In God we Trust. Evangelici e fondamentalisti cristiani negli Stati Uniti

Edito da Lindau Edizioni, 2005
272 pagine, € 24,00
ISBN 8871805453

di Sébastien Fath

Quarta di copertina

«Posseduto da Dio», il vecchio Sud schiavista costituisce la più importante comunità cristiana protestante del mondo. È in quest’area geografica che sono nate le più prestigiose personalità religiose statunitensi, a partire da Martin Luther King, ed è qui che ogni domenica decine di milioni di americani si recano in chiesa a pregare, a intonare canti e ad ascoltare il preacher, sia egli battista, metodista, presbiteriano o pentecostale. È la Bible Belt, il Sud degli Stati Uniti, il gigante evangelico e fondamentalista che esprime un tipo particolare di protestantesimo, quello di conversione (Born Again), biblicista, che valorizza l’assemblea dei credenti convinti (Believer’s Church). Oggi, poi, esprime soprattutto la fede e i valori di George W. Bush, all’interno di un mosaico culturale e sociale che va da Faulkner a Tony Morrison, dagli spiritual al gospel passando per il rock’n roll, dai camp meetings ai teleevangelisti, dalle croci infiammate del Ku Klux Klan al Movimento per i Diritti Civili, dalla liturgia episcopalista al vocio entusiasta delle assemblee neopentecostali. Attento al contesto generale, Fath non si limita peraltro alle sole realtà religiose, ma elabora una riflessione suggestiva sulla cultura del Sud degli Stati Uniti, dal mito dell’Età dell’oro dei coltivatori schiavisti fino alle realtà contemporanee del Nuovo Sud, per meglio comprendere il messianismo della civiltà americana, così misconosciuto dagli europei.
Recensione

Cos’hanno in comune il rock, i gospel e il gruppo degli Evanescence? Il Ku Klux Klan e il Movimento per i Diritti Civili? Faulkner e la Coca-Cola? Fath dipinge un quadro approfondito della realtà del sud degli Stati Uniti, la Bible Belt così famosa per aver regalato a George W. Bush il suo secondo incarico come Presidente.

Al di là delle semplificazioni e di pigre riflessioni sociologiche esce fuori una realtà sconosciuta a buona parte degli europei: molti statunitensi, trainati dal fervore religioso del sud, stanno vivendo un Grande Risveglio. Un revival fondamentalista che poco si capisce dalla laica Europa.

Come se ciò non bastasse a creare incomprensioni tra i due lati dell’Atlantico, subentra la storica differenza tra un continente storicamente cattolico e uno protestante. O meglio, neo-protestante. Già, perché la profonda novità di questi ultimi anni è la caduta verticale del numero di fedeli delle chiese “storiche” in favore delle nuove sette di cristiani “rinati”. E’ un modo di intendersi credenti che sembra fatto apposta per le nuove generazioni, colte e iper-individualiste. Un’invenzione del ricco brodo culturale della Bible Belt che sembra avere nei suoi geni il gusto per i paradossi.

Da segnalare anche il capitolo sulla politica estera a stelle e strisce nei confronti di Israele vista con le lenti dei neo-fondamentalisti: un investimento per accelerare l’Apocalisse...

Filippo Di Blasi

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