La mia vita in Oriente, Agende del delegato apostolico 2: 1940-1944
Edito da Fscire
di Valeria Martano
Libro presente nelle categorie:
Quarta di copertina
Con questo volume prosegue la serie che vuole offrireagli studiosi, in forma fìlologicamente rigorosa, i diari spirituali, i quaderni e le agende di lavoro di Angelo Giuseppe Roncalli, divenuto dal 28 ottobre 1958 Giovanni XXIII. Si tratta di materiale reso in parte accessibile negli scorsi decenni con scopi diversi. Riconoscendone l'alto valore storico il Ministero per i beni e le attività culturali, su proposta della Fondazione per le scienze religiose Giovanni XXIII di Bologna, ha deciso di promuoverne la puntuale rivisitazione critica e di permetterne la pubblicazione nella prestigiosa serie delle Edizioni Nazionali, riservata - com'è noto - alle figure maggiori della storia d'Italia e della cultura.
La Commissione nazionale costituita a questo scopo, che vede la presenza di autorevoli studiosi italiani e stranieri, si propone di far crescere, accanto all'affetto devoto che continua a circondare la figura di Giovanni XXIII, un forte impegno di ricerca sugli scritti di un uomo che ha certo segnato un punto di svolta nella chiesa e nella società del Novecento.
Per la Fondazione che ha progettato questa Edizione Nazionale, tale approccio è l'adempimento fedele dell'impulso molteplice offerto da don Giuseppe Dossetti alla ricerca storica e teologica su Angelo Giuseppe Roncalli: dal 1966 in poi, con scritti e con consigli, e poi accettando di essere iniziatore e presidente onorario della Fondazione, Dossetti ha impegnato se stesso e varie generazioni di membri dell'Istituto bolognese nello studio della personalità di papa Giovanni XXIII; a questo studio i volumi di questa serie sperano di offrire nuovi elementi di conoscenza.
La guerra è la grande protagonista del secondo quinquennio di Roncalli in Turchia e Grecia (19401944) e segna profondamente le giornate del delegato apostolico, che si trova ad affrontare quel drammatico passaggio epocale in un osservatorio privilegiato. Istanbul è il cuore di un Paese che si mantiene neutrale per quasi tutto il conflitto e al centro di un'intensa attività diplomatica. Roncalli ne approfitta per rappresentare i sentimenti della chiesa universale e di Pio XII, eletto da pochi mesi, di fronte alla tragedia che si sta consumando, preoccupandosi di essere il «vescovo di tutti », al di là delle appartenenze nazionali all'origine della stessa seconda guerra mondiale. Nelle pagine dell'agenda si coglie con chiarezza che nel cuore di questo ecclesiastico, ormai sessantenne, c'è spazio per le tragedie di tanti, a partire da quelle di interi popoli. Nel '41 e nel '42 si muove con intelligenza per soccorrere i greci ridotti alla fame, riuscendo anche a suscitare un appello di personalità ortodosse al papa, determinante per far cadere il blocco navale imposto dai britannici. Ma negli anni successivi si adopera soprattutto per favorire l'emigrazione degli ebrei che, in fuga dai nazisti, transitavano nel Mediterraneo passando per Istanbul. Attività che si fa intensa nel '43 e nel '44 ed è annotata nell'agenda a più riprese, ma sempre molto discretamente: si registrano i nomi delle autorità religiose incontrate ed appaiono frequenti contatti con la Jewish Agency, ma non si aggiungono mai informazioni che potrebbero compromettere l'attività umanitaria della chiesa per salvare gli ebrei, chiamati da Roncalli «parenti e concittadini di Gesù». Particolari che appaiono invece significativamente in altre fonti, tra cui gli Actes et Documents du Saint Siège. Nella tempesta della guerra è l'espressione di un'umanità rivolta a tutti, anche ai tedeschi che, nell'agosto del '44, quando Ankara rompe le relazioni diplomatiche con Berlino, vengono a loro volta perseguitati e deportati. E di una spiritualità che in questi anni si fa ancora più attenta al dialogo con le altre chiese cristiane, in particolare con gli ortodossi, «fratelli separati», arrivando ad utilizzare termini molto avanzati dell'ecumenismo come l'anelito all' «unità».
