Mafie, politica, pubblica amministrazione. È possibile sradicare il fenomeno mafioso dall'Italia?
Edito da Guida Editore, 2009
160 pagine, € 12,00
ISBN 9788860426420
di Ugo Di Girolamo
Quarta di copertina
In 150 anni di storia unitaria si sono succedute diverse ondate repressive contro le organizzazioni criminali di tipo mafioso. Le due più importanti sono state quella condotta dal lombardo Cesare Mori, nel 26-28, e l'altra avviata dal siciliano Giovanni Falcone, negli anni ottanta. Ma nessuna di queste ondate repressive è riuscita a sradicare il fenomeno mafioso dall'Italia. Cosa c'è dietro questa apparente imbattibilità delle mafie? Come e perché i clan si riproducono a dispetto di ogni repressione? Quali sono le responsabilità della politica nella sopravvivenza di questo fenomeno? Bisogna arrendersi all'evidenza della prassi storica, come sembrano sostenere alcuni autorevoli esponenti dell'antimafia? Oppure è possibile individuare nuove strategie di lotta che siano risolutive? A questi interrogativi l'autore tenta di dare una risposta, utilizzando un approccio unitario nell'analisi delle organizzazioni mafiose, come suggerito da Nicola Tranfaglia nel 1990. Tale metodo consente di evidenziare le responsabilità della politica nella continua riproduzione dei clan e di individuare una strategia unitaria di contrasto, delineando delle proposte per il movimento antimafia che possano indurre il ceto politico a riconoscere le proprie responsabilità. Solo partendo da questo riconoscimento sarà possibile spezzare l'intreccio mafie-apparati dello Stato, ponendo fine al fenomeno mafioso.
In 150 anni di storia unitaria si sono succedute diverse ondate repressive contro le organizzazioni criminali di tipo mafioso. Le due più importanti sono state quella condotta dal lombardo Cesare Mori, nel 26-28, e l'altra avviata dal siciliano Giovanni Falcone, negli anni ottanta. Ma nessuna di queste ondate repressive è riuscita a sradicare il fenomeno mafioso dall'Italia. Cosa c'è dietro questa apparente imbattibilità delle mafie? Come e perché i clan si riproducono a dispetto di ogni repressione? Quali sono le responsabilità della politica nella sopravvivenza di questo fenomeno? Bisogna arrendersi all'evidenza della prassi storica, come sembrano sostenere alcuni autorevoli esponenti dell'antimafia? Oppure è possibile individuare nuove strategie di lotta che siano risolutive? A questi interrogativi l'autore tenta di dare una risposta, utilizzando un approccio unitario nell'analisi delle organizzazioni mafiose, come suggerito da Nicola Tranfaglia nel 1990. Tale metodo consente di evidenziare le responsabilità della politica nella continua riproduzione dei clan e di individuare una strategia unitaria di contrasto, delineando delle proposte per il movimento antimafia che possano indurre il ceto politico a riconoscere le proprie responsabilità. Solo partendo da questo riconoscimento sarà possibile spezzare l'intreccio mafie-apparati dello Stato, ponendo fine al fenomeno mafioso.
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