e cresciuti senza conoscerne anche gli aspetti più inquietanti. Una riflessione coraggiosa, che nasce da un fatto apparentemente banale. L'uscita in Germania di due cd di canti di malavita diventa occasione per la stampa internazionale di raccontare cosa siano la mafia e i meridionali, la Calabria e i calabresi, cosa sia il Sud, attraverso «un'epopea del senso comune che nutre e rinforza i diffusi pregiudizi a carattere razzista nei confronti dei meridionali», come afferma Renate Siebert. Complici e vittime, nello stesso tempo, si rivelano a loro volta gli stessi nativi. Questo libro, scrive Vito Teti, è «un viaggio nel cuore della notte, nelle ombre delle nostre appartenenze, nel corso del quale si scorgono improvvisamente i lumicini che permettono di rimettersi in cammino, di ritrovare una strada, come nelle fiabe».
I meridionali sono tutti mafiosi? Che cosa significa essere "uomo d'onore"? E che cos'è "l'onore"? Si può parlare di "valori" mafiosi? I mafiosi credono in Dio? Che cos'è la musica della mafia? Perché alcuni tra i più prestigiosi giornali del mondo hanno dipinto i mafiosi come se fossero eroi ribelli e i calabresi come fossero tutti conniventi? Come mai i giornalisti stranieri sono riusciti ad intervistare i boss della 'ndrangheta?
L'autrice cerca di rispondere a queste domande, senza mai dimenticare che non è possibile difendere o mettere in discussione il sistema nel quale si è nati e cresciuti senza conoscerne anche gli aspetti più inquietanti. Una riflessione coraggiosa, che nasce da un fatto apparentemente banale. L'uscita in Germania di due cd di canti di malavita diventa occasione per la stampa internazionale di raccontare cosa siano la mafia e i meridionali, la Calabria e i calabresi, cosa sia il Sud, attraverso «un'epopea del senso comune che nutre e rinforza i diffusi pregiudizi a carattere razzista nei confronti dei meridionali», come afferma Renate Siebert. Complici e vittime, nello stesso tempo, si rivelano a loro volta gli stessi nativi. Questo libro, scrive Vito Teti, è «un viaggio nel cuore della notte, nelle ombre delle nostre appartenenze, nel corso del quale si scorgono improvvisamente i lumicini che permettono di rimettersi in cammino, di ritrovare una strada, come nelle fiabe».
Recensione
Nel maggio 2006 esce in Germania un cd dal titolo “ Il Canto di malavita”, sottotitolato “La musica della mafia”, contenente canzoni raccolte dalle bancarelle dei mercatini e delle feste di paese della Calabria. Il cofanetto è arricchito da un libretto con i testi in dialetto calabrese e relativa traduzione in tedesco e inglese e da foto di tatuaggi e carcerati scattate dal giornalista di origine calabra Francesco Sbano. È una miscela esplosiva a base di musiche dai toni orgiastici, tarantelle frenetiche, liriche malinconiche o disperate. Si registra un successo che non conosce pause: dopo la Germania, il cd esce in Svizzera, Austria, Olanda, Svezia, Francia, Belgio, Lussemburgo, Spagna, Regno Unito, Stati Uniti.
Il fenomeno suscita l’attenzione di numerose testate giornalistiche e di alcune trasmissioni televisive straniere, suscitando nell’autrice interrogativi cui cerca di rispondere: in che modo sono stati presentati i cd? Che cosa è stato detto o scritto sulla ‘ndrangheta? Quale immagine è emersa dei calabresi e della Calabria? Da questo spunto nasce un’approfondita indagine sull’importante ruolo svolto dai mass media nella diffusione del pregiudizio: la costruzione di realtà fittizie, la diffusione di notizie errate o parziali, la distruzione sistematica che viene attuata nei confronti della regione italiana. Questa diventa il luogo degli estremi: un inferno temibile, nel quale è difficile districarsi, ma anche la terra dell’abbondanza, del paradiso. Insomma, un luogo surreale, immaginario e lontano dalla storia.
Filippo Di Blasi
Nel maggio 2006 esce in Germania un cd dal titolo “ Il Canto di malavita”, sottotitolato “La musica della mafia”, contenente canzoni raccolte dalle bancarelle dei mercatini e delle feste di paese della Calabria. Il cofanetto è arricchito da un libretto con i testi in dialetto calabrese e relativa traduzione in tedesco e inglese e da foto di tatuaggi e carcerati scattate dal giornalista di origine calabra Francesco Sbano. È una miscela esplosiva a base di musiche dai toni orgiastici, tarantelle frenetiche, liriche malinconiche o disperate. Si registra un successo che non conosce pause: dopo la Germania, il cd esce in Svizzera, Austria, Olanda, Svezia, Francia, Belgio, Lussemburgo, Spagna, Regno Unito, Stati Uniti.
Il fenomeno suscita l’attenzione di numerose testate giornalistiche e di alcune trasmissioni televisive straniere, suscitando nell’autrice interrogativi cui cerca di rispondere: in che modo sono stati presentati i cd? Che cosa è stato detto o scritto sulla ‘ndrangheta? Quale immagine è emersa dei calabresi e della Calabria? Da questo spunto nasce un’approfondita indagine sull’importante ruolo svolto dai mass media nella diffusione del pregiudizio: la costruzione di realtà fittizie, la diffusione di notizie errate o parziali, la distruzione sistematica che viene attuata nei confronti della regione italiana. Questa diventa il luogo degli estremi: un inferno temibile, nel quale è difficile districarsi, ma anche la terra dell’abbondanza, del paradiso. Insomma, un luogo surreale, immaginario e lontano dalla storia.
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