Da Korazym del 03/04/2005
Somalia: per rifiuti tossici, Onu invierà specialisti
Passata quasi inosservata sui media italiani, la notizia del ritrovamento di rifiuti tossici sulle coste della Somalia è stata invece presa molto sul serio dall'Onu che ha intenzione di approfondire il fenomeno e le sue conseguenze.
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"Stiamo costituendo una squadra di scienziati specializzati che possa raggiungere le località della costa somala maggiormente colpite per verificare se ci troviamo di fronte a un grande problema o a un piccolo problema" ha detto alla MISNA Nick Nuttal, portavoce del Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (Unep) contattato a Nairobi.
"Per il momento non abbiamo molti elementi in più rispetto al rapporto, ma appena verranno garantite le condizioni di sicurezza adeguate la squadra d’esperti si recherà sul posto e avremo dati più precisi" ha aggiunto Nuttal alla MISNA. Nascosti per anni sotto le spiagge somale o gettati a largo delle coste dell’ex- colonia italiana d’Africa questi rifiuti sono riaffiorati in seguito al passaggio del maremoto che il 26 dicembre scorso ha sconvolto il sud est asiatico arrivando a far danni anche sulle coste orientale africane.
Quando le acque si sono ritirate, questa ‘preziosa immondizia’ (visto il giro d’affari miliardario che ad essa è legato) è rimasta sulle spiagge somale e si sono avuti i primi problemi. In base alle informazioni raccolte, le maggiori preoccupazioni riguardano le spiagge intorno a Hobyo nord (Mudug meridionale, regione settentrionale) e Warsheik (a nord di Benadir, nella zona centrale del Paese), dove, secondo l’Unep, si sarebbero già registrati problemi di salute tra le comunità di pescatori che vivono nella zona. Nei piccoli villaggi costieri di queste aree nelle ultime settimane si sono manifestati "strani problemi: come infezioni respiratorie acute, forti tosse secche, sanguinamenti della bocca, emorragie addominali, inusuali irritazioni alla pelle e morti improvvise dopo aver inalato materiali tossici".
Nuttal ha ricordato che la Somalia, come molti altri Paesi del Sud del Mondo, è stata usata in passato come destinazione finale dai bastimenti carichi di rifiuti tossici o scorie nucleari provenienti dal nord del Mondo. "Dai primi anni ’80 e per tutta la guerra civile – sottolinea l’Unep – rifiuti tossici sono stati scaricati sulle coste della Somalia: uranio radioattivo, cadmio, mercurio, rifiuti industriali, ospedalieri, chimici, prodotti della lavorazione di pellami e molte altri tipologie di sostanze nocive. La maggior parte di questi materiali è stata semplicemente scaricata sulle spiagge o sotterrata a qualche metro di profondità". Nei giorni scorsi anche le neonate autorità somale avevano fatto sapere di continuare a ricevere segnalazioni di insoliti problemi di salute nelle aree dove lo tsunami ha riportato in superficie fusti e barili tossici sepolti. Dapprima un parlamentare aveva chiesto alla comunità internazionale di ripulire l’immondizia gettata in Somalia negli ultimi 10 anni, poi il ministro dell’ambiente Mohamed Osmane Maye ha chiesto all’Onu la creazione di una commissione d’inchiesta in grado di far luce sulla natura dei "materiali riaffiorati, delle minacce che possono comportare per la salute della popolazione e della loro provenienza".
Dalla caduta del dittatore Siad Barre, numerose denunce e rapporti si sono susseguiti riguardo alla trasformazione della Somalia e delle sue coste in una gigantesca pattumiera per scorie radioattive, scarti industriali e farmaceutici o militari, insomma materiali tossici. Denunce su cui nessuno ha mai potuto indagare, vista l’assenza di una qualsivoglia autorità nazionale somala dal 1991. La Somalia sarebbe stata al centro di un’attività redditizia, visto che secondo l’Onu lo smaltimento illegale di una tonnellata di rifiuti tossici costa circa 2,50 dollari invece dei 250 dollari necessari in Europa. Non è ancora chiaro se lo tsunami abbia riportato alla luce vecchi ‘scheletri’ nascosti per anni nell’armadio, e che alcuni hanno sempre considerato una sorta di leggenda metropolitana, o se, come qualcuno sostiene, si tratti di allarmismi sensazionalisti visto che a volte barili utilizzati come boe dalla popolazione locale sono stati scambiati per rifiuti tossici.
