Aldo Moro. Quei terribili 55 giorni
Edito da Rubbettino, 2003
443 pagine, € 18,00
ISBN 8849805691
di Eugenio Marcucci, Gustavo Selva
Libro presente nelle categorie:
Quarta di copertina
La cronaca del 'caso Moro' così come gli italiani la vissero fra il 16 marzo e il 17 ottobre del 1978. Di quelle giornate il racconto conserva tutta la drammaticità e le emozioni provate da chi, come Selva e Marcucci, seguirono la vicenda momento per momento. Gustavo Selva, all'epoca direttore del GR2, commentò, con una serie di 'editoriali', i passaggi più significativi che sono rimasti impressi nella memoria di tutti ma che i giovani non conoscono. Al testo è aggiunta una documentazione di particolare interesse: per la prima volta vengono raccolte tutte le lettere, anche quelle mai recapitate ai destinatari, che Aldo Moro scrisse dalla 'prigione del popolo', dove le Brigate rosse lo segregarono per 55 giorni; il 'memoriale' dettato dallo statista democristiano; i 'comunicati' delle BR durante il sequestro; l'ultimo discorso del 28 febbraio 1978 che Aldo Moro pronunciò davanti ai gruppi parlamentari della DC e che fu determinante per la formazione del Governo Andreotti appoggiato dal Partito Comunista.
La cronaca del 'caso Moro' così come gli italiani la vissero fra il 16 marzo e il 17 ottobre del 1978. Di quelle giornate il racconto conserva tutta la drammaticità e le emozioni provate da chi, come Selva e Marcucci, seguirono la vicenda momento per momento. Gustavo Selva, all'epoca direttore del GR2, commentò, con una serie di 'editoriali', i passaggi più significativi che sono rimasti impressi nella memoria di tutti ma che i giovani non conoscono. Al testo è aggiunta una documentazione di particolare interesse: per la prima volta vengono raccolte tutte le lettere, anche quelle mai recapitate ai destinatari, che Aldo Moro scrisse dalla 'prigione del popolo', dove le Brigate rosse lo segregarono per 55 giorni; il 'memoriale' dettato dallo statista democristiano; i 'comunicati' delle BR durante il sequestro; l'ultimo discorso del 28 febbraio 1978 che Aldo Moro pronunciò davanti ai gruppi parlamentari della DC e che fu determinante per la formazione del Governo Andreotti appoggiato dal Partito Comunista.
Recensione
Potremmo definirli i cinquantacinque giorni che sconvolsero il nostro Paese. Oppure, come già li decretava anticipando decisamente i tempi, l’allora presidente del Senato Ingrao, i giorni che segnarono la fine della Prima Repubblica.
Certo è che furono terribili, per tutti. Anche per coloro che quei lunghi giorni furono chiamati a raccontarli. Commenti a caldo, testimonianze, anteprime, rivendicazioni in improbabili cestini dei rifiuti, telefonate misteriose, notti insonni, minacce e agguati. E perché no, abbagli, mistificazioni, notizie false, opinioni tendenziose, dietrologia, sterili polemiche.
La cronaca del caso Moro in ogni redazione è stata tutto questo. Già, perché quella di Aldo Moro è anche, a volerla leggere così, una pagina di giornalismo tipicamente italiano. Un giornalismo fatto di verità e di bugie. Di ambigue collusioni con il potere quanto di inarrestabile sete di verità.
Il libro di Gustavo Selva e Eugenio Marcucci, entrambi colonne del giornalismo italiano, esprime bene la tensione intellettuale ed umana alla quale autorevoli o meno autorevoli penne e ascoltate o meno ascoltate voci furono loro malgrado sottoposte. Le cronache-editoriali presentate quotidianamente durante il GR2 da Gustavo Selva, come premette lo stesso autore all’inizio del libro, in particolare “riflettono la realtà, lo stato d’animo, le previsioni di quel momento”.
L’inevitabile coinvolgimento emotivo che ha accompagnato i cronisti nel corso di un interminabile affaire Moro, e anche successivamente, va umanamente compreso. Tale coinvolgimento traspare dalla pagine di questo libro e dona nuova freschezza a quelle giornate difficili, che per molti intellettuali e giornalisti segnarono la fine dell’innocenza.
Roberto Bortone
Potremmo definirli i cinquantacinque giorni che sconvolsero il nostro Paese. Oppure, come già li decretava anticipando decisamente i tempi, l’allora presidente del Senato Ingrao, i giorni che segnarono la fine della Prima Repubblica.
Certo è che furono terribili, per tutti. Anche per coloro che quei lunghi giorni furono chiamati a raccontarli. Commenti a caldo, testimonianze, anteprime, rivendicazioni in improbabili cestini dei rifiuti, telefonate misteriose, notti insonni, minacce e agguati. E perché no, abbagli, mistificazioni, notizie false, opinioni tendenziose, dietrologia, sterili polemiche.
La cronaca del caso Moro in ogni redazione è stata tutto questo. Già, perché quella di Aldo Moro è anche, a volerla leggere così, una pagina di giornalismo tipicamente italiano. Un giornalismo fatto di verità e di bugie. Di ambigue collusioni con il potere quanto di inarrestabile sete di verità.
Il libro di Gustavo Selva e Eugenio Marcucci, entrambi colonne del giornalismo italiano, esprime bene la tensione intellettuale ed umana alla quale autorevoli o meno autorevoli penne e ascoltate o meno ascoltate voci furono loro malgrado sottoposte. Le cronache-editoriali presentate quotidianamente durante il GR2 da Gustavo Selva, come premette lo stesso autore all’inizio del libro, in particolare “riflettono la realtà, lo stato d’animo, le previsioni di quel momento”.
L’inevitabile coinvolgimento emotivo che ha accompagnato i cronisti nel corso di un interminabile affaire Moro, e anche successivamente, va umanamente compreso. Tale coinvolgimento traspare dalla pagine di questo libro e dona nuova freschezza a quelle giornate difficili, che per molti intellettuali e giornalisti segnarono la fine dell’innocenza.
Roberto Bortone
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