La frattura originaria. Psicologia della mafia tra nichilismo e omnicrazia
Edito da Liguori, 2008
368 pagine, € 25,50
ISBN 8820741556
di Ines Testoni
Quarta di copertina
Il libro analizza la struttura di ideologie e sistemi di ragione che – nell’Occidente indicato da Severino come nichilismo che prima pensa la verità indubitabile poi la sua crisi irreversibile – radicalizza la frattura nei rapporti di genere, tra intimità e politica. Nello spazio della grecità, in cui accadono rivoluzioni essenziali – pólis, democrazia, coscienza tragica, storiografia – emerge l’apparire dell’ontologia che strappa il senso del vivere e del morire al mito, gettando nel terrore la loro rappresentazione e quindi lo stesso significato del nascere. Per tale angoscia, la precedente condizione della donna è rimasta incagliata alla soglia della tragedia, tanto che ancor oggi la massa femminile sembra psicologicamente incapace di farsi carico delle implicazioni che una cultura di cui l’uomo è stato l’unico interprete comporta in termini di violenza. Il testo rintraccia in quell’empasse la causa dell’attuale situazione di squilibrio sociale nelle differenze di genere. La mafia viene intesa come anticultura che, per potere di sfruttamento e fini di lucro, tramite ideologie in declino che mantengono la donna in uno stato di subordinata idiozia, dissipa le sue volontà di crescita, facendo perno sul bisogno di appagamento dei bisogni primari dell’animale umano. La risoluzione è rintracciata nella rivoluzione che la donna può adesso! attuare elaborando la colpa della maternità a partire dal sapere razionale dell’“eternità” e del senso dell’“esser già da sempre salvi”.
Il libro analizza la struttura di ideologie e sistemi di ragione che – nell’Occidente indicato da Severino come nichilismo che prima pensa la verità indubitabile poi la sua crisi irreversibile – radicalizza la frattura nei rapporti di genere, tra intimità e politica. Nello spazio della grecità, in cui accadono rivoluzioni essenziali – pólis, democrazia, coscienza tragica, storiografia – emerge l’apparire dell’ontologia che strappa il senso del vivere e del morire al mito, gettando nel terrore la loro rappresentazione e quindi lo stesso significato del nascere. Per tale angoscia, la precedente condizione della donna è rimasta incagliata alla soglia della tragedia, tanto che ancor oggi la massa femminile sembra psicologicamente incapace di farsi carico delle implicazioni che una cultura di cui l’uomo è stato l’unico interprete comporta in termini di violenza. Il testo rintraccia in quell’empasse la causa dell’attuale situazione di squilibrio sociale nelle differenze di genere. La mafia viene intesa come anticultura che, per potere di sfruttamento e fini di lucro, tramite ideologie in declino che mantengono la donna in uno stato di subordinata idiozia, dissipa le sue volontà di crescita, facendo perno sul bisogno di appagamento dei bisogni primari dell’animale umano. La risoluzione è rintracciata nella rivoluzione che la donna può adesso! attuare elaborando la colpa della maternità a partire dal sapere razionale dell’“eternità” e del senso dell’“esser già da sempre salvi”.
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