Da Agi del 23/06/2006
SOMALIA: SPIRAGLI DI PACE MA A MOGADISCIO CORTEO CONTRO SHARIA
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Si apre uno spiraglio di pace in Somalia, dopo che le Corti islamiche e il governo transitorio di Baidoa hanno raggiunto a Khartum un'intesa di massima che riconosce la legittimita' istitituzionale di entrambe le parti.
L'intesa", ha detto il segretario generale della Lega Araba, Amr Mussa, contempla "il reciproco riconoscimento", mette fine "alle campagne militari e di propaganda..." ed esorta a "ricercare il dialogo senza precondizioni nell'ambito di un riconoscimento reciproco" e a processare "i criminali di guerra".
Per i miliziani integralisti si tratta di un traguardo che segna il loro ingresso nella complessa vita politica della Somalia, oggi apparentemente libera dallo storico dominio dei "signori della guerra", cacciati a cannonate da Mogadiscio dopo mesi di combattimenti che hanno lasciato sul campo circa oltre 260 morti.
L'avanzata militare degli integralisti e' sembrata a molti osservatori inarrestabile, e tale e' stata, se si conta tra le citta' cadute sotto il controllo delle Corti anche Jowhar, ex roccaforte dell'Alleanza contro il terrorismo (Arpct) sostenuta dagli Stati Uniti. Giunti alle porte di Baidoa, mentre la comunita' internazionale si interrogava sulle loro intenzioni e metteva su un "Gruppo di contatto" del quale fa parte anche l'Italia, i nuovi protagonisti dello scenario somalo si sono fermati e hanno ceduto il passo alla politica e alla diplomazia. Ma, allo stesso tempo, hanno inviato due precisi segnali alla comunita' internazionale: l'applicazione della sharia in ogni citta' conquistata e il rifiuto di qualsiasi intervento straniero, anche sotto l'egida dell'Onu, come invece richiesto dal governo transitorio. Saranno questi alcuni temi al centro delle prossime trattative dirette tra le due parti, fissate per il prossimo 15 luglio nella capitale sudanese.
La mediazione sudanese e quella della Lega araba sono arrivate in un momento cruciale per i prossimi scenari nel Paese del Corno d'Africa, che oggi vede Mogadiscio amministrata, dopo tanti anni, da un'unica fazione. In tanti, pero', non vedono di buon occhio l'imposizione della sharia: "Siamo musulmani, ma non vogliamo questi fondamentalisti", hanno gridato oltre 700 dimostranti, tra i quali i bambini delle scuole coraniche, che hanno sfilato per le strade della capitale somala.
L'intesa", ha detto il segretario generale della Lega Araba, Amr Mussa, contempla "il reciproco riconoscimento", mette fine "alle campagne militari e di propaganda..." ed esorta a "ricercare il dialogo senza precondizioni nell'ambito di un riconoscimento reciproco" e a processare "i criminali di guerra".
Per i miliziani integralisti si tratta di un traguardo che segna il loro ingresso nella complessa vita politica della Somalia, oggi apparentemente libera dallo storico dominio dei "signori della guerra", cacciati a cannonate da Mogadiscio dopo mesi di combattimenti che hanno lasciato sul campo circa oltre 260 morti.
L'avanzata militare degli integralisti e' sembrata a molti osservatori inarrestabile, e tale e' stata, se si conta tra le citta' cadute sotto il controllo delle Corti anche Jowhar, ex roccaforte dell'Alleanza contro il terrorismo (Arpct) sostenuta dagli Stati Uniti. Giunti alle porte di Baidoa, mentre la comunita' internazionale si interrogava sulle loro intenzioni e metteva su un "Gruppo di contatto" del quale fa parte anche l'Italia, i nuovi protagonisti dello scenario somalo si sono fermati e hanno ceduto il passo alla politica e alla diplomazia. Ma, allo stesso tempo, hanno inviato due precisi segnali alla comunita' internazionale: l'applicazione della sharia in ogni citta' conquistata e il rifiuto di qualsiasi intervento straniero, anche sotto l'egida dell'Onu, come invece richiesto dal governo transitorio. Saranno questi alcuni temi al centro delle prossime trattative dirette tra le due parti, fissate per il prossimo 15 luglio nella capitale sudanese.
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