Ilaria Alpi. Un omicidio al crocevia dei traffici
Edito da Baldini Castoldi Dalai, Milano, 2002
251 pagine, € 13,00
ISBN 8884902533
di Barbara Carazzolo, Alberto Chiara, Luciano Scalettari
Libro presente nelle categorie:
Quarta di copertina
Il 20 marzo 1994 la giornalista Rai Ilaria Alpi e il cameraman Miran Hrovatin vengono uccisi in un agguato a Mogadiscio. A oltre otto anni di distanza, è emerso solo qualche brandello di verità ufficiale: un colpevole (membro del commando, che però non sparò), e tanti, troppi perché senza risposta. L’inchiesta langue in un pantano di testimoni scomparsi, contraddizioni, reticenze e misteri.
Tre cronisti di «Famiglia Cristiana» hanno indagato a lungo sui traffici di armi, di rifiuti tossici, di scorie radioattive che sembrano essere il vero movente del caso-Alpi. Un viaggio, il loro, attraverso Paesi (Somalia, Yemen, Kenya, Mozambico, Francia, Spagna, Inghilterra), carte processuali sparse in molte Procure italiane e decine di testimoni, pentiti, faccendieri e agenti dei servizi segreti.
Tassello dopo tassello, gli autori hanno scoperto loro malgrado che un filo unico sembra legare questo a tanti casi irrisolti degli ultimi vent’anni della nostra storia. Partendo infatti dalle conoscenze della Alpi sono saltati fuori via via collegamenti impensabili con l’omicidio di Mauro Rostagno della comunità Saman (avvenuto a Trapani nel 1988); omicidio forse legato alla malacooperazione italo-somala che esportava armi anziché aiuti alimentari; e poi le strane morti di due militari presenti in quei mesi maledetti in Somalia, forse agenti di Gladio, impiegati in operazioni coperte negli anni Ottanta.
Il rischio del libro è che trascini il lettore in un vortice di colpi di scena, col ritmo e il fascino delle migliori spy-stories. Ma occorre un avvertimento. Nulla è parto della fantasia, non lo sono i morti e i trafficanti, le indagini e i miliardi, così come non lo è l’infernale scenario mondiale che ha stritolato fra le sue spire due onesti giornalisti che hanno smosso un po’ troppo le acque...
«Sono andato a trovare Ilaria in albergo, sta cenando, mi invita a sedermi con lei e mi racconta le novità. Pare che abbia scoperto essere in atto traffici di armi che dall’Est, passando per l’Italia attraverso un corrispondente, giungono al Nord della Somalia, distribuendosi capillarmente in tutto il Paese. Ilaria probabilmente ha scoperto uno dei canali che vengono utilizzati per il traffico delle armi e che è lo stesso che serve a società di vari Paesi – tra cui l’Italia – allo smaltimento di scorie radioattive. Andando lungo la strada dei pozzi, dice, passa per i porti di Bosaso e Merka. [...] Ilaria dice di averne le prove.»
dal diario del maresciallo dei Carabinieri Francesco Aloi
Il 20 marzo 1994 la giornalista Rai Ilaria Alpi e il cameraman Miran Hrovatin vengono uccisi in un agguato a Mogadiscio. A oltre otto anni di distanza, è emerso solo qualche brandello di verità ufficiale: un colpevole (membro del commando, che però non sparò), e tanti, troppi perché senza risposta. L’inchiesta langue in un pantano di testimoni scomparsi, contraddizioni, reticenze e misteri.
Tre cronisti di «Famiglia Cristiana» hanno indagato a lungo sui traffici di armi, di rifiuti tossici, di scorie radioattive che sembrano essere il vero movente del caso-Alpi. Un viaggio, il loro, attraverso Paesi (Somalia, Yemen, Kenya, Mozambico, Francia, Spagna, Inghilterra), carte processuali sparse in molte Procure italiane e decine di testimoni, pentiti, faccendieri e agenti dei servizi segreti.
Tassello dopo tassello, gli autori hanno scoperto loro malgrado che un filo unico sembra legare questo a tanti casi irrisolti degli ultimi vent’anni della nostra storia. Partendo infatti dalle conoscenze della Alpi sono saltati fuori via via collegamenti impensabili con l’omicidio di Mauro Rostagno della comunità Saman (avvenuto a Trapani nel 1988); omicidio forse legato alla malacooperazione italo-somala che esportava armi anziché aiuti alimentari; e poi le strane morti di due militari presenti in quei mesi maledetti in Somalia, forse agenti di Gladio, impiegati in operazioni coperte negli anni Ottanta.
Il rischio del libro è che trascini il lettore in un vortice di colpi di scena, col ritmo e il fascino delle migliori spy-stories. Ma occorre un avvertimento. Nulla è parto della fantasia, non lo sono i morti e i trafficanti, le indagini e i miliardi, così come non lo è l’infernale scenario mondiale che ha stritolato fra le sue spire due onesti giornalisti che hanno smosso un po’ troppo le acque...
«Sono andato a trovare Ilaria in albergo, sta cenando, mi invita a sedermi con lei e mi racconta le novità. Pare che abbia scoperto essere in atto traffici di armi che dall’Est, passando per l’Italia attraverso un corrispondente, giungono al Nord della Somalia, distribuendosi capillarmente in tutto il Paese. Ilaria probabilmente ha scoperto uno dei canali che vengono utilizzati per il traffico delle armi e che è lo stesso che serve a società di vari Paesi – tra cui l’Italia – allo smaltimento di scorie radioattive. Andando lungo la strada dei pozzi, dice, passa per i porti di Bosaso e Merka. [...] Ilaria dice di averne le prove.»
dal diario del maresciallo dei Carabinieri Francesco Aloi
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