Chernobyl. Confessioni di un reporter
Edito da EGA - Edizioni Gruppo Abele, 2006
237 pagine, € 35,00
ISBN 887670566X
di Igor Kostin
Libro presente nelle categorie:
Quarta di copertina
Soprannominato "l'uomo leggendario" dal Washington Post, Igor Kostin è un testimone chiave della catastrofe di Chernobyl. Il 26 aprile 1986 soltanto qualche ora dopo l'esplosione, Kostin sorvola la centrale. La radioattività è così forte che quasi tutte le sue fotografie diventano nere. Una fotografia soltanto si è salvata e ha fatto il giro del mondo. Sopreso per la dimensione della catastrofe e per il silenzio dell'autorità Kostin decide di restare sul posto insieme agli 800.000 "licquidatori" che si sono alternati sul luogo dell'incidente e di documentare le terribili conseguenze della contaminazione su uomini e animali in Ucraina, Bielorussia e Russia.
La sua storia si confonde co quella di Chernobyl. Ha visto l'evaquazione dei villaggi, la disperazione e il coraggio della gente, la costruzione del "sarcofago"; ha visto gli uomini rimuovere a mani nude i blocchi radioattivi, i cimiteri delle macchine, i giardini e gli orti contaminati ritornati terre selvagge, dove l'uomo non ha più posto. Per la prima volta racconta tutto questo, con parole e immagini.
Soprannominato "l'uomo leggendario" dal Washington Post, Igor Kostin è un testimone chiave della catastrofe di Chernobyl. Il 26 aprile 1986 soltanto qualche ora dopo l'esplosione, Kostin sorvola la centrale. La radioattività è così forte che quasi tutte le sue fotografie diventano nere. Una fotografia soltanto si è salvata e ha fatto il giro del mondo. Sopreso per la dimensione della catastrofe e per il silenzio dell'autorità Kostin decide di restare sul posto insieme agli 800.000 "licquidatori" che si sono alternati sul luogo dell'incidente e di documentare le terribili conseguenze della contaminazione su uomini e animali in Ucraina, Bielorussia e Russia.
La sua storia si confonde co quella di Chernobyl. Ha visto l'evaquazione dei villaggi, la disperazione e il coraggio della gente, la costruzione del "sarcofago"; ha visto gli uomini rimuovere a mani nude i blocchi radioattivi, i cimiteri delle macchine, i giardini e gli orti contaminati ritornati terre selvagge, dove l'uomo non ha più posto. Per la prima volta racconta tutto questo, con parole e immagini.
Recensione
Di fronte alle foto di questo volume si rimane come storditi. Anche adesso, mentre scrivo queste righe, non posso fare a meno di tornare a sfogliar pagine. Una ad una, alla ricerca di un senso per quello che è successo, nel tentativo di dar conforto a tutta quella povera gente che ha pagato un caro prezzo per l’immane catastrofe atomica, quasi che si venisse resi partecipi del dramma in presa diretta.
La ricchezza e particolarità di queste foto non risiede solo nella loro unicità, in molti casi infatti le foto di Kostin sono l’unica testimonianza visiva agli episodi narrati, quanto piuttosto alla forza comunicativa che sprigionano, quasi che il detto “val più una foto di mille parole” fosse stato coniato appositamente per l’occasione.
Come se non bastasse, i testi che accompagnano ogni tappa di questo viaggio lungo vent’anni, tratteggiano con sintesi e lucidità il contesto delle immagini che lo seguono. Senza orpelli o sbavature.
Una testimonianza spettacolare, sicuramente tra le più complete al mondo sulla catastrofe di Chernobyl e le sue conseguenze.
Filippo Di Blasi
Di fronte alle foto di questo volume si rimane come storditi. Anche adesso, mentre scrivo queste righe, non posso fare a meno di tornare a sfogliar pagine. Una ad una, alla ricerca di un senso per quello che è successo, nel tentativo di dar conforto a tutta quella povera gente che ha pagato un caro prezzo per l’immane catastrofe atomica, quasi che si venisse resi partecipi del dramma in presa diretta.
La ricchezza e particolarità di queste foto non risiede solo nella loro unicità, in molti casi infatti le foto di Kostin sono l’unica testimonianza visiva agli episodi narrati, quanto piuttosto alla forza comunicativa che sprigionano, quasi che il detto “val più una foto di mille parole” fosse stato coniato appositamente per l’occasione.
Come se non bastasse, i testi che accompagnano ogni tappa di questo viaggio lungo vent’anni, tratteggiano con sintesi e lucidità il contesto delle immagini che lo seguono. Senza orpelli o sbavature.
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