Da La Repubblica del 02/06/2006
Dopo l'assoluzione in appello per i generali dell'Aeronautica Ferro e Bartolucci il governo dà mandato per proporre ricorso all'Avvocatura di Stato
Strage di Ustica, il governo ricorre in Cassazione
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ROMA - Dopo 26 anni di inchieste e polemiche, l'Italia prende una posizione chiara sul disastro di Ustica, avvenuto il 27 giugno del 1980, considerato uno dei "misteri italiani". Lo fa con una breve nota: "Il governo ha deciso di dare mandato all'avvocatura dello Stato, costituita quale parte civile, a proporre ricorso per Cassazione avverso la sentenza della Corte d'Appello di Roma, 6 aprile 2006, relativa alle imputazioni connesse al disastro aereo di Ustica". Palazzo Chigi, quindi, ricorre dopo che la Corte d'assise d'appello di Roma aveva assolto, nel dicembre scorso, i generali dell'Aeronautica militare Lamberto Bartolucci e Franco Ferri, processati per alto tradimento.
Nella nota si precisa che il governo, nel ribadire "piena fiducia" nell'operato dell'Aeronautica militare, "ha inteso in questo modo sollecitare, anche a garanzia degli stessi interessati, una piena e definitiva pronuncia della Cassazione in ordine all'assoluta estraneità ai fatti dei soggetti coinvolti e alla corretta interpretazione del nuovo testo delle norme penali poste a tutela dello Stato e delle sue Istituzioni introdotto dalla legge 85 del 2006".
La sentenza è quella emessa dalla Corte d'Appello di Roma il 15 dicembre 2005, pubblicata il 6 aprile del 2006, con la quale si assolvono Ferri e Bartolucci dall'accusa di alto tradimento in relazione a presunti depistaggi delle indagini relative alla tragedia di Ustica. Secondo l'accusa, i generali omisero di comunicare al governo informazioni sul disastro aereo. Per questo, avrebbero tradito. Nella sentenza, i due ufficiali vengono assolti con una formula precisa: "Il fatto non sussiste".
Nel ricorso, la Procura Generale sostiene che questa formula debba essere sostituita con un'altra: "Il fatto contestato non è più previsto dalla legge come reato". La legge è, appunto, quella cui fa riferimento Palazzo Chigi, la 85 del 2006, entrata in vigore nel periodo fra la lettura del disposizione della sentenza di secondo grado, il 15 dicembre del 2005, e la pubblicazione delle sue motivazioni, il 6 aprile del 2006. In essa si sostiene, fra l'altro, che l'attentato alla Costituzione si configura soltanto compiendo atti violenti. L'utilizzo della diversa formula potrebbe rivelarsi un grimaldello giudiziario per riaprire il processo: Bartolucci e Ferro sono gli unici imputati davanti alla Corte di Assise di Appello.
In primo grado, il 30 aprile del 2004, la terza Corte d'Assise di Roma assolse Bartolucci, Ferri, Zeno Tascio e Corrado Melillo per i presunti depistaggi, ma per un capo d'imputazione nei confronti dei primi due, riguardante l'informazione alle autorità politiche della presenza di altri aerei la sera dell'incidente, fu considerata la prescrizione. Il Procuratore Generale è impersonato da due dei tre pubblici ministeri del primo grado affidati alla Procura Generale soltanto per questo processo, Erminio Amelio e Maria Monteleone, e da un procuratore generale.
A oggi, ancora non c'è certezza sulle cause del disastro: bomba a bordo, missile, collisione o quasi-collisione. Quest'ultima è ritenuta dal giudice Rosario Priore la causa più verosimile. Oscuro anche lo scenario della tragedia: che il velivolo si sia trovato casualmente coinvolto in un'esercitazione militare, o usato come schermo per oscure operazioni, che siano stati i libici a colpirlo con una bomba o con un missile, o con un Mig ritrovato tempo dopo sulla Sila.
Fra le altre ipotesi, un tentativo fallito di abbattere l'aereo di Gheddafi, un missile lanciato da un sottomarino francese, Israele che intendeva abbattere un aereo francese diretto in Iraq. Qualcuno sostiene che vi siano collegamenti con la strage di Bologna. Negli anni, sospetti si sono addensati anche su casi apparentemente distanti dalla vicenda: l'incidente delle frecce tricolori a Ramstein, l'assassinio del generale Giorgieri e quello del generale Boemio a Bruxelles, e inoltre incidenti stradali e suicidi.
Nella nota si precisa che il governo, nel ribadire "piena fiducia" nell'operato dell'Aeronautica militare, "ha inteso in questo modo sollecitare, anche a garanzia degli stessi interessati, una piena e definitiva pronuncia della Cassazione in ordine all'assoluta estraneità ai fatti dei soggetti coinvolti e alla corretta interpretazione del nuovo testo delle norme penali poste a tutela dello Stato e delle sue Istituzioni introdotto dalla legge 85 del 2006".
La sentenza è quella emessa dalla Corte d'Appello di Roma il 15 dicembre 2005, pubblicata il 6 aprile del 2006, con la quale si assolvono Ferri e Bartolucci dall'accusa di alto tradimento in relazione a presunti depistaggi delle indagini relative alla tragedia di Ustica. Secondo l'accusa, i generali omisero di comunicare al governo informazioni sul disastro aereo. Per questo, avrebbero tradito. Nella sentenza, i due ufficiali vengono assolti con una formula precisa: "Il fatto non sussiste".
Nel ricorso, la Procura Generale sostiene che questa formula debba essere sostituita con un'altra: "Il fatto contestato non è più previsto dalla legge come reato". La legge è, appunto, quella cui fa riferimento Palazzo Chigi, la 85 del 2006, entrata in vigore nel periodo fra la lettura del disposizione della sentenza di secondo grado, il 15 dicembre del 2005, e la pubblicazione delle sue motivazioni, il 6 aprile del 2006. In essa si sostiene, fra l'altro, che l'attentato alla Costituzione si configura soltanto compiendo atti violenti. L'utilizzo della diversa formula potrebbe rivelarsi un grimaldello giudiziario per riaprire il processo: Bartolucci e Ferro sono gli unici imputati davanti alla Corte di Assise di Appello.
In primo grado, il 30 aprile del 2004, la terza Corte d'Assise di Roma assolse Bartolucci, Ferri, Zeno Tascio e Corrado Melillo per i presunti depistaggi, ma per un capo d'imputazione nei confronti dei primi due, riguardante l'informazione alle autorità politiche della presenza di altri aerei la sera dell'incidente, fu considerata la prescrizione. Il Procuratore Generale è impersonato da due dei tre pubblici ministeri del primo grado affidati alla Procura Generale soltanto per questo processo, Erminio Amelio e Maria Monteleone, e da un procuratore generale.
A oggi, ancora non c'è certezza sulle cause del disastro: bomba a bordo, missile, collisione o quasi-collisione. Quest'ultima è ritenuta dal giudice Rosario Priore la causa più verosimile. Oscuro anche lo scenario della tragedia: che il velivolo si sia trovato casualmente coinvolto in un'esercitazione militare, o usato come schermo per oscure operazioni, che siano stati i libici a colpirlo con una bomba o con un missile, o con un Mig ritrovato tempo dopo sulla Sila.
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