Valeria Martano è dottore di ricerca di Storia sociale e religiosa e collabora con l'Istituto per le scienze religiose di Bologna, in particolare per gli studi sull'Oriente cristiano. Ha pubblicato Athenagoras il patriarca (1886-1972), un cristiano tra crisi della coabitazione eutopia ecumenica (Bologna 1996), e altri saggi sui rapporti ecumenici tra chiesa cattolica e ortodossia greca nel Novecento.
Con questo volume prosegue la serie che vuole offrireagli studiosi, in forma fìlologicamente rigorosa, i diari spirituali, i quaderni e le agende di lavoro di Angelo Giuseppe Roncalli, divenuto dal 28 ottobre 1958 Giovanni XXIII. Si tratta di materiale reso in parte accessibile negli scorsi decenni con scopi diversi. Riconoscendone l'alto valore storico il Ministero per i beni e le attività culturali, su proposta della Fondazione per le scienze religiose Giovanni XXIII di Bologna, ha deciso di promuoverne la puntuale rivisitazione critica e di permetterne la pubblicazione nella prestigiosa serie delle Edizioni Nazionali, riservata - com'è noto - alle figure maggiori della storia d'Italia e della cultura.
La Commissione nazionale costituita a questo scopo, che vede la presenza di autorevoli studiosi italiani e stranieri, si propone di far crescere, accanto all'affetto devoto che continua a circondare la figura di Giovanni XXIII, un forte impegno di ricerca sugli scritti di un uomo che ha certo segnato un punto di svolta nella chiesa e nella società del Novecento.
Per la Fondazione che ha progettato questa Edizione Nazionale, tale approccio è l'adempimento fedele dell'impulso molteplice offerto da don Giuseppe Dossetti alla ricerca storica e teologica su Angelo Giuseppe Roncalli: dal 1966 in poi, con scritti e con consigli, e poi accettando di essere iniziatore e presidente onorario della Fondazione, Dossetti ha impegnato se stesso e varie generazioni di membri dell'Istituto bolognese nello studio della personalità di papa Giovanni XXIII; a questo studio i volumi di questa serie sperano di offrire nuovi elementi di conoscenza.
La guerra è la grande protagonista del secondo quinquennio di Roncalli in Turchia e Grecia (19401944) e segna profondamente le giornate del delegato apostolico, che si trova ad affrontare quel drammatico passaggio epocale in un osservatorio privilegiato. Istanbul è il cuore di un Paese che si mantiene neutrale per quasi tutto il conflitto e al centro di un'intensa attività diplomatica. Roncalli ne approfitta per rappresentare i sentimenti della chiesa universale e di Pio XII, eletto da pochi mesi, di fronte alla tragedia che si sta consumando, preoccupandosi di essere il «vescovo di tutti », al di là delle appartenenze nazionali all'origine della stessa seconda guerra mondiale. Nelle pagine dell'agenda si coglie con chiarezza che nel cuore di questo ecclesiastico, ormai sessantenne, c'è spazio per le tragedie di tanti, a partire da quelle di interi popoli. Nel '41 e nel '42 si muove con intelligenza per soccorrere i greci ridotti alla fame, riuscendo anche a suscitare un appello di personalità ortodosse al papa, determinante per far cadere il blocco navale imposto dai britannici. Ma negli anni successivi si adopera soprattutto per favorire l'emigrazione degli ebrei che, in fuga dai nazisti, transitavano nel Mediterraneo passando per Istanbul. Attività che si fa intensa nel '43 e nel '44 ed è annotata nell'agenda a più riprese, ma sempre molto discretamente: si registrano i nomi delle autorità religiose incontrate ed appaiono frequenti contatti con la Jewish Agency, ma non si aggiungono mai informazioni che potrebbero compromettere l'attività umanitaria della chiesa per salvare gli ebrei, chiamati da Roncalli «parenti e concittadini di Gesù». Particolari che appaiono invece significativamente in altre fonti, tra cui gli Actes et Documents du Saint Siège. Nella tempesta della guerra è l'espressione di un'umanità rivolta a tutti, anche ai tedeschi che, nell'agosto del '44, quando Ankara rompe le relazioni diplomatiche con Berlino, vengono a loro volta perseguitati e deportati. E di una spiritualità che in questi anni si fa ancora più attenta al dialogo con le altre chiese cristiane, in particolare con gli ortodossi, «fratelli separati», arrivando ad utilizzare termini molto avanzati dell'ecumenismo come l'anelito all' «unità».
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