L' eskimo in redazione. Quando le Brigate Rosse erano «Sedicenti»
Edito da Mondadori, 1998
197 pagine, € 6,00
di Michele Brambilla
Libro presente nelle categorie:
Recensione
Un libro da leggere per capire chi quegli anni li ha vissuti con la penna in mano. Mentre quei giorni diventavano sempre più pesanti, carichi di piombo, qualche giornalista scriveva che il pericolo veniva da sinistra altri, la maggioranza, che veniva da destra. Una strana lente di ingrandimento veniva fornita nelle redazioni per interpretare i fatti: quella dell'essere "contro" il regime e tutto ciò che esso diceva. Una linea sottile e ardua, che spesso ha protetto la democrazia lasciando altre volte cadere rovinosamente al suolo la verità. Faziosità, abbagli, contraddizioni erano parte integrante di quella stampa che ha vissuto e scritto a cavallo degli anni '70. E' di quella stampa che Brambilla offre uno spaccato e anche qualcosa in più; salvo poi commettere, a mio modesto avviso, quasi lo stesso errore di molti suoi colleghi che consideravano "sedicenti" anche le proprie sorelle: incappare in quella leggerezza professionale che lascia troppo spazio ai sentimenti e ai risentimenti, alle trasmigrazioni del pensiero finendo col lasciare, in definitiva, la porta spalancata all'ideologia, che con il giornalismo poco dovrebbe aver a che spartire. Sia la fede buona o cattiva, la politica praticata con la penna non convince più nessuno.
Roberto Bortone
Un libro da leggere per capire chi quegli anni li ha vissuti con la penna in mano. Mentre quei giorni diventavano sempre più pesanti, carichi di piombo, qualche giornalista scriveva che il pericolo veniva da sinistra altri, la maggioranza, che veniva da destra. Una strana lente di ingrandimento veniva fornita nelle redazioni per interpretare i fatti: quella dell'essere "contro" il regime e tutto ciò che esso diceva. Una linea sottile e ardua, che spesso ha protetto la democrazia lasciando altre volte cadere rovinosamente al suolo la verità. Faziosità, abbagli, contraddizioni erano parte integrante di quella stampa che ha vissuto e scritto a cavallo degli anni '70. E' di quella stampa che Brambilla offre uno spaccato e anche qualcosa in più; salvo poi commettere, a mio modesto avviso, quasi lo stesso errore di molti suoi colleghi che consideravano "sedicenti" anche le proprie sorelle: incappare in quella leggerezza professionale che lascia troppo spazio ai sentimenti e ai risentimenti, alle trasmigrazioni del pensiero finendo col lasciare, in definitiva, la porta spalancata all'ideologia, che con il giornalismo poco dovrebbe aver a che spartire. Sia la fede buona o cattiva, la politica praticata con la penna non convince più nessuno.
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