I disarmati. Storia dell'antimafia: i reduci e i complici
Edito da Sperling & Kupfer, 2009
177 pagine, € 17,50
ISBN 9788820046873
di Claudio Fava
Quarta di copertina
La mafia dei padrini e dei criminali da una parte, l'antimafia dei giudici e delle forze dell'ordine dall'altra. Per molto tempo la guerra a Cosa Nostra è stata raccontata come una lotta fra bene e male, fra buoni e cattivi. Come se si trattasse di vicende di cui altri erano i protagonisti: così gli eroi sono diventati martiri, la cronaca è diventata tragedia e la memoria s'è ridotta alla commemorazione dei nostri morti: Dalla Chiesa, Falcone, Borsellino, un pugno di giornalisti, qualche prete, un paio di politici. Ripercorrere oggi la storia dell'antimafia significa parlare soprattutto dei vivi, delle occasioni perdute, di chi avrebbe dovuto e potuto fare ma ha preferito voltarsi dall'altra parte: i rassegnati, gli ingenui, gli opportunisti, i furbi, gli smemorati. Claudio Fava perlustra questa terra di mezzo, le infinite zone grigie della compiacenza che hanno imbavagliato l'antimafia e reso possibile, talvolta addirittura favorito, l'esistenza della mafia. Un viaggio che racconta i compiici del silenzio e del consociativismo mafioso: nel giornalismo, nella politica, nella società civile. Per una volta, con i nomi e i cognomi al loro posto. Non mancano i ritratti di chi in questi anni ha continuato a combattere, animato dal proprio senso civile. Uomini e donne, giovani e meno giovani: sono loro il segno di una terra che comunque non si arrende, che comunque non si adegua.
La mafia dei padrini e dei criminali da una parte, l'antimafia dei giudici e delle forze dell'ordine dall'altra. Per molto tempo la guerra a Cosa Nostra è stata raccontata come una lotta fra bene e male, fra buoni e cattivi. Come se si trattasse di vicende di cui altri erano i protagonisti: così gli eroi sono diventati martiri, la cronaca è diventata tragedia e la memoria s'è ridotta alla commemorazione dei nostri morti: Dalla Chiesa, Falcone, Borsellino, un pugno di giornalisti, qualche prete, un paio di politici. Ripercorrere oggi la storia dell'antimafia significa parlare soprattutto dei vivi, delle occasioni perdute, di chi avrebbe dovuto e potuto fare ma ha preferito voltarsi dall'altra parte: i rassegnati, gli ingenui, gli opportunisti, i furbi, gli smemorati. Claudio Fava perlustra questa terra di mezzo, le infinite zone grigie della compiacenza che hanno imbavagliato l'antimafia e reso possibile, talvolta addirittura favorito, l'esistenza della mafia. Un viaggio che racconta i compiici del silenzio e del consociativismo mafioso: nel giornalismo, nella politica, nella società civile. Per una volta, con i nomi e i cognomi al loro posto. Non mancano i ritratti di chi in questi anni ha continuato a combattere, animato dal proprio senso civile. Uomini e donne, giovani e meno giovani: sono loro il segno di una terra che comunque non si arrende, che comunque non si adegua.
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