Da redazione del 21/06/2006
Originale su http://www.primadanoi.it/modules/bdnews/article.php?storyid=4366
PrimaDiNoi.it
«Commercio di armi. Ecco come l’Italia aiuta la Somalia»
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PESCARA. Tusio De Juliis, presidente dell’associazione umanitaria “Aiutiamoli a vivere” racconta la sua versione su un passaggio di armi nella terra dei conflitti e dei commerci invisibili, dove permane alta l’attenzione dei servizi segreti del mondo. In quella terrà si consumò nella nebbia l’omicidio di Ilaria Alpi.
PESCARA - L’11 maggio 2006 è la data che contrassegna un documento diffuso dall’ONU in cui vengono individuate le nazioni europee che favoriscono e alimentano situazioni di crisi nei paesi martoriati dalla guerra.
Non è una grande sorpresa che anche l’Italia rientra nella lista nera come nazione che contribuisce alla diffusione di armi in Medio Oriente e nel Corno d’Africa (Somalia, Eritrea ed Etiopia).
Il documento, finito nelle mani di Tusio De Juliis, Presidente dell’associazione umanitaria “Aiutiamoli a Vivere” di Spoltore, non ha determinato molta perplessità anzi, ha confermato alcune notizie che, De Juliis, aveva appreso durante i suoi ultimi viaggi a Mogadiscio.
Nello scorso ottobre, quando De Juliis si stava recando in Somalia ebbe modo d’incontrare a Dubai, in maniera del tutto casuale, l’ex presidente somalo, Ali Mahi il quale raccontò i motivi per cui la Somalia vive in una sorta di “limbo” a differenza dell’Eritrea e dell’Etiopia, costantemente in guerra.
Il motivo principale è legato ai grossi giacimenti petroliferi presenti sul territorio somalo; giacimenti che interessano agli USA ma anche al resto d’Europa e ai paesi confinanti la Somalia, come ad esempio l’Etiopia.
Anche la Somalia soffre di ribellioni interne ma, a differenza degli altri paesi, queste guerriglie sono stimolate dai signori della guerra etiopici i quali temono possibili unioni tra i vari gruppi somali; unione che potrebbe minare la possibilità di far propri i pozzi petroliferi.
A questa situazione critica se ne aggiunge un’altra legata al mercato delle armi.
Questo tassello è stato aggiunto da un mercante italiano di pesce che Tusio ha incontrato a Mogadiscio.
È stato proprio lui a confermare una notizia smentita ad ottobre dal ministero degli esteri in merito all’arrivo in Somalia di armi provenienti dall’Italia.
Le armi in Somalia sono arrivate davvero e a dirlo non è solo il mercante di pesce che ha visto di persona 18 camion targati Italia ma anche l’ex Ministro Fini nel corso di una conferenza stampa alle Nazioni Unite.
«Si è vero - ha dichiarato l’ex ministro - le armi sono arrivate in Somalia ma ad acquistarle è stato un mercante di Dubai nel corso di un’asta privata».
Secondo Tusio «la smentita ha del surreale ma resta comunque il fatto che la Somalia, ex colonia italiana, si sente sempre più orfana dell’Italia».
Nel corso dei suoi viaggi, Tusio, ha avuto in più occasioni modo d’incontrare rappresentanti della cultura e della politica somala i quali sentono con il passare degli anni un vero e proprio distacco da parte dell’Italia nei confronti della Somalia. La lingua italiana sta scomparendo così come quei legami costruiti nel corso degli anni e ciò non fa altro che alimentare un terrorismo locale che può davvero diventare una mina vagante.
Ivan D’Alberto
PESCARA - L’11 maggio 2006 è la data che contrassegna un documento diffuso dall’ONU in cui vengono individuate le nazioni europee che favoriscono e alimentano situazioni di crisi nei paesi martoriati dalla guerra.
Non è una grande sorpresa che anche l’Italia rientra nella lista nera come nazione che contribuisce alla diffusione di armi in Medio Oriente e nel Corno d’Africa (Somalia, Eritrea ed Etiopia).
Il documento, finito nelle mani di Tusio De Juliis, Presidente dell’associazione umanitaria “Aiutiamoli a Vivere” di Spoltore, non ha determinato molta perplessità anzi, ha confermato alcune notizie che, De Juliis, aveva appreso durante i suoi ultimi viaggi a Mogadiscio.
Nello scorso ottobre, quando De Juliis si stava recando in Somalia ebbe modo d’incontrare a Dubai, in maniera del tutto casuale, l’ex presidente somalo, Ali Mahi il quale raccontò i motivi per cui la Somalia vive in una sorta di “limbo” a differenza dell’Eritrea e dell’Etiopia, costantemente in guerra.
Il motivo principale è legato ai grossi giacimenti petroliferi presenti sul territorio somalo; giacimenti che interessano agli USA ma anche al resto d’Europa e ai paesi confinanti la Somalia, come ad esempio l’Etiopia.
Anche la Somalia soffre di ribellioni interne ma, a differenza degli altri paesi, queste guerriglie sono stimolate dai signori della guerra etiopici i quali temono possibili unioni tra i vari gruppi somali; unione che potrebbe minare la possibilità di far propri i pozzi petroliferi.
A questa situazione critica se ne aggiunge un’altra legata al mercato delle armi.
Questo tassello è stato aggiunto da un mercante italiano di pesce che Tusio ha incontrato a Mogadiscio.
È stato proprio lui a confermare una notizia smentita ad ottobre dal ministero degli esteri in merito all’arrivo in Somalia di armi provenienti dall’Italia.
Le armi in Somalia sono arrivate davvero e a dirlo non è solo il mercante di pesce che ha visto di persona 18 camion targati Italia ma anche l’ex Ministro Fini nel corso di una conferenza stampa alle Nazioni Unite.
«Si è vero - ha dichiarato l’ex ministro - le armi sono arrivate in Somalia ma ad acquistarle è stato un mercante di Dubai nel corso di un’asta privata».
Secondo Tusio «la smentita ha del surreale ma resta comunque il fatto che la Somalia, ex colonia italiana, si sente sempre più orfana dell’Italia».
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