La violenza tollerata. Mafia, poteri, disobbedienza
Edito da Mimesis, 2006
238 pagine, € 16,20
ISBN 8884833426
di Alessandra Dino
Quarta di copertina
Partendo da una provocatoria riflessione sul pensiero autoritario e da un'attenta lettura del rapporto tra libertà e sicurezza analizzate all'interno dell'ottica del potere, gli interventi di Alessandra Dino, Franco Di Maria, Giovanni Fiandaca, Antonio Ingroia, Guido Lo Forte, Gaetano Paci e Roberto Scarpinato offrono spunti di riflessione per ragionare su argomenti di pressante attualità. Studiosi e magistrati affrontano il controverso problema di un mondo in cui è sempre più difficile trovare spazi di espressione della propria soggettività preservando capacità e possibilità di scelta, all'interno di un reticolo stringente di relazioni, di uno scenario che appare sempre più interconnesso e globalizzato e in cui la definizione di "devianza" e sempre più spesso frutto di una scelta strategica per operare forme di esclusione e di controllo sociale.
Partendo da una provocatoria riflessione sul pensiero autoritario e da un'attenta lettura del rapporto tra libertà e sicurezza analizzate all'interno dell'ottica del potere, gli interventi di Alessandra Dino, Franco Di Maria, Giovanni Fiandaca, Antonio Ingroia, Guido Lo Forte, Gaetano Paci e Roberto Scarpinato offrono spunti di riflessione per ragionare su argomenti di pressante attualità. Studiosi e magistrati affrontano il controverso problema di un mondo in cui è sempre più difficile trovare spazi di espressione della propria soggettività preservando capacità e possibilità di scelta, all'interno di un reticolo stringente di relazioni, di uno scenario che appare sempre più interconnesso e globalizzato e in cui la definizione di "devianza" e sempre più spesso frutto di una scelta strategica per operare forme di esclusione e di controllo sociale.
Recensione
Nonostante i numerosi sforzi effettuati, la mafia sembra godere ancora di ottima salute. Evidentemente il fenomeno è diverso da come ci è stato finora descritto o da come abbiamo creduto noi stessi di descriverlo. La verità nascosta che non si vuole rivelare, che non si vuole comunicare e non si vuole capire è che non siamo di fronte ad una semplice organizzazione criminale ma ci confrontiamo con un’organizzazione di potere che interagisce con gli altri poteri, in special modo con quelli legali.
La scoperta di questa verità risulta sconvolgente perché rischia di mettere in discussione una comoda acquisizione sulla quale si è fondata la nostra relazione quotidiana con la criminalità, cioè che essa sia composta soltanto da chi spara o si occupi di estorsioni, che sia cioè estranea ai salotti della borghesia e delle professioni. La durissima reazione che è seguita negli attacchi frontali alla magistratura da parte di notabili e politici schierati a difesa di interessi corporativi avvalora questa ipotesi.
Per difendere i privilegi acquisiti sono state sfoderate le armi della paura e della persuasione, attraverso cui si cerca di rendere tollerabili nuove e antiche forme di violenza dissimulata, ricostruendo e adattando alle proprie esigenze i confini del lecito e dell’illecito.
La disobbedienza culturale è allora il modo per recuperare la propria libertà di individui e uscire dai binari segnati dalle imposture del potere.
Una raccolta di scritti che aiuta a individuare nuove forme e nuovi strumenti di interpretazione della realtà che ci circonda.
Filippo Di Blasi
Nonostante i numerosi sforzi effettuati, la mafia sembra godere ancora di ottima salute. Evidentemente il fenomeno è diverso da come ci è stato finora descritto o da come abbiamo creduto noi stessi di descriverlo. La verità nascosta che non si vuole rivelare, che non si vuole comunicare e non si vuole capire è che non siamo di fronte ad una semplice organizzazione criminale ma ci confrontiamo con un’organizzazione di potere che interagisce con gli altri poteri, in special modo con quelli legali.
La scoperta di questa verità risulta sconvolgente perché rischia di mettere in discussione una comoda acquisizione sulla quale si è fondata la nostra relazione quotidiana con la criminalità, cioè che essa sia composta soltanto da chi spara o si occupi di estorsioni, che sia cioè estranea ai salotti della borghesia e delle professioni. La durissima reazione che è seguita negli attacchi frontali alla magistratura da parte di notabili e politici schierati a difesa di interessi corporativi avvalora questa ipotesi.
Per difendere i privilegi acquisiti sono state sfoderate le armi della paura e della persuasione, attraverso cui si cerca di rendere tollerabili nuove e antiche forme di violenza dissimulata, ricostruendo e adattando alle proprie esigenze i confini del lecito e dell’illecito.
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