Io, presunto terrorista

Edito da Aliberti Editore, 2006
191 pagine, € 13,50
ISBN 8874241410

di Luca Bauccio

Quarta di copertina

"E' proprio questo, il non sapere, il non conoscere, il non dialogare a renderci strumenti inconsapevoli nelle mani di altri". Dalla prefazione di Carlo Casoli.

Arioua Hamel, algerino, 36 anni, detenuto in attesa di giudizio per terrorismo internazionale, ''e' forse il personaggio piu' rilevante del fondamentalismo islamico mai arrestato a Milano'' e certamente e' nella lista dei terroristi piu' pericolosi della comunita' europea.

Ma quello che parla nelle pagine di questo libro, nei colloqui nel carcere di San Vittore con il suo difensore, il penalista Luca Bauccio, non somiglia neppure un po' all'immagine del figlio disperato di uno dei tanti campi profughi trasformato in un fanatico con cintura o zainetto esplosivi dai signori del terrore.
Un volto, una voce lontanissimi da quelli dell'ultimo kamikaze ragazzino che ieri ha insanguinato la settimana della Pasqua ebraica a Tel Aviv, Hamel si racconta come un intellettuale che vuole insegnare un Islam che e' amore, solidarieta', giustizia e tollerenza.
Come un uomo che ama la conoscenza, i libri ed anche in carcere continua a leggere di tutto, dalla Fallaci a Lapierre, che dice di ammirare Andreotti, Spadolini e madre Teresa di Calcutta.

Il suo legale, nella prefazione, e' prudente, elenca le accuse contro Hamel e spiega che aveva iniziato i colloqui con lui per raccogliere informazioni utili alla difesa, ma poi hanno preso il sopravvento gli interrogativi: cosa vuol dire essere un fondamentalista islamico? come si diventa un presunto terrorista? Ancora di piu', nel risvolto di copertina, fa l'editore, anticipando le possibili contestazioni: ''Si dira' che non si doveva dar voce ad un presunto terrorista...Che non si deve offrire a personaggi con questo profilo il pretesto per fare un'autodifesa sulla carta, un'apologia del proprio estremismo fanatico... Questo pero' e' un libro di pura testimonianza''
Recensione

Allarmi, stati d’allerta; minacce, rivendicazioni, esercitazioni antiterrorismo. Indagini serrate, attacchi sventati, arresti eclatanti ed interrogatori, cellule insonni sgominate. Queste le parole, le situazioni, le semplificazioni di cui si nutrono ad intensità variabile i nostri mass media dall’11 settembre ad oggi. La complessità, l’aspetto umano e quello culturale del presunto conflitto tra Islam e Occidente non compaiono, nemmeno tra le righe e non diventano mai pane per i nostri denti. Eppure il mondo musulmano che gli occidentali definiscono estremista è un mondo eterogeneo e in evoluzione, che nell’accostarvisi necessita rispetto e l’inclinazione al dubbio. Può succedere solo così che un uomo europeo si senta spinto ad uscire dall’ordinario, dal dovuto, da quello che i media e il sentire comune giudicano sufficiente, anche per condannare moralmente e giuridicamente la vita di un altro uomo. E’ dopo quella spinta e grazie a quel dubbio che nascono gli incontri veri. Come quello raccontato in questo libro.
Arioua Kamel e Luca Bauccio. Due uomini, un presunto terrorista, il suo avvocato. Due mondi diversi uniti da quelle sbarre che generalmente dividono. Uno dei due avverte che occorre andare al di là dei ruoli che la vita ha loro assegnato per rispondere almeno in parte, a quelle domande che, inespresse, sfiorano le nostre menti quando ascoltiamo intimoriti che il vicino musulmano, quello della porta accanto, potrebbe essere, anzi è un terrorista. Di fronte alla violenza cieca nasce il desiderio di capire, di spiegare a se stessi il perché, il come sia possibile. Chi è veramente Kamel? Perché si trova in questa situazione? Cosa faceva prima di divenire un presunto terrorista? Dove è nato? Quali sono le persone che frequentava in Italia e all’estero? Possibile che nessuno dei suoi amici, tra i quali molti italiani, abbiano mai sospettato nulla delle sue attività? Perché predica l’odio? Esiste qualcuno pronto a mettere in pratica quello che dice?
Le risposte a tutto questo sono scritte nella storia di Kamel, nelle sue parole lucide e laceranti, emblematiche anche se, quasi mai, esaustive.

Roberto Bortone

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