Giornalismo del dopoguerra. Tra memoria e rimozione

Edito da Odoya, 2009
235 pagine, € 16,50
ISBN 9788862880350

di Giuseppe Gori Savellini

Quarta di copertina

Al termine della Seconda guerra mondiale l'Italia è un paese insanguinato, dilaniato da conflitti umani e politici, al contempo è una terra di confine, l'ultima appendice occidentale sul Mediterraneo. Quale ruolo hanno avuto i giornali in questa situazione? Un ruolo principale, il veicolo tra le necessità del governo e la reazione del paese. Il desiderio collettivo di chiudere i conti con il passato trova risonanza perfetta sulle pagine dei quotidiani, appena tornati nelle mani dei vecchi proprietari. Si assiste così a una lenta ma inesorabile rimozione della memoria dei conflitti appena sopiti. Il racconto, attraverso le parole dei giornalisti e gli articoli più significativi, del giornalismo italiano nell'immediato dopoguerra, dal processo Kesselring (descritto da Indro Montanelli nel 1947), alla cicatrice visibile di filo spinato a tagliare il territorio della Venezia Giulia e dell'Istria. La storia dei conflitti presenti in Italia, tra antifascisti e anticomunisti nella quale i giornali giocarono un ruolo politico, reso esplicito anche dall'analisi degli assetti proprietari delle maggiori testate italiane. La rappresentazione che i giornali e i media danno della società diventa il fatto stesso: ciò che non è raccontato non è mai esistito. L'ansia di rimozione degli italiani appena usciti dagli orrori della guerra si sposa con quella dei proprietari dei giornali, del governo e dell'opposizione.

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