L'uomo di vetro. Il caso di Leonardo Vitale: il primo pentito di mafia che non fu creduto
Edito da Bompiani, 1998
ISBN 884523665X
di Salvatore Parlagreco
Quarta di copertina
Una minuziosa indagine sul primo caso di pentitismo italiano, il cui protagonista, nel 1973, fu dichiarato malato di mente dalle autorità, anche per le manovre della mafia. Leonardo Vitale fu internato in manicomio e, quando ne uscì, venne assassinato. Una storia di sangue e di delitti, nella quale però l'autore punta a ricostruire il percorso psicologico-esistenziale di Vitale: come si può "costruire" la follia di un uomo e farla credere a tutti.
Una minuziosa indagine sul primo caso di pentitismo italiano, il cui protagonista, nel 1973, fu dichiarato malato di mente dalle autorità, anche per le manovre della mafia. Leonardo Vitale fu internato in manicomio e, quando ne uscì, venne assassinato. Una storia di sangue e di delitti, nella quale però l'autore punta a ricostruire il percorso psicologico-esistenziale di Vitale: come si può "costruire" la follia di un uomo e farla credere a tutti.
Recensione
Un avvincente affresco del mondo e delle regole di Cosa nostra con una inquietante psicologia mafiosa. Ma anche la storia di una follia lucidissima.
[Aldo Forbice]
La storia di un pentito di mafia, della sua solitudine, di una lacerante crisi di coscienza. Ma anche la denuncia del pentitismo di mestiere, spettacolare e strumentale, della violenza mafiosa e dell'indifferenza dello Stato. Un saggio, ma anche un romanzo su una straordinaria, drammatica follia.
[Emanuele Macaluso]
"La follia era dunque quegli occhi smarriti? Quante volte aveva ucciso? Quattro, cinque volte. Avrebbero potuto essere di più. Molte di più. Aspirava boccate di fumo come fossero le ultime, trattenendo la sigaretta sulla punta delle dita e il gomito in alto. Anche la morte si lasciava ingannare. Quell'uomo era morto e potevo ordinare che ripetesse ogni gesto o parola tutte le volte che volevo. Non mi sarebbe sfuggito alcun dettaglio. Proprio niente. Lui non avrebbe potuto sottrarsi né ribellarsi, né urlare o invocare aiuto. Come le sue vittime. Perché inseguivo quell'uomo? È la chiave di tutto mi disse il poliziotto, cercando di mettermi sulle sue tracce. Una storia dimenticata, avevo replicato con convinzione. Poi..."
Un avvincente affresco del mondo e delle regole di Cosa nostra con una inquietante psicologia mafiosa. Ma anche la storia di una follia lucidissima.
[Aldo Forbice]
La storia di un pentito di mafia, della sua solitudine, di una lacerante crisi di coscienza. Ma anche la denuncia del pentitismo di mestiere, spettacolare e strumentale, della violenza mafiosa e dell'indifferenza dello Stato. Un saggio, ma anche un romanzo su una straordinaria, drammatica follia.
[Emanuele Macaluso]
"La follia era dunque quegli occhi smarriti? Quante volte aveva ucciso? Quattro, cinque volte. Avrebbero potuto essere di più. Molte di più. Aspirava boccate di fumo come fossero le ultime, trattenendo la sigaretta sulla punta delle dita e il gomito in alto. Anche la morte si lasciava ingannare. Quell'uomo era morto e potevo ordinare che ripetesse ogni gesto o parola tutte le volte che volevo. Non mi sarebbe sfuggito alcun dettaglio. Proprio niente. Lui non avrebbe potuto sottrarsi né ribellarsi, né urlare o invocare aiuto. Come le sue vittime. Perché inseguivo quell'uomo? È la chiave di tutto mi disse il poliziotto, cercando di mettermi sulle sue tracce. Una storia dimenticata, avevo replicato con convinzione. Poi..."
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