Da redazione del 08/05/2006
TGcom
Br: "Biagi? Lo avrei torturato"
Lettere da carcere dei nuovi brigatisti
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La Digos di Roma ha sequestrato nelle celle di alcuni degli appartenenti alle nuove Brigate Rosse una serie di lettere che, secondo gli inquirenti, dimostrerebbero che l'organizzazione è ancora in attività. Si tratta di missive tra Diana Blefari Melazzi, l'ultima arrestata, e gli altri appartenenti alle Br. In una di queste la Blefari dice: "Fosse stato per me Biagi lo avrei torturato prima di giustiziarlo".
Frasi agghiaccianti, secondo quanto riportato dal "Corriere della Sera", presenti nella bozza di una lettera inviata dalla Blefari a Marco Mezzasalma. Nella versione definitiva della lettera, quella inviata al "compagno rivoluzionario" la frase scompare ma ce n'è comunque un'altra che secondo gli inquirenti sarebbe la confessione dell'omicidio del giuslavorista bolognese per il quale la donna è stata condannata in primo grado. "Sono da anni e ancora oggi - scrive la brigatista - una militante rivoluzionaria associata all'Organizzazione che si è guadagnata un ergastolo non certo per soddisfare i propri 'bisogni' individuali ma per dare un contributo rivoluzionario partecipando all'azione Biagi, agli espropri e al complesso dell'attività dell'O. con un elevato livello di internità e responsabilità".
Tutto questo non sarebbe bastato alla Blefari per salvarsi dalle accuse mossegli da Nadia Lioce, il capo delle nuove Br, per il suo comportamento. "La tua condotta - scrive la Lioce in una lettera del luglio 2005 - è stata fin dall'inizio politicamente illegittima e lo sai... E se hai avuto il beneficio della critica (...) è in virtù del senso di responsabilità che abbiamo verso chi è sguarnito di sufficienti strumenti politici e dello stato fisicamente e mentalmente debilitato e poco equilibrato in cui ti abbiamo trovato". La Blefari sarebbe anche secondo i suoi difensori gravemente malata e in più di un momento avrebbe dato pesanti segni di squilibrio, tanto che la sua posizione resta un "caso di discussione" tra vecchi e nuovi appartenenti alle Br dall'interno del carcere.
I magistrati depositeranno queste lettere al processo d'appello in corso a Roma contro le nuove Br, come prova del fatto che l'organizzazione, anche dal carcere, prosegue la sua attività.
Frasi agghiaccianti, secondo quanto riportato dal "Corriere della Sera", presenti nella bozza di una lettera inviata dalla Blefari a Marco Mezzasalma. Nella versione definitiva della lettera, quella inviata al "compagno rivoluzionario" la frase scompare ma ce n'è comunque un'altra che secondo gli inquirenti sarebbe la confessione dell'omicidio del giuslavorista bolognese per il quale la donna è stata condannata in primo grado. "Sono da anni e ancora oggi - scrive la brigatista - una militante rivoluzionaria associata all'Organizzazione che si è guadagnata un ergastolo non certo per soddisfare i propri 'bisogni' individuali ma per dare un contributo rivoluzionario partecipando all'azione Biagi, agli espropri e al complesso dell'attività dell'O. con un elevato livello di internità e responsabilità".
Tutto questo non sarebbe bastato alla Blefari per salvarsi dalle accuse mossegli da Nadia Lioce, il capo delle nuove Br, per il suo comportamento. "La tua condotta - scrive la Lioce in una lettera del luglio 2005 - è stata fin dall'inizio politicamente illegittima e lo sai... E se hai avuto il beneficio della critica (...) è in virtù del senso di responsabilità che abbiamo verso chi è sguarnito di sufficienti strumenti politici e dello stato fisicamente e mentalmente debilitato e poco equilibrato in cui ti abbiamo trovato". La Blefari sarebbe anche secondo i suoi difensori gravemente malata e in più di un momento avrebbe dato pesanti segni di squilibrio, tanto che la sua posizione resta un "caso di discussione" tra vecchi e nuovi appartenenti alle Br dall'interno del carcere.
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