Europa vs. Usa. Perché la nostra economia è più efficiente e la nostra società più equa
Edito da Fazi, 2005
413 pagine, € 11,00
ISBN 8881126842
di Will Hutton
Libro presente nelle categorie:
Quarta di copertina
In questo volume il saggista politico-economico britannico Will Hutton rivolge la sua attenzione al quadro internazionale e al futuro del nuovo ordine mondiale. La vera chiave per interpretare l'economia globale, sostiene Hutton, sta nella comprensione di cosa sta succedendo negli Stati Uniti, un paese in cui negli ultimi trent'anni i valori conservatori hanno preso il sopravvento al punto da ridurre il termine liberal e tutto ciò che vi è associato a un vero e proprio anatema. I risultati sono tutt'altro che lusinghieri: oggi quella americana è una società più debole, la cui leggendaria solidità economica è largamente sopravvalutata. Il rischio è quello di imporre al mondo modelli economico e sociali fallimentari e disastrosi.
«Le tesi di Hutton sono un macigno che cade nella palude delle provinciali e stantie elucubrazioni di molti nostri autoproclamati riformisti di sinistra e di destra.
Il riformismo nostrano è, infatti, spesso appiattito sull’esaltazione di un acritico e malinteso trapianto di istituti e ideologie proprie del nuovo capitalismo finanziario nordamericano, che nel “dio mercato”, nella deregolamentazione, nell’unica regola posta dall’economia privata, nella privatizzazione del diritto, in cui tutto si affida alla volontà delle parti, hanno prosperato prima e sono naufragati poi con il fallimento della dittatura dei mercati finanziari. Mercati senza regole, senza freni e che obbediscono solamente alla volontà e agli interessi di individui sempre più spregiudicati.
E tutto avviene in un gioco capace solo di creare squilibri difficilmente correggibili e irrimediabili ingiustizie sia a livello di economia mondializzata, sia nelle vicende di politica internazionale. La presunta razionalità assoluta dei mercati, già storicamente contestata da Fernand Braudel, sta alla base di queste nuove tendenze e costituisce peraltro l’armamentario intellettuale delle tesi più conservatrici e retrive oggi in voga negli Stati Uniti. Quelle, per intenderci, che hanno portato al fallimento di Enron, Arthur Andersen, WorldCom e via dicendo, e, mentre scrivo, al ben più grave fallimento del vertice di Cancun. […]
Quella di Will Hutton è una ricerca che affonda i suoi artigli nelle più riposte radici della cultura europea. Più riposte perché vive soprattutto in quei settori che l’opinione pubblica anche colta tende a trascurare. Ed è ancora un inno all’Europa, per il quale dobbiamo essere grati all’autore, che ci ha consegnato una testimonianza di giustificato ottimismo sul nostro destino».
(Dalla prefazione di Guido Rossi)
In questo volume il saggista politico-economico britannico Will Hutton rivolge la sua attenzione al quadro internazionale e al futuro del nuovo ordine mondiale. La vera chiave per interpretare l'economia globale, sostiene Hutton, sta nella comprensione di cosa sta succedendo negli Stati Uniti, un paese in cui negli ultimi trent'anni i valori conservatori hanno preso il sopravvento al punto da ridurre il termine liberal e tutto ciò che vi è associato a un vero e proprio anatema. I risultati sono tutt'altro che lusinghieri: oggi quella americana è una società più debole, la cui leggendaria solidità economica è largamente sopravvalutata. Il rischio è quello di imporre al mondo modelli economico e sociali fallimentari e disastrosi.
«Le tesi di Hutton sono un macigno che cade nella palude delle provinciali e stantie elucubrazioni di molti nostri autoproclamati riformisti di sinistra e di destra.
Il riformismo nostrano è, infatti, spesso appiattito sull’esaltazione di un acritico e malinteso trapianto di istituti e ideologie proprie del nuovo capitalismo finanziario nordamericano, che nel “dio mercato”, nella deregolamentazione, nell’unica regola posta dall’economia privata, nella privatizzazione del diritto, in cui tutto si affida alla volontà delle parti, hanno prosperato prima e sono naufragati poi con il fallimento della dittatura dei mercati finanziari. Mercati senza regole, senza freni e che obbediscono solamente alla volontà e agli interessi di individui sempre più spregiudicati.
E tutto avviene in un gioco capace solo di creare squilibri difficilmente correggibili e irrimediabili ingiustizie sia a livello di economia mondializzata, sia nelle vicende di politica internazionale. La presunta razionalità assoluta dei mercati, già storicamente contestata da Fernand Braudel, sta alla base di queste nuove tendenze e costituisce peraltro l’armamentario intellettuale delle tesi più conservatrici e retrive oggi in voga negli Stati Uniti. Quelle, per intenderci, che hanno portato al fallimento di Enron, Arthur Andersen, WorldCom e via dicendo, e, mentre scrivo, al ben più grave fallimento del vertice di Cancun. […]
Quella di Will Hutton è una ricerca che affonda i suoi artigli nelle più riposte radici della cultura europea. Più riposte perché vive soprattutto in quei settori che l’opinione pubblica anche colta tende a trascurare. Ed è ancora un inno all’Europa, per il quale dobbiamo essere grati all’autore, che ci ha consegnato una testimonianza di giustificato ottimismo sul nostro destino».
(Dalla prefazione di Guido Rossi)
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