Sulla nuova Destra. Itinerario di un intellettuale atipico

Edito da Vallecchi, 2003
432 pagine, € 24,00
ISBN 9788884270559

di Pierre-André Taguieff

Quarta di copertina

Ecco finalmente in italiano il libro del politologo Taguieff sulla Nouvelle Droite e sul suo leader indiscusso, Alain de Benoist. La ricerca, punto di riferimento fondamentale per chiunque intenda affrontare lo studio di questo tema, si articola su più livelli e si presta a diverse prospettive di lettura. È innanzitutto un'analisi del binomio indissolubile Grece - Alain de Benoist, condotta ponendo l'accento sulle rotture e sui rimaneggiamenti dottrinali, sulle importanti variazioni del rapporto con il contesto politico, sulle trasformazioni dei pubblici interessati e mobilitati. Dal 1968 al 1993, il cambiamento delle posizioni del Grece (Groupement de recherche et d'études pour la civilisation européenne) appare, infatti, sorprendente: dalla difesa della "civiltà occidentale" alla denuncia dell'"occidentalismo", dal biologismo al "culturalismo", dall'elogio dell'ineguaglianza al culto della differenza, dall'imperativo di "difendere i valori fondamentali della nostra civiltà" alla "nuova alleanza" Europa - Terzo mondo.

La prima sintesi ideologica diffusa dal Grece e da "Nouvelle Ecole", tra il 1968 e il 1972, pone l'accento sull'ineguaglianza e sul determinismo genetico: il nemico principale è qui ovviamente il movimento comunista. Tra il 1972 e il 1979 fa la sua comparsa una nuova formulazione dottrinaria, basata sull'antiegualitarismo e sul paganesimo europeista: un neoaristocraticismo "nietzscheano" si articola bene o male con un "antirazzismo" differenzialista e con una dottrina "scientifica" dell'identità culturale, a partire da un'integrazione dei lavori di Georges Dumézil. Un culturalismo di destra, quindi, il cui principale avversario diventa l'egualitarismo di origine monoteista. Tra la fine degli anni settanta e la metà degli anni ottanta, si assiste infine a un'ultima torsione ideologica, che ruota intorno al terzomondismo differenzialista, al postmodernismo "di destra" e alla riscoperta del "sacro" come fondamento dell'identità europea "profonda". Su tutto domina la difesa del radicamento, il rispetto assoluto delle differenze contro "i promotori di una perdizione dell'umanità", coloro che incarnano cioè il condominio americano-sovietico. La Nuova Destra si presenta come il partito della diversità e della tolleranza contro quello dell'uniformità imperiale e della deculturazione dei popoli. Il nemico principale si sposta ancora una volta, assumendo un volto inatteso, quello dell'America, dell'occidentalismo, dell'atlantismo.

Come fronteggiare, dunque, un movimento che non ha mai smesso di trasformare pensieri elaborati a sinistra, ripensandoli a modo suo? A questo problema Taguieff dedica una parte significativa del libro, prendendo le distanze dall'approccio demonizzante adottato nelle campagne delegittimanti della sinistra francese, incentrate sulla "nazificazione" del Grece e di de Benoist. Il confronto con la Nuova Destra deve, al contrario, fondarsi - come sostenne per primo Raymond Aron - non sull'anatema, ma sulla "risposta intellettuale". Come quella esemplificata, in queste stesse pagine, da Taguieff, il quale, proprio a partire dalla necessità di rispondere al culturalismo di de Benoist, perviene alla formulazione di quel concetto di "neorazzismo differenzialista", ormai entrato nella cassetta degli attrezzi di storici e sociologi.

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