Il libraio di Kabul
Edito da Sonzogno, Milano, 2003
323 pagine, € 17,00
ISBN 8845424057
di Asne Seierstad
Libro presente nelle categorie:
Quarta di copertina
Quando l'autrice, giovane giornalista norvegese, entra a Kabul al seguito delle truppe alleate, una delle prime persone che incontra è Sultan Khan, il libraio. Con lui, nella sua bottega, inizia a parlare di letteratura, di cultura, della situazione del Paese, ma anche della sua famiglia, talmente rappresentativa del mondo afgano che Åsne pensa di poterla raccontare in un libro. Così, per tutta la primavera successiva alla caduta dei Talebani, viene accolta a casa Khan e diventa la figlia bionda del libraio di Kabul. È testimone di amori proibiti, di matrimoni combinati, di reati e punizioni, di ribellioni giovanili, e della severità con la quale la società islamica detta ancor oggi i modi in cui ciascuno deve vivere la propria vita.
"… Ho indossato il burka anche per comprendere meglio cosa vuol dire essere una donna afgana. Cosa vuol dire doversi accalcare nelle ultime file sovraffollate riservate alle donne quando l’autobus è mezzo vuoto. Cosa vuol dire doversi raggomitolare nel bagagliaio di un taxi perché c’è un uomo sul sedile posteriore. Cosa vuol dire sentirsi gli sguardi addosso per essere un burka alto e attraente e ricevere il tuo primo complimento da burka da parte di un uomo per la strada. E poi ho capito cosa vuol dire odiare il burka. “
Quando l'autrice, giovane giornalista norvegese, entra a Kabul al seguito delle truppe alleate, una delle prime persone che incontra è Sultan Khan, il libraio. Con lui, nella sua bottega, inizia a parlare di letteratura, di cultura, della situazione del Paese, ma anche della sua famiglia, talmente rappresentativa del mondo afgano che Åsne pensa di poterla raccontare in un libro. Così, per tutta la primavera successiva alla caduta dei Talebani, viene accolta a casa Khan e diventa la figlia bionda del libraio di Kabul. È testimone di amori proibiti, di matrimoni combinati, di reati e punizioni, di ribellioni giovanili, e della severità con la quale la società islamica detta ancor oggi i modi in cui ciascuno deve vivere la propria vita.
"… Ho indossato il burka anche per comprendere meglio cosa vuol dire essere una donna afgana. Cosa vuol dire doversi accalcare nelle ultime file sovraffollate riservate alle donne quando l’autobus è mezzo vuoto. Cosa vuol dire doversi raggomitolare nel bagagliaio di un taxi perché c’è un uomo sul sedile posteriore. Cosa vuol dire sentirsi gli sguardi addosso per essere un burka alto e attraente e ricevere il tuo primo complimento da burka da parte di un uomo per la strada. E poi ho capito cosa vuol dire odiare il burka. “
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