Economia assistita da mafia
Edito da Rubbettino, Soveria Mannelli (CZ), 1995
158 pagine, € 9,30
ISBN 8872843405
di Mario Centorrino
Quarta di copertina
Come è facile evincere dal titolo, il saggio - che assume carattere divulgativo - ha come oggetto l'analisi dei rapporti intercorrenti tra sistemi economici e criminalità organizzata, nel tentativo di qualificare e quantificare i danni arrecati da tali interazioni. La necessità dello studio di questi rapporti sorge - a parere dell'autore - non solo a causa delle consuete ragioni che fino a oggi hanno spinto tanti a occuparsi del fenomeno, ma principalmente a causa del fatto che essi sembrano guidati da una specifica forma di "razionalità" economica. Questa "razionalità", che regola i comportamenti dei soggetti coinvolti, rende "ottimi" i risultati e particolarmente solida un'organizzazione le cui fondamenta sono riposte proprio sullo "scambio scellerato fra mafia, istituzione ed economia". La proposta interpretativa dell'autore rovescia il più diffuso punto di vista secondo il quale è l'intervento pubblico a produrre la corruzione e propone, invece, di individuare nell'economia assistita del Mezzogiorno il risultato dell'inserimento della spesa dello Stato in una struttura socioeconomica il cui principio guida è la "razionalità" mafiosa. Una volta resa chiara questa circostanza, non si può che concludere con l'autore - come è stato osservato da molte altre voci - che il modo più efficace per combattere questo disastroso fenomeno non è eliminare l'intervento nel Mezzogiorno, ma modificare, attraverso un'azione congiunta di tutti i poteri dello Stato, il terreno su cui esso viene a essere inserito.
Come è facile evincere dal titolo, il saggio - che assume carattere divulgativo - ha come oggetto l'analisi dei rapporti intercorrenti tra sistemi economici e criminalità organizzata, nel tentativo di qualificare e quantificare i danni arrecati da tali interazioni. La necessità dello studio di questi rapporti sorge - a parere dell'autore - non solo a causa delle consuete ragioni che fino a oggi hanno spinto tanti a occuparsi del fenomeno, ma principalmente a causa del fatto che essi sembrano guidati da una specifica forma di "razionalità" economica. Questa "razionalità", che regola i comportamenti dei soggetti coinvolti, rende "ottimi" i risultati e particolarmente solida un'organizzazione le cui fondamenta sono riposte proprio sullo "scambio scellerato fra mafia, istituzione ed economia". La proposta interpretativa dell'autore rovescia il più diffuso punto di vista secondo il quale è l'intervento pubblico a produrre la corruzione e propone, invece, di individuare nell'economia assistita del Mezzogiorno il risultato dell'inserimento della spesa dello Stato in una struttura socioeconomica il cui principio guida è la "razionalità" mafiosa. Una volta resa chiara questa circostanza, non si può che concludere con l'autore - come è stato osservato da molte altre voci - che il modo più efficace per combattere questo disastroso fenomeno non è eliminare l'intervento nel Mezzogiorno, ma modificare, attraverso un'azione congiunta di tutti i poteri dello Stato, il terreno su cui esso viene a essere inserito.
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