Da redazione del 03/04/2005

Caserta24ore

Lavoro: tre anni fa l'assassinio Biagi

La festa del papà di tre anni fa Marco Biagi veniva assassinato sotto casa da un gruppo armato delle Brigate Rosse.
Era un teorico di diritto del lavoro, professore universitario ed aveva lavorato nella seconda metà degli anni ’90 come consulente con Bassolino, Treu, prima e nel momento dell’assassinio con il Ministro del Lavoro Maroni in particolare alla riforma del mercato del Lavoro.
Oggi il papà Biagi non c’è più; ci sono i suoi figli e c’è una legge che porta il suo nome.
A distanza di tre anni bisogna avere anche il coraggio di ammettere che questa legge sulla riforma del mercato del lavoro, portata a termine non da Biagi ma da chi ha voluto fin’anche sfruttare il suo assassinio, è fortemente in discussione.
La legge accentua le disuguaglianze sociali, precarizza il lavoro e genera incertezza, soprattutto per le giovani generazioni. La conseguenza della legge è un eccesso di PRECARIZZAZIONE che non tutela situazioni sociali di povertà ed impoverisce il cosiddetto ceto medio. La legge legalizza di fatto, lo sfruttamento del ricatto del reddito, abrogando nel medio lungo periodo le tutele sindacali dello statuto dei lavoratori. Della legge si avvantaggiano politici ed imprenditori che, con la complicità delle classi borghesi, hanno avviato negli anni addietro un’alternanza tra coalizioni politiche incentrate sui loro interessi. La legge Biagi, come era probabilmente nelle intenzioni del giuslavorista bolognese, avrebbe potuto funzionare in un contesto di piena occupazione, cosa irrealizzabile nel contesto sociale-politico ed economico italiano. E’ immaginabile un’Italia senza disoccupazione?
Il governo Berlusconi difende oggi a spada tratta, una legge che ha portato a termine non Biagi, ricordiamolo! Un governo che ha lasciato, invece, che Biagi venisse ucciso. Ricordiamoci della questione delle scorte e non dimentichiamo che l’Italia ha vissuto gli anni delle stragi, dei servizi segreti deviati e Gladio.

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