Il Segreto della Repubblica. La verità politica sulla strage di Piazza Fontana
Edito da Selene, 2005
182 pagine, € 13,00
ISBN 8886267940
di Fulvio Bellini, Gianfranco Bellini, Paolo Cucchiarelli
Libro presente nelle categorie:
Quarta di copertina
Fu un'intesa politica siglata il 23 dicembre 1969 tra il ministro degli Esteri, Aldo Moro, e il Presidente della Repubblica, Giuseppe Saragat, a impedire che si arrivasse in breve tempo ai responsabili della strage di piazza Fontana. Dietro quell'intesa la necessità di tutelare "Il Segreto della Repubblica", cioè il tentativo di golpe istituzionale, messo in atto con il sostegno degli americani e duramente osteggiato dall'intelligence inglese.
Pubblicato per la prima volta nel 1978, con lo pseudonimo di Walter Rubini, in realta' scritto da Fulvio e Gianfranco Bellini, "Il Segreto della Repubblica", finalmente riedito da Selene, racconta tutti i perché di quell'intesa drammatica, le motivazioni reali della strage, gli obiettivi e le complicita' su cui poterono contare i gruppi che agirono a Milano in quel freddo venerdi' del 12 dicembre 1969.
Fu un'intesa politica siglata il 23 dicembre 1969 tra il ministro degli Esteri, Aldo Moro, e il Presidente della Repubblica, Giuseppe Saragat, a impedire che si arrivasse in breve tempo ai responsabili della strage di piazza Fontana. Dietro quell'intesa la necessità di tutelare "Il Segreto della Repubblica", cioè il tentativo di golpe istituzionale, messo in atto con il sostegno degli americani e duramente osteggiato dall'intelligence inglese.
Pubblicato per la prima volta nel 1978, con lo pseudonimo di Walter Rubini, in realta' scritto da Fulvio e Gianfranco Bellini, "Il Segreto della Repubblica", finalmente riedito da Selene, racconta tutti i perché di quell'intesa drammatica, le motivazioni reali della strage, gli obiettivi e le complicita' su cui poterono contare i gruppi che agirono a Milano in quel freddo venerdi' del 12 dicembre 1969.
Recensione
PIAZZA FONTANA, IL BARATTO OSCURO DEL SILENZIO
ssimo braccio di ferro e, alla fine, sostiene Bellini, si arrivo' al compromesso del 23 dicembre, stretto tra Saragat e Moro: il primo avrebbe rinunciato alla svolta autoritaria, compresa l'ipotesi di scioglimento delle Camere e di ritorno al centrismo. Ma, in cambio, le componenti democristiane legate a Moro e a Andreotti, si adattarono a tacitare le voci e le prove sempre piu' nette (avanzate dall'Arma, dal nucleo di polizia giudiziaria dei carabinieri di Roma e da un memoriale dello stesso Sid) sulla matrice fascista della strage, accettando invece di mollare le briglie all'Ufficio Affari Riservati del Ministero dell'Interno affinché, in sintonia con i copioni messi in scena tra Milano e Roma, continuasse la rappresentazione della colpevolezza degli anarchici, tra i quali, oltre al gruppo arrestato attorno a Valpreda, si era anche registrata la morte traumatica del ferroviere Pinelli, trattenuto illegalmente presso la questura di Milano. Un patto al silenzio di cui in qualche misura fu reso edotto, secondo Bellini, anche il vertice del Pci. Tutto questo scenario deve essere risultato scomodo a molti. Rendeva difficile, anche per l'opposizione, tracciare una linea netta delle responsabilita' maturate all'interno del Palazzo che, in realta', risultava ben piu' frammentato e contrapposto di quanto si pensasse...
Giorgio Boatti
PIAZZA FONTANA, IL BARATTO OSCURO DEL SILENZIO
ssimo braccio di ferro e, alla fine, sostiene Bellini, si arrivo' al compromesso del 23 dicembre, stretto tra Saragat e Moro: il primo avrebbe rinunciato alla svolta autoritaria, compresa l'ipotesi di scioglimento delle Camere e di ritorno al centrismo. Ma, in cambio, le componenti democristiane legate a Moro e a Andreotti, si adattarono a tacitare le voci e le prove sempre piu' nette (avanzate dall'Arma, dal nucleo di polizia giudiziaria dei carabinieri di Roma e da un memoriale dello stesso Sid) sulla matrice fascista della strage, accettando invece di mollare le briglie all'Ufficio Affari Riservati del Ministero dell'Interno affinché, in sintonia con i copioni messi in scena tra Milano e Roma, continuasse la rappresentazione della colpevolezza degli anarchici, tra i quali, oltre al gruppo arrestato attorno a Valpreda, si era anche registrata la morte traumatica del ferroviere Pinelli, trattenuto illegalmente presso la questura di Milano. Un patto al silenzio di cui in qualche misura fu reso edotto, secondo Bellini, anche il vertice del Pci. Tutto questo scenario deve essere risultato scomodo a molti. Rendeva difficile, anche per l'opposizione, tracciare una linea netta delle responsabilita' maturate all'interno del Palazzo che, in realta', risultava ben piu' frammentato e contrapposto di quanto si pensasse...
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