Patrie galere. Cronache dall'oltrelegge
Edito da Ponte alle Grazie, 2008
255 pagine, € 14,00
ISBN 8879289887
di Valerio Morucci
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Quarta di copertina
Nel carcere, emblema della severità della Legge, la Legge è però solo nelle mura, nell'involucro: al suo interno, i rapporti sono "regolati da leggi arcaiche o, ancora peggio, dalla legge della giungla. Il luogo dove massima è la pressione coercitiva della regola sociale è anche il luogo dove ribolle il brodo di coltura dell'antilegalità". Lo stesso Morucci, ex Potere operaio e BR, dà la chiave per leggere queste memorie carcerarie spiazzanti e impietose, frutto dei suoi spostamenti in una decina di carceri fra la fine degli anni Settanta e l'inizio degli Ottanta, e incastonata nel tragico e inedito racconto della rivolta di Badu'e Carros. Un libro che è al contempo una riflessione acuta e feroce, fra Bunker e Foucault, sulla condizione carceraria, di cui vengono raccontati gli orrori - omicidi, torture, maltrattamenti, minacce, vendette, ricatti vi sono pane quotidiano - e le assurdità, il suo essere totalmente segregata dal mondo esterno eppure dominata da versioni grottesche e distorte dei medesimi meccanismi del potere, i costumi tribali e il fantasioso lessico, la fascinazione e le incomprensioni reciproche fra detenuti politici, mafiosi come Liggio, grandi criminali come Turatello o Vallanzasca.
Nel carcere, emblema della severità della Legge, la Legge è però solo nelle mura, nell'involucro: al suo interno, i rapporti sono "regolati da leggi arcaiche o, ancora peggio, dalla legge della giungla. Il luogo dove massima è la pressione coercitiva della regola sociale è anche il luogo dove ribolle il brodo di coltura dell'antilegalità". Lo stesso Morucci, ex Potere operaio e BR, dà la chiave per leggere queste memorie carcerarie spiazzanti e impietose, frutto dei suoi spostamenti in una decina di carceri fra la fine degli anni Settanta e l'inizio degli Ottanta, e incastonata nel tragico e inedito racconto della rivolta di Badu'e Carros. Un libro che è al contempo una riflessione acuta e feroce, fra Bunker e Foucault, sulla condizione carceraria, di cui vengono raccontati gli orrori - omicidi, torture, maltrattamenti, minacce, vendette, ricatti vi sono pane quotidiano - e le assurdità, il suo essere totalmente segregata dal mondo esterno eppure dominata da versioni grottesche e distorte dei medesimi meccanismi del potere, i costumi tribali e il fantasioso lessico, la fascinazione e le incomprensioni reciproche fra detenuti politici, mafiosi come Liggio, grandi criminali come Turatello o Vallanzasca.