Il Grande Vecchio. Dodici giudici raccontano le loro inchieste sui grandi misteri d’Italia da piazza Fontana a Gladio
Edito da Baldini Castoldi Dalai, 1993
256 pagine, € 10,33
ISBN 8885988598
di Gianni Barbacetto
Libro presente nelle categorie:
Quarta di copertina
Giancarlo Stiz è un sessantenne alto e dritto che veste giacche di fustagno e ha una grande passione per la caccia.L’ufficio di Gerardo D’Ambrosio è una stanza al quarto piano del palazzo di giustizia di Milano. 28 maggio 1974, martedì: Gianpaolo Zorzi, studente all’ultimo anno di giurisprudenza, quella mattina è a casa. Erano i primi anni Settanta. Giovanni Tamburino era giudice istruttore al palazzo di giustizia di Padova. Nei primi anni Settanta Guido Salvini era uno studente del liceo Manzoni di Milano.
Antonio Lombardi è un magistrato metodico. Lavora in silenzio, dietro un’aria timidissima.
Rosario Minna scrive romanzi gialli, l’ultimo narra di un personaggio che muore in carcere per un caffè avvelenato. Claudio Nunziata, abile, tenace, duro, lo chiamano Inquisitore, Robespierre, Torquemada rosso. Libero Mancuso: «Chi ha lavorato sui grandi misteri d’Italia sa bene che cosa deve aspettarsi».
Gherardo Colombo, aria da intellettuale svagato, parla accompagnando le parole con brevi gesti secchi della mano. Giuliano Turone nell'81 era un giudice quarantenne esperto e irrequieto, con baffi curati e dita sottili. La sua automobile si chiama Indro. Felice Casson chiama così la sua Mercedes bianca in onore di Indro Montanelli.
Sono questi i dodici giudici protagonisti del «Grande Vecchio», i titolari delle inchieste relative alle stragi che hanno insanguinato il nostro Paese dal 1969 al 1984. Gianni Barbacetto è andato a trovarli nei loro uffici, ne ha raccolto confessioni, sospetti, delusioni e certezze. Li ha interrogati, mettendosi a sua volta nei panni dell’investigatore. Ha ricostruito le loro biografie alla ricerca delle radici di vocazioni così ostinate da sembrare, considerata l’indifferenza, se non l’ostilità, che spesso ha accompagnato il loro lavoro, addirittura autolesionistiche. Ha fatto cioè quello che ogni buon giornalista dovrebbe fare ottenendo in cambio il libro della storia segreta dell’Italia degli ultimi venticinque anni.
Giancarlo Stiz è un sessantenne alto e dritto che veste giacche di fustagno e ha una grande passione per la caccia.L’ufficio di Gerardo D’Ambrosio è una stanza al quarto piano del palazzo di giustizia di Milano. 28 maggio 1974, martedì: Gianpaolo Zorzi, studente all’ultimo anno di giurisprudenza, quella mattina è a casa. Erano i primi anni Settanta. Giovanni Tamburino era giudice istruttore al palazzo di giustizia di Padova. Nei primi anni Settanta Guido Salvini era uno studente del liceo Manzoni di Milano.
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Gherardo Colombo, aria da intellettuale svagato, parla accompagnando le parole con brevi gesti secchi della mano. Giuliano Turone nell'81 era un giudice quarantenne esperto e irrequieto, con baffi curati e dita sottili. La sua automobile si chiama Indro. Felice Casson chiama così la sua Mercedes bianca in onore di Indro Montanelli.
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