Secondo David Santillo, specialista di Greenpeace, il maremoto ha comunque riportato all’attenzione mondiale (un po’ meno a quella italiana) il problema dello smaltimento illegale di rifiuti tossici, soprattutto in Somalia. "Un problema da affrontare rapidamente e a livello globale" ha detto Santillo. "Ci sono molte cose che si potrebbero fare – ha aggiunto – con un adeguato sforzo internazionale per monitorare le aree dove si pensa che certi rifiuti siano stati scaricati e , dove possibile, recuperare questi materiali, in modo che non rappresentino una bomba ad orologeria per il futuro".
di Massimo Zaurrino
"Per il momento non abbiamo molti elementi in più rispetto al rapporto, ma appena verranno garantite le condizioni di sicurezza adeguate la squadra d’esperti si recherà sul posto e avremo dati più precisi" ha aggiunto Nuttal alla MISNA. Nascosti per anni sotto le spiagge somale o gettati a largo delle coste dell’ex- colonia italiana d’Africa questi rifiuti sono riaffiorati in seguito al passaggio del maremoto che il 26 dicembre scorso ha sconvolto il sud est asiatico arrivando a far danni anche sulle coste orientale africane.
Quando le acque si sono ritirate, questa ‘preziosa immondizia’ (visto il giro d’affari miliardario che ad essa è legato) è rimasta sulle spiagge somale e si sono avuti i primi problemi. In base alle informazioni raccolte, le maggiori preoccupazioni riguardano le spiagge intorno a Hobyo nord (Mudug meridionale, regione settentrionale) e Warsheik (a nord di Benadir, nella zona centrale del Paese), dove, secondo l’Unep, si sarebbero già registrati problemi di salute tra le comunità di pescatori che vivono nella zona. Nei piccoli villaggi costieri di queste aree nelle ultime settimane si sono manifestati "strani problemi: come infezioni respiratorie acute, forti tosse secche, sanguinamenti della bocca, emorragie addominali, inusuali irritazioni alla pelle e morti improvvise dopo aver inalato materiali tossici".
Nuttal ha ricordato che la Somalia, come molti altri Paesi del Sud del Mondo, è stata usata in passato come destinazione finale dai bastimenti carichi di rifiuti tossici o scorie nucleari provenienti dal nord del Mondo. "Dai primi anni ’80 e per tutta la guerra civile – sottolinea l’Unep – rifiuti tossici sono stati scaricati sulle coste della Somalia: uranio radioattivo, cadmio, mercurio, rifiuti industriali, ospedalieri, chimici, prodotti della lavorazione di pellami e molte altri tipologie di sostanze nocive. La maggior parte di questi materiali è stata semplicemente scaricata sulle spiagge o sotterrata a qualche metro di profondità". Nei giorni scorsi anche le neonate autorità somale avevano fatto sapere di continuare a ricevere segnalazioni di insoliti problemi di salute nelle aree dove lo tsunami ha riportato in superficie fusti e barili tossici sepolti. Dapprima un parlamentare aveva chiesto alla comunità internazionale di ripulire l’immondizia gettata in Somalia negli ultimi 10 anni, poi il ministro dell’ambiente Mohamed Osmane Maye ha chiesto all’Onu la creazione di una commissione d’inchiesta in grado di far luce sulla natura dei "materiali riaffiorati, delle minacce che possono comportare per la salute della popolazione e della loro provenienza".
Dalla caduta del dittatore Siad Barre, numerose denunce e rapporti si sono susseguiti riguardo alla trasformazione della Somalia e delle sue coste in una gigantesca pattumiera per scorie radioattive, scarti industriali e farmaceutici o militari, insomma materiali tossici. Denunce su cui nessuno ha mai potuto indagare, vista l’assenza di una qualsivoglia autorità nazionale somala dal 1991. La Somalia sarebbe stata al centro di un’attività redditizia, visto che secondo l’Onu lo smaltimento illegale di una tonnellata di rifiuti tossici costa circa 2,50 dollari invece dei 250 dollari necessari in Europa. Non è ancora chiaro se lo tsunami abbia riportato alla luce vecchi ‘scheletri’ nascosti per anni nell’armadio, e che alcuni hanno sempre considerato una sorta di leggenda metropolitana, o se, come qualcuno sostiene, si tratti di allarmismi sensazionalisti visto che a volte barili utilizzati come boe dalla popolazione locale sono stati scambiati per rifiuti tossici.
Secondo David Santillo, specialista di Greenpeace, il maremoto ha comunque riportato all’attenzione mondiale (un po’ meno a quella italiana) il problema dello smaltimento illegale di rifiuti tossici, soprattutto in Somalia. "Un problema da affrontare rapidamente e a livello globale" ha detto Santillo. "Ci sono molte cose che si potrebbero fare – ha aggiunto – con un adeguato sforzo internazionale per monitorare le aree dove si pensa che certi rifiuti siano stati scaricati e , dove possibile, recuperare questi materiali, in modo che non rappresentino una bomba ad orologeria per il futuro".
di Massimo Zaurrino
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