Autunno caldo. Il secondo biennio rosso (1968-1969). Intervista di Guido Liguori
Edito da Editori Riuniti, 1999
176 pagine, € 7,75
ISBN 8835946972
di Bruno Trentin
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Recensione
Accostare le lotte del 1968-69 al "biennio rosso" del primo dopoguerra non ha storicamente alcun senso. Ma, per fortuna, si tratta solo di una trovata titolistica. La lunga intervista a Trentin, all'epoca segretario della Fiom, non muove da una ricostruzione fattuale, ma offre un quadro interpretativo generale del ruolo che quella stagione di conflitti operai e studenteschi ebbe nello sviluppo della società italiana e che - per molti aspetti - attende ancora di essere analizzato dagli storici. I richiami a fatti, personaggi, episodi specifici, non mancano (e, anzi, costituiscono uno dei motivi di interesse del libro, anche per i riferimenti alla situazione internazionale), ma è evidente che lo scopo principale fosse di offrire a uno dei maggiori protagonisti di quei fatti l'opportunità di esporre un giudizio d'insieme, una propria valutazione storica e politica. Occasione che Trentin non si è lasciato sfuggire, articolando un'analisi di grande interesse (densa di osservazioni critiche), e confermandosi una delle figure di maggior spicco della sinistra italiana del dopoguerra. Il libro dunque non è solo un documento storico (cioè la testimonianza di un dirigente sindacale che traccia un bilancio di una fase ormai conclusa), ma è anche una sorta di manifesto politico-intellettuale, articolato attorno alla proposta di trarre dall'esperienza conflittuale di allora una lezione ancora attuale per la rinascita della sinistra. Di questa natura anfibia finisce però per risentire, lasciando il sospetto che molti giudizi sul passato siano filtrati (com'è inevitabile) dalle passioni del presente.
scheda di Scavino, M. L'Indice del 2000, n. 01
Accostare le lotte del 1968-69 al "biennio rosso" del primo dopoguerra non ha storicamente alcun senso. Ma, per fortuna, si tratta solo di una trovata titolistica. La lunga intervista a Trentin, all'epoca segretario della Fiom, non muove da una ricostruzione fattuale, ma offre un quadro interpretativo generale del ruolo che quella stagione di conflitti operai e studenteschi ebbe nello sviluppo della società italiana e che - per molti aspetti - attende ancora di essere analizzato dagli storici. I richiami a fatti, personaggi, episodi specifici, non mancano (e, anzi, costituiscono uno dei motivi di interesse del libro, anche per i riferimenti alla situazione internazionale), ma è evidente che lo scopo principale fosse di offrire a uno dei maggiori protagonisti di quei fatti l'opportunità di esporre un giudizio d'insieme, una propria valutazione storica e politica. Occasione che Trentin non si è lasciato sfuggire, articolando un'analisi di grande interesse (densa di osservazioni critiche), e confermandosi una delle figure di maggior spicco della sinistra italiana del dopoguerra. Il libro dunque non è solo un documento storico (cioè la testimonianza di un dirigente sindacale che traccia un bilancio di una fase ormai conclusa), ma è anche una sorta di manifesto politico-intellettuale, articolato attorno alla proposta di trarre dall'esperienza conflittuale di allora una lezione ancora attuale per la rinascita della sinistra. Di questa natura anfibia finisce però per risentire, lasciando il sospetto che molti giudizi sul passato siano filtrati (com'è inevitabile) dalle passioni del presente.
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