Gli eletti di Dio. Lo spirito religioso dell'America

Edito da Editori Riuniti, 2006
416 pagine, € 18,00
ISBN 835957656

di Marco Nese

Quarta di copertina

Gli americani vivono nella convinzione che gli Stati Uniti siano un paese speciale, la terra promessa che irradia luce sul mondo. Dio stesso gli ha affidato una missione da compiere. Ieri bisognava sconfiggere il comunismo, l’impero del male, oggi si tratta di esportare la democrazia e annientare gli «Stati canaglia». È una mentalità ereditata dai padri fondatori che crearono il mito di un’America protetta dal Cielo. Questo libro ricostruisce la storia affascinante di come è nata l’idea del popolo americano che marcia con Dio al suo fianco. È l’idea dei puritani che si è trasmessa nel corso delle generazioni e ha formato lo spirito nazionale.

Secondo lo storico Sergio Romano «Marco Nese ha voluto fare una storia delle radici religiose degli Stati Uniti a partire dalla Riforma protestante e ha adottato, com’era giusto, una prospettiva prevalentemente inglese. Ha voluto che questa storia fosse narrata, animata, ricca di personaggi spesso seducenti per le loro radicali passioni religiose, un libro che in questo momento ha il merito di cogliere un diffuso interesse per i temi religiosi».
Recensione

Anglicani, presbiteriani, congregazionisti, quaccheri, mormoni, battisti… A leggere il libro di Nese è lungo l’elenco dei movimenti e delle Chiese cristiane sorte con la Riforma che hanno impresso un segno profondo nel Nuovo Mondo. Buona parte del libro prende in esame il clima culturale e religioso che caratterizza l’Inghilterra seicentesca, un periodo caratterizzato da forti tensioni sfociate poi nella guerra civile. Da qui prende il via la narrazione degli eventi che danno il via alla colonizzazione inglese dell’America del nord.

Scopriamo come una terra scoperta per motivi commerciali si trasforma nella Nuova Canaan: un’avventura a carattere religioso che vuole illuminare e convertire la Vecchia Europa e distruggere la Roma papalina. Ben poco hanno da spartire, infatti, i primi padri pellegrini con la moltitudine di cervelli in fuga che li segue. Sono persone energiche, risolute e dotate di capacità non comuni che credono di avere un canale di comunicazione privilegiato con Dio. La Bibbia viene rovistata alla ricerca di una giustificazione per l’occupazione della terra americana ai danni degli indiani: i puritani non si sentono invasori ma portatori di progresso. Poco male se il progresso diviene sinonimo di sterminio invece che di evangelizzazione: solo così è possibile trasfigurare la vittoria sui nativi nell’entrata degli ebrei nella terra promessa.

L’autore riesce nell’intento di non confondere il lettore nella descrizione della costellazione di nomi e sette, che vengono anzi dipinte con magistrale uso di tecniche narrative. Un appunto è invece da muovere ad alcune attualizzazioni forzate che sembra vogliano ad ogni costo associare la complessa realtà odierna a quella di trecento anni fa.

Filippo Di Blasi

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