L'economia mafiosa
Edito da Rubbettino, Soveria Mannelli (CZ), 1986
118 pagine, € 7,23
ISBN 8872842190
di Mario Centorrino
Quarta di copertina
Il volume, che è preceduto dall'introduzione di Nino Recupero, raccoglie articoli e brevi interventi che in questi ultimi anni Centorrino, ordinario di Economia politica e preside della facoltà di Scienze politiche di Messina, ha dedicato al tema dell'economia mafiosa. Ciò che se ne ricava è un quadro che non solo si distacca dagli ormai solo oleografici ritratti di padrini e gabelloti dell'antica mafia legata ai latifondi, ma che non ha niente a che vedere neanche con i palazzinari della Palermo degli anni sessanta che nella corruzione della politica e degli appalti avevano fondato il proprio operato. Oggi la mafia è un'impresa che gode di differenziate forme di accumulazione, quella di tipo "violento" accanto a quella di tipo "pulito", che gode rispetto alle altre imprese di una serie di vantaggi competitivi, dalla creazione di un ombrello protezionistico, alla capacità di compressione dei salari, alla maggiore solidità ed elasticità di tipo finanziario, e che infine ha il potere di distorcere profondamente i meccanismi del mercato. L'imprenditore vincente in Sicilia non è infatti quello che è capace di innovazione e rischio, che più ha competenza e lungimiranza, ma colui che riesce a realizzare il rapporto migliore con il potere politico e mafioso. La concorrenza non è sui prezzi e sui costi - sostiene Centorrino - ma, paradossalmente, è una concorrenza sulle tangenti, sugli appoggi.
Il volume, che è preceduto dall'introduzione di Nino Recupero, raccoglie articoli e brevi interventi che in questi ultimi anni Centorrino, ordinario di Economia politica e preside della facoltà di Scienze politiche di Messina, ha dedicato al tema dell'economia mafiosa. Ciò che se ne ricava è un quadro che non solo si distacca dagli ormai solo oleografici ritratti di padrini e gabelloti dell'antica mafia legata ai latifondi, ma che non ha niente a che vedere neanche con i palazzinari della Palermo degli anni sessanta che nella corruzione della politica e degli appalti avevano fondato il proprio operato. Oggi la mafia è un'impresa che gode di differenziate forme di accumulazione, quella di tipo "violento" accanto a quella di tipo "pulito", che gode rispetto alle altre imprese di una serie di vantaggi competitivi, dalla creazione di un ombrello protezionistico, alla capacità di compressione dei salari, alla maggiore solidità ed elasticità di tipo finanziario, e che infine ha il potere di distorcere profondamente i meccanismi del mercato. L'imprenditore vincente in Sicilia non è infatti quello che è capace di innovazione e rischio, che più ha competenza e lungimiranza, ma colui che riesce a realizzare il rapporto migliore con il potere politico e mafioso. La concorrenza non è sui prezzi e sui costi - sostiene Centorrino - ma, paradossalmente, è una concorrenza sulle tangenti, sugli appoggi.
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