Pio La Torre. Una storia italiana
Edito da Aliberti Editore, 2008
176 pagine, € 16,50
ISBN 8874242528
di Giuseppe Bascietto, Claudio Camarca
Libro presente nelle categorie:
Quarta di copertina
La figura di Pio La Torre non rappresenta solo un fatto di cronaca. è qualcosa di più. Investe la società italiana, travolge la politica nazionale ed entra di prepotenza nella storia del nostro paese. Per prima cosa, Pio La Torre è un uomo, non solo un personaggio. Non solo una vittima innocente della mafia. è un uomo politico, che a conoscerlo, a leggerne i discorsi, i saggi, ti appassiona, tanto da costringerti a chiedere, anche a distanza di venticinque anni, cosa c’è dietro la sua morte e perché mai nessuno, questa vita, l’abbia voluta raccontare.
Politica, soldi e mafia, ecco la santissima trinità che Pio La Torre cercò di profanare, sapendo parlare il linguaggio
della povera gente. La lotta alla mafia era la sua ossessione, il suo chiodo fisso che, nel corso degli anni, lo porterà a sviluppare tesi, ma soprattutto a creare strumenti di contrasto per i magistrati e le forze dell’ordine. «“Non posso arrivare in ritardo!” dice all’agente che sta al volante. “Il corteo senza di me non parte”. La sua voce, calda e profonda, si impone con dolcezza. Le gomme stridono sull’asfalto. Avvicinandosi a Palermo la terra diventa più accogliente. Le piante di arance e limoni emettono germogli. Nell’aria si sente il profumo delle zagare. I suoi occhi, nascosti dietro un paio di occhiali spessi, guardano dal finestrino i palazzi che costeggiano la strada. È la periferia. Tutte le finestre hanno le serrande abbassate o gli scuri socchiusi. Questione di alcuni secondi e le case cambiano forma, colori. Non c’è il tempo di soffermarsi a osservare, che subito la velocità dell’auto costringe a guardarne un’altra. E un’altra ancora. Ma una cosa Pertini la nota. Molte case non sono rifinite. Segno di una precarietà che determina incertezza. In Sicilia tutto è provvisorio. Perfino i verbi non si coniugano mai al futuro, per non ostentare troppe sicurezze. E il siciliano di certezze ne vuole poche. Anzi niente».
La figura di Pio La Torre non rappresenta solo un fatto di cronaca. è qualcosa di più. Investe la società italiana, travolge la politica nazionale ed entra di prepotenza nella storia del nostro paese. Per prima cosa, Pio La Torre è un uomo, non solo un personaggio. Non solo una vittima innocente della mafia. è un uomo politico, che a conoscerlo, a leggerne i discorsi, i saggi, ti appassiona, tanto da costringerti a chiedere, anche a distanza di venticinque anni, cosa c’è dietro la sua morte e perché mai nessuno, questa vita, l’abbia voluta raccontare.
Politica, soldi e mafia, ecco la santissima trinità che Pio La Torre cercò di profanare, sapendo parlare il linguaggio
della povera gente. La lotta alla mafia era la sua ossessione, il suo chiodo fisso che, nel corso degli anni, lo porterà a sviluppare tesi, ma soprattutto a creare strumenti di contrasto per i magistrati e le forze dell’ordine. «“Non posso arrivare in ritardo!” dice all’agente che sta al volante. “Il corteo senza di me non parte”. La sua voce, calda e profonda, si impone con dolcezza. Le gomme stridono sull’asfalto. Avvicinandosi a Palermo la terra diventa più accogliente. Le piante di arance e limoni emettono germogli. Nell’aria si sente il profumo delle zagare. I suoi occhi, nascosti dietro un paio di occhiali spessi, guardano dal finestrino i palazzi che costeggiano la strada. È la periferia. Tutte le finestre hanno le serrande abbassate o gli scuri socchiusi. Questione di alcuni secondi e le case cambiano forma, colori. Non c’è il tempo di soffermarsi a osservare, che subito la velocità dell’auto costringe a guardarne un’altra. E un’altra ancora. Ma una cosa Pertini la nota. Molte case non sono rifinite. Segno di una precarietà che determina incertezza. In Sicilia tutto è provvisorio. Perfino i verbi non si coniugano mai al futuro, per non ostentare troppe sicurezze. E il siciliano di certezze ne vuole poche. Anzi niente».
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