All'incrocio tra Bhopal e Marghera. Storie di donne e uomini all'ombra di una multinazionale
Edito da Bradipo Libri, 2007
168 pagine, € 13,00
ISBN 8888329475
di Serena Martinelli
Libro presente nelle categorie:
Quarta di copertina
Il dolore del racconto del più grande disastro chimico della storia. E la rabbia dell’assoluta mancanza di giustizia: all’indomani del disastro la Carbide pagò una cifra irrisoria solo alle famiglie che avevano avuto un morto e nulla più. Warren Anderson, presidente della multinazionale ai tempi del disastro, si è dato alla latitanza per sfuggire al processo. La Dow Chemical, che nel ’99 ha acquisito la Union Carbide, non solo si rifiuta di versare risarcimenti, ma non provvede nemmeno alla decontaminazione del sito industriale non sentendosi responsabile: grazie a lei ancora oggi gli abitanti della Spianata nera bevono acqua mortalmente contaminata. Ma chi è questa Dow Chemical? Nota in tutto il mondo soprattutto per il micidiale agente orange, ha al suo attivo altre “chicche”, tra cui il DBCP e un patto di segretezza stretto nel 1972 con la Montedison per tenere nascosti i risultati degli studi che dimostravano la cancerogenità del CVM. Ed è così che una storia apparentemente lontana diventa vicina e Bhopal si incrocia con Marghera e le due storie paiono procedere in un agghiacciante parallelo all’ombra della medesima politica economica che mette il profitto prima dell’uomo e non conosce etica né responsabilità. Si apre così lo sguardo su Marghera sulla verità di quei fatti e sulle tante bugie, sulla storia dei suoi operai morti ammazzati dal CVM lavorato senza precauzione sino al ’74 (mentre l’azienda ne conosceva la tossicità almeno dal ’72), fino ad arrivare al 2001 quando la Montedison vende la sua sezione poliuretani alla Dow Chemical. E da qui il parallelo appare ancora più stretto e procede dritto fino ad arrivare all’incidente del 2002 e alla fuga di toluene isocianato dallo stabilimento della Dow a Marghera. Dunque metil isocianato a Bhopal e toluene isocianato a Marghera, e così via con il drammatico incrocio di storie e di fatti in cui gli uomini e le donne sono scavalcati e annullati in nome del profitto, fino al tragicomico epilogo del dicembre 2003.
Il libro ripercorre la storia di Bhopal, dalla nascita della Union Carbide fino al suo arrivo alla Spianata Nera. E poi la storia della “bella fabbrica” (così viene chiamata) del Sevin, la sua costruzione, i primi anni di lavoro, le speranze i sogni e l’ignoranza dei lavoratori, i primi incidenti, fino alla notte del disastro. I 20.000 morti ammazzati dal MIC in quei giorni, le oltre 500.000 vittime fino a oggi.
Il dolore del racconto del più grande disastro chimico della storia. E la rabbia dell’assoluta mancanza di giustizia: all’indomani del disastro la Carbide pagò una cifra irrisoria solo alle famiglie che avevano avuto un morto e nulla più. Warren Anderson, presidente della multinazionale ai tempi del disastro, si è dato alla latitanza per sfuggire al processo. La Dow Chemical, che nel ’99 ha acquisito la Union Carbide, non solo si rifiuta di versare risarcimenti, ma non provvede nemmeno alla decontaminazione del sito industriale non sentendosi responsabile: grazie a lei ancora oggi gli abitanti della Spianata nera bevono acqua mortalmente contaminata. Ma chi è questa Dow Chemical? Nota in tutto il mondo soprattutto per il micidiale agente orange, ha al suo attivo altre “chicche”, tra cui il DBCP e un patto di segretezza stretto nel 1972 con la Montedison per tenere nascosti i risultati degli studi che dimostravano la cancerogenità del CVM. Ed è così che una storia apparentemente lontana diventa vicina e Bhopal si incrocia con Marghera e le due storie paiono procedere in un agghiacciante parallelo all’ombra della medesima politica economica che mette il profitto prima dell’uomo e non conosce etica né responsabilità. Si apre così lo sguardo su Marghera sulla verità di quei fatti e sulle tante bugie, sulla storia dei suoi operai morti ammazzati dal CVM lavorato senza precauzione sino al ’74 (mentre l’azienda ne conosceva la tossicità almeno dal ’72), fino ad arrivare al 2001 quando la Montedison vende la sua sezione poliuretani alla Dow Chemical. E da qui il parallelo appare ancora più stretto e procede dritto fino ad arrivare all’incidente del 2002 e alla fuga di toluene isocianato dallo stabilimento della Dow a Marghera. Dunque metil isocianato a Bhopal e toluene isocianato a Marghera, e così via con il drammatico incrocio di storie e di fatti in cui gli uomini e le donne sono scavalcati e annullati in nome del profitto, fino al tragicomico epilogo del dicembre 2003.
Il libro ripercorre la storia di Bhopal, dalla nascita della Union Carbide fino al suo arrivo alla Spianata Nera. E poi la storia della “bella fabbrica” (così viene chiamata) del Sevin, la sua costruzione, i primi anni di lavoro, le speranze i sogni e l’ignoranza dei lavoratori, i primi incidenti, fino alla notte del disastro. I 20.000 morti ammazzati dal MIC in quei giorni, le oltre 500.000 vittime fino a oggi.