Da News Italia Press del 05/07/2006
Militari italiani nel mondo
Dalla Somalia all'Iraq,gli italiani e l'uranio impoverito
Un nuovo libro vuole colmare un vuoto informativo sulle missioni militari, oltre il silenzio istituzionale
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Roma – "Uranio impoverito – la verità". E' questo il titolo del nuovo libro che mira a dare un contributo d'informazione su una delle pagine più nere della storia militare internazionale. Un'intervista a Falco Accame, ex ufficiale di Marina, poi parlamentare, ora presidente e ricercatore operativo dell'ANAVAFAF (Associazione Nazionale Assistenza Vittime Arruolate nelle Forze Armate e Famiglie dei Caduti), riporta l'attenzione su un criminale prodotto della guerra, che anche in Italia ha mietuto vittime, in particolare tra i militari che hanno prestato servizio nelle missioni balcaniche.
Una commissione parlamentare d'inchiesta che avrebbe dovuto far luce non avrebbe dato i risultati sperati e la cosiddetta "Sindrome dei Balcani" ha fatto morire una lunga lista di persone. Solo per alcuni lo Stato e la Commissione ha accettato il rapporto causa-effetto con la permanenza in teatri operativi all'estero. L'uranio impoverito è una scoria nucleare, spesso usata in armi e ordigni e il libro racconta una battaglia contro le omissioni e i segreti della Difesa, la mancata attuazione delle norme di protezione, la negazione degli indennizzi.
Accame racconta una casistica, con documenti alla mano: parla di Somalia, dove i militari statunitensi agivano con alte misure di protezione, mentre gli italiani erano in calzoncini corti e canottiera. Ed è solo un esempio, visto che secondo Accame i soldati italiani hanno operato senza norme di protezione in Somalia e in Bosnia dal 1993 al 1996 e poi dopo anche in Kosovo. Ma tutto forse era già cominciato con la Guerra del Golfo nel 1991.
Ipotesi vengono avanzate anche sull'attuale missione in Iraq, dove, come in Afghanitan, l'ex militare afferma che non si stiano applicando correttamente le misure di protezione.
Se non è sicuro che gli stesi militari italiani abbiano usato l'uranio impoverito nelle proprie operazioni, i reparti che operano in luoghi bombardati da forze inglesi ed USA non hanno ricevuto informazioni riguardo alla mappa degli obiettivi colpiti, per tracciare le zone pericolose.
Ora all'estero ci sono oltre 8mila uomini. Molti di questi non sono alla prima missione militare. Tra questi il maresciallo elicotterista Giovanni Pilloni è rientrato dall'Iraq ammalato di tumore. Non può dirsi se l'origine del tumore sia collegabile alla presenza in Iraq oppure a missioni precedenti.
Una commissione parlamentare d'inchiesta che avrebbe dovuto far luce non avrebbe dato i risultati sperati e la cosiddetta "Sindrome dei Balcani" ha fatto morire una lunga lista di persone. Solo per alcuni lo Stato e la Commissione ha accettato il rapporto causa-effetto con la permanenza in teatri operativi all'estero. L'uranio impoverito è una scoria nucleare, spesso usata in armi e ordigni e il libro racconta una battaglia contro le omissioni e i segreti della Difesa, la mancata attuazione delle norme di protezione, la negazione degli indennizzi.
Accame racconta una casistica, con documenti alla mano: parla di Somalia, dove i militari statunitensi agivano con alte misure di protezione, mentre gli italiani erano in calzoncini corti e canottiera. Ed è solo un esempio, visto che secondo Accame i soldati italiani hanno operato senza norme di protezione in Somalia e in Bosnia dal 1993 al 1996 e poi dopo anche in Kosovo. Ma tutto forse era già cominciato con la Guerra del Golfo nel 1991.